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VISITA PASTORALE A BENEVENTO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI NEL «PALASANNIO» DI BENEVENTO

Lunedì, 2 luglio 1990

 

1. “Giovani, insieme, in cammino verso il duemila”. Queste parole sono state pronunciate poco fa dal giovane che, a nome vostro, mi ha rivolto il benvenuto. Esse costituiscono un serio programma di vita apostolica e testimoniano la vostra volontà di incarnare con passione il Vangelo nel nostro tempo. Esse riassumono anche, in un certo modo, le diverse lettere che mi avete inviato nei giorni scorsi. I vostri scritti hanno reso ancor più ardente in me il desiderio di incontrarvi per ripetere a ciascuno di voi, ragazzi e ragazze di Benevento, il mio affetto e la mia riconoscenza, riconoscenza per le lettere, riconoscenza per questo incontro attuale, che è, possiamo dire, anche una grande “lettera”.

Grazie, cari amici, per la cordialità dell’accoglienza, grazie per la spontaneità dei vostri gesti, grazie per la vostra gioiosa presenza. Vi abbraccio tutti, almeno intenzionalmente: tutti si possono abbracciare intenzionalmente, ciascuno è più difficile. Attraverso voi, vorrei far pervenire il mio saluto ai vostri coetanei della città e dell’intera regione. Sotto lo sguardo benedicente di Maria santissima, Madre delle Grazie, questo nostro incontro, a 25 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, segna una tappa importante nell’itinerario di crescita spirituale della vostra diocesi, che, da così provvidenziale avvenimento, trae stimolo per il suo rinnovamento apostolico e missionario.

2. L’arcivescovo, mons. Carlo Minchiatti, che ancora una volta fraternamente saluto, conta molto sulla vostra disponibilità e dedizione; conta molto sul vostro ardore spirituale e sul vostro generoso impegno. Ai suoi sentimenti unisco il mio cordiale incoraggiamento, mentre ringrazio di cuore il Signore che mi ha offerto l’occasione di venire fra voi, anche brevemente, in questa giornata festiva, perché il 2 luglio, come sappiamo, a Benevento è una giornata festiva, non si lavora: si celebra la festa religiosa della Madonna delle Grazie.

“La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore - così hanno scritto i padri conciliari nel messaggio ai giovani, al termine del Concilio (8 dicembre 1965), e io cerco di attuare queste parole pronunciate alla fine dell’Assemblea Conciliare. La Chiesa possiede ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste. Guardatela e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell’amore, il compagno e l’amico dei giovani”.

3. È vero, voi giovani siete chiamati a formare la Chiesa e la società di domani: “Voi vi salverete o perirete con essa”. Dovete prepararvi, perciò, ad essere dei buoni cristiani, anzi ad essere gli apostoli di Cristo per gli anni avvenire. Dovete farvi carico delle attese dell’intera umanità e assumere con coerenza e serietà tutti gli impegni derivanti dalla professione battesimale. Tutti siamo battezzati. Qui sta la radice del nostro essere cristiani. Là si trovano le nostre promesse, la nostra professione della vita cristiana. Dobbiamo molte volte riflettere su questo e ritornare alla grazia battesimale, al carattere battesimale che ciascuno porta in sé, alla professione battesimale.

Ciò comporta innanzitutto che diventiate assidui ascoltatori della parola di Dio. Il Vangelo, posto a fondamento di ogni progetto personale e di tutta l’azione apostolica, diventa fonte di vita, sostegno nella prova, costante punto di riferimento che orienta le menti alla verità e i cuori all’amore. Sono le due realtà spirituali più grandi: verità e amore. E noi siamo chiamati, dalla nostra personalità, e specialmente dalla grazia del Battesimo, a vivere queste due realtà, verità e amore, a realizzare queste due realtà.

Al fedele ascolto della Parola va congiunta poi la partecipazione, assidua e con le dovute disposizioni, ai sacramenti, specialmente a quelli della riconciliazione e dell’eucaristia. Non dimenticate che se l’eucaristia è il centro di tutta l’esistenza cristiana, il sacramentale perdono dei peccati è sorgente di rinnovato vigore dello spirito.

Alimentate, inoltre, la vostra giornata di tanta preghiera, prevedendo momenti di particolare intimità con il Signore, sia personalmente che in gruppo. Soltanto il contatto prolungato con lui può trasformare interiormente ciascuno di noi in suo discepolo. Soltanto una tale sosta di preghiera, di riflessione, di concentrazione, a lungo protratta nel silenzioso ascolto di Dio, rende capace il credente di parlare agli altri del mistero divino, di trasmettere, di testimoniare il mistero divino davanti agli altri.

4. Cari giovani, solo se progredirete nella comunione con il Signore, potrete stringere con i fratelli veri legami di cristiana solidarietà e di sincera amicizia. “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 17). Il comandamento del Signore, affidato agli apostoli nel cenacolo la vigilia della passione, risuona ancor oggi nella Chiesa con la stessa forza quale invito a realizzare l’auspicata unità fra i credenti che è condizione necessaria perché la buona novella possa essere annunciata efficacemente al mondo. Il mondo attende dai cristiani una concreta testimonianza di fraternità, fatta non di parole, ma di esempi di vita. Oggi specialmente, in questa società lacerata spesso dall’egoismo, dall’indifferenza e dalla violenza, è necessario testimoniare che è possibile mettere in pratica il precetto della carità.

So che molti di voi sono attivamente impegnati in movimenti, gruppi e associazioni parrocchiali o diocesani. So pure che per rendere più saldi tra voi i rapporti di intesa e di collaborazione, avete creato una consulta giovanile che è in prima linea nell’evangelizzazione. Proseguite in questo lavoro missionario a voi affidato. Comunicate, a chiunque vi incontri, la gioia di essere al servizio di Cristo. Siate sempre pronti, pur nel rispetto dell’identità propria di ogni vostra realtà, ad armonizzare le diverse attività apostoliche. Siate consapevoli di essere parte di un tutto organico, elementi complementari di una stessa spirituale orchestra, chiamata a dar vita a un’unica misteriosa armonia. Non sono parole mie, sono le parole di un grande Padre della Chiesa di tanti secoli fa.

Uno solo è lo Spirito che vivifica la comunità ecclesiale, nella varietà dei carismi e voi siete di essa porzione privilegiata.

5. Pellegrina sulla terra, la Chiesa è in cammino verso il compimento della salvezza e attende il ritorno glorioso del Redentore. Con essa e in essa ogni cristiano sa di non avere stabile cittadinanza in questo mondo, ma di essere un viandante la cui patria definitiva è con Cristo, nella casa del Padre in cielo (cf. Eb 13, 14). A lui è richiesto di non attardarsi lungo la strada, di non limitare i suoi interessi a ciò che perisce, ma di ricercare ciò che non muore e dura per sempre. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).

L’invito del Signore si rivolge quest’oggi a voi, cari amici, che volete incarnare il Vangelo nella sua interezza. Ricercate il regno di Dio! Dedicatevi con tutte le forze al compito che vi è stato affidato, secondo le vostre particolari vocazioni.

6. Non distogliete inoltre, cari amici, gli occhi dalle grandi sfide dell’odierno momento storico, incamminato verso il terzo millennio. Lasciatevi piuttosto interpellare da quanto avviene nella vostra terra, che, come voi stessi osservate, è segnata, non meno di altre, da profonde contraddizioni: qui tanti vostri coetanei cercano inutilmente lavoro e alcuni, purtroppo, finiscono vittime della droga e della violenza. Ma voi, giovani, non volete cedere allo scoraggiamento; volete lottare con decisione per preparare, nonostante tutte le difficoltà, un futuro migliore alla vostra città e alla vostra patria.

Ai responsabili della vita sociale e politica domando di non deludere le vostre giuste aspirazioni e di fare ogni sforzo perché siano create le condizioni necessarie per il loro tempestivo esaudimento. “C’è nei giovani del sud - hanno scritto i vescovi italiani nel loro recente documento su “Chiesa e Mezzogiorno” - un grande potenziale, che in ripetute circostanze si esprime come rifiuto di un certo tipo di società... Bisogna educarli a immettersi concretamente nell’esperienza del sociale, attraverso forme di volontariato, di aggregazione culturale, di cooperazione, perché propongano, esperimentino, incidano sul futuro della loro terra” (CEI, Chiesa e Mezzogiorno, 30).

7. Il nostro incontro, cari giovani, volge ormai al termine; ma prima di concludere vorrei lasciarvi, come consegna, questo programma di apostolato: essere sempre costruttori di solidarietà e di comunione ecclesiale. Questo esprime il motto del nostro incontro: “Giovani, insieme, in cammino verso il duemila”.

Proseguite, senza paura, nel faticoso ma esaltante itinerario di rinnovamento spirituale già avviato. Recate, a quanti più potete, l’annuncio della liberazione cristiana e della novità del Vangelo. Costruite attorno a voi la solidarietà, diffondete la gioia, comunicate la fedeltà dell’Amore.

Siate gli apostoli dei vostri coetanei, soprattutto di quanti fanno fatica a credere in Dio, perché duramente provati dalla vita. Guardate ogni giorno a Cristo; affidatevi a lui totalmente, pronti sempre, nel suo nome, “a ripartire per nuove conquiste”.

E poi, accanto a Cristo, c’è sua Madre: la Madonna delle Grazie, che è data a questa città, a tante generazioni, alla vostra generazione, ai giovani. Speriamo che non vi farà mancare il suo materno patrocinio. Abbiate verso di lei una tenera devozione. Ricorrete a lei! Troverete, nel suo cuore di Madre, sostegno nella prova, coraggio nella lotta contro il male e serenità nella fedele adesione al Salvatore.

Queste sono le ultime parole che volevo dirvi sulla Madonna. E, dicendo tutto questo, ritorno attraverso la mia vita - già settanta anni compiuti - a quegli anni che sono oggi i vostri, a quell’età che è la vostra. E posso dire che l’analisi fatta brevemente nel mio discorso corrisponde a quelle preoccupazioni, a quelle angosce, ma anche a quelle speranze che mi hanno guidato attraverso gli anni giovanili della mia vita. Così, essendo settantenne, cerco di trovarmi bene tra i giovani di diciassette anni... Vi ringrazio per questo incontro, perché gli incontri con i giovani ci fanno sempre sentire la giovinezza: “nihil desperandum”. Vi protegga la Madonna delle Grazie.

 

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