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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLE ANTILLE
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 5 maggio 1990

 

Cari fratelli vescovi.

È con grande gioia e con l’affetto nel Signore che accolgo i membri della Conferenza episcopale delle Antille in occasione della vostra visita “ad limina”. Tramite voi estendo i miei saluti di cuore a tutto il clero, ai religiosi e ai laici delle Antille. Dal nostro ultimo incontro ho avuto il piacere di aggiungere Trinidad e Tobago nel 1985, e Santa Lucia nel 1986 ai paesi che ho visitato nella vostra regione. Ora attendo con impazienza l’occasione di essere a Curaçao, e il giorno in cui potrò fare visite ancor più lontane in risposta ai gentili inviti che ho ricevuto. Il mio speciale benvenuto va al vescovo Rivas della nuova diocesi di Kingstown, che solo recentemente ha preso posto tra le Chiese locali rappresentate nella vostra Conferenza. Il Concilio Vaticano II ci dice che la Chiesa nata nella Pentecoste “in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell’amore intende e abbraccia, vincendo così la dispersione babelica” (Ad gentes, 4). Ciò si riflette in maniera sorprendente nella cooperazione e nell’armonia della vostra Conferenza episcopale che raccoglie molti territori con diversità di razza, lingua e cultura. È conveniente che voi diate questo esempio di solidarietà ecclesiale, che può servire come incoraggiamento per i popoli delle Antille a lavorare insieme anche su altri livelli - sia politici che sociali o economici - per il bene di tutti. La vostra visita attuale coincide felicemente con il 15° anniversario dell’approvazione definitiva degli Statuti della vostra Conferenza, concessa alcuni anni dopo la sua costituzione come una delle prime Conferenze internazionali di questo tipo. Confido che continuerete ad essere un efficace strumento per il piano e l’azione pastorale degli anni a venire.

2. Cari fratelli, nel Vangelo troviamo parabole che paragonano l’azione di Dio al processo della natura. Il suo regno è come un seme piantato nella terra (cf. Mt 13). Se è ben nutrito e curato, produce un abbondante raccolto; se trascurato o calpestato, esso non porta frutto. Questa legge di vita e di crescita si applica a tutto il Corpo di Cristo e a ognuno dei suoi membri. L’opera dello Spirito Santo fra noi è potente, ma essa si rivela con la cooperazione degli esseri umani che, come Maria nell’annunciazione, acconsentono ad essere servitori dell’azione salvifica di Dio. Assistiti dallo Spirito, i cristiani si impegnano in una lotta costante per cacciare il peccato e credere nel Vangelo, per crescere nella santità attraverso il dono sempre più perfetto di sé, per vivere nella fede, nella speranza e nell’amore come segni della salvezza per gli altri. Il seme buono si riconosce dai frutti, che sono pazientemente coltivati e raccolti nella durata della vita.

Come Sposa di Cristo, la Chiesa conferisce un’origine spirituale al popolo di Dio attraverso la potenza dello Spirito Santo. Nutre i suoi figli e le sue figlie con i sacramenti e predica la parola di Verità così che questi possano essere veramente liberi (cf. Gv 8, 31). Essa cerca sempre di approfondire e rafforzare il dono della fede di coloro che l’hanno ricevuto, così che possano trasformare il mondo attraverso il vivere cristiano. Potete essere giustamente fieri del modo in cui “il buon seme” del Vangelo sta portando frutto nelle Antille, grazie alla carità pastorale del clero, alla testimonianza apostolica dei religiosi e delle religiose, e all’impegno dei laici. Voi state cercando modi per assicurare che questa fede cresca più profondamente e si rafforzi nella vita e nella missione della Chiesa.

Sono felice di prendere nota dell’Assemblea regionale sulla missione del laicato che si terrà questa estate e del piano pastorale di evangelizzazione adottato dall’arcidiocesi di Castries per gli anni Novanta. Sono certo che questo sforzo, così come i sinodi che si sono tenuti nelle diocesi di Belize City-Belmopan, di Saint John’s Basseterre, e di Basse-Terre et Pointe-à-Pitre, costituirà un valido aiuto nel far emergere un rinnovamento della fede e della missione all’interno delle vostre Chiese locali. Né posso esimermi dal menzionare a questo riguardo le varie assemblee diocesane che si sono tenute ovunque nelle Antille.

3. In che modo il popolo di Dio viene preparato a vivere una vita cristiana e ad evangelizzare? Nell’assumere i loro doveri cristiani nel mondo, le persone hanno bisogno di afferrare i contenuti della fede. Secondo le parole di san Pietro, esse devono “essere sempre pronte a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro” (cf. 1 Pt 3, 15). Ciò è essenziale in un momento in cui varie sette, talvolta usando mezzi indegni, disturbano i cattolici nelle loro convinzioni, specialmente quando la loro istruzione nella fede è limitata. Una solida formazione, impartita con fiducia nella grazia divina e con fedeltà a Cristo e al Vangelo, assicura che la fede della Chiesa venga salvaguardata, rafforzata ed estesa.

Alcuni aspetti di questa formazione meritano un particolare accenno. Per esempio grande importanza deve essere attribuita al mistero della comunione ecclesiale in e attraverso i vescovi diocesani e con il vescovo di Roma, il successore di Pietro. È soltanto nella prospettiva della “communio” che gli sforzi autentici per l’ecumenismo cristiano e per il dialogo con le persone di altre religioni possono essere correttamente intesi e ricercati con onestà e serietà, evitando quegli atti che trascurano di rivolgersi alle reali diversità. Né possiamo dimenticare il ruolo dell’insegnamento sociale della Chiesa nel processo di formazione. Come le popolazioni delle Antille ricercano una società più giusta e pacifica, i cattolici possono diventare un corpo di insegnamento che offra una visione stimolante e ispiratrice dell’autentico progresso umano, del valore del lavoro, e della dignità e dei diritti di ogni persona.

La formazione nella fede deve essere radicata nella preghiera personale e nei sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia, “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (Lumen gentium, 11). Senza questa giusta fonte la crescita spirituale è stentata e manca di fiorire nella santità come dovrebbe. Perché l’Eucaristia sia ricevuta degnamente, occorre dare importanza al sacramento della Penitenza. La catechesi sull’intima relazione di questi due sacramenti è data quando nell’infanzia la prima Confessione precede propriamente la prima Comunione. La riluttanza che le persone talvolta sentono a confessare i propri peccati pone oggi una sfida particolare per il rinnovamento di questo sacramento, ma è una sfida che la Chiesa non può ignorare se desidera che i suoi membri siano riconciliati con Dio nella maniera che Cristo ha stabilito come dono grande e verità sacra: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22).

Anche il matrimonio e la vita familiare sono una vostra preoccupazione di cui io sono partecipe, soprattutto riguardo alle unioni non-sacramentali tra alcuni dei vostri fedeli. Se manca la grazia del sacramento, allora la “Chiesa domestica” della famiglia non si stabilisce come dovrebbe essere. L’unione tra marito e moglie “nel Signore” fonda una casa in cui i principi del vivere cristiano possono essere pienamente vissuti e condivisi. È all’interno di questa “culla” della vita e dell’amore umani che le persone imparano il vero significato della libertà e della responsabilità, e sono così pronte ad ascoltare e abbracciare la chiamata di Cristo a servire gli altri attraverso una vocazione particolare. Vi incoraggio nel proseguire la sfida al vostro popolo a vivere in accordo con l’insegnamento cristiano su questi che sono i fondamentali rapporti umani. Vi offro anche ogni incoraggiamento per l’istituzione di programmi volti a rafforzare il matrimonio e la famiglia nelle vostre Diocesi.

Come i pastori di ogni parte del mondo, anche voi siete preoccupati del bene spirituale delle giovani generazioni. Anch’esse devono essere risvegliate e preparate per la missione evangelizzatrice nella Chiesa e nel mondo. Nelle Antille c’è una lunga tradizione dell’educazione cattolica, è largamente rispettata e stimata. Possa questa tradizione continuare, così che le nuove generazioni di cattolici ricevano solide basi su cui costruire la loro vita in accordo con il Vangelo. E che quelli che sono al di fuori delle scuole e delle università cattoliche possano, allo stesso modo, trovare un’istruzione e un’assistenza ecclesiali per una vita di fede e virtù cristiane.

4. La conoscenza della fede, la vita sacramentale, il senso della missione: questi sono gli aspetti fondamentali della formazione dei laici. Ma perché si realizzino questi scopi l’attenzione deve essere rivolta al numero e alla qualità dei sacerdoti che “sotto l’autorità del vescovo, santificano e governano la porzione di gregge del Signore loro affidata” (Lumen gentium, 28), e ai religiosi e alle religiose che, attraverso la loro speciale consacrazione, “tendono alla perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio” (can. 573). I sacerdoti e i religiosi non solo ricordano ai laici la loro missione, ma li assistono anche nella loro formazione e li incoraggiano nel loro ruolo all’interno della Chiesa e del mondo. La Chiesa nelle Antille è molto benedetta per aver avuto una lunga schiera di zelanti sacerdoti e religiosi che sono venuti come missionari da altri Paesi. Oggi, mentre le radici della Chiesa attecchiscono sempre più profondamente, c’è un numero crescente di vocazioni tra i figli e le figlie delle popolazioni locali, e per questo dobbiamo essere immensamente grati a Dio. Preghiamo anche che egli ci conceda una crescita ancora maggiore, soprattutto delle vocazioni alla vita monastica. In questo periodo di transizione, sia i missionari che il clero e i religiosi che qui sono nati sono importanti per la vitalità di molte delle vostre diocesi. Tutti i gruppi contribuiscono alla costruzione di quella Chiesa che “tutte le lingue nell’amore intende e abbraccia” (Ad gentes, 4), senza distinzione di nazione, razza o cultura.

Perché la crescita delle vocazioni al sacerdozio sia veramente fruttuosa per la Chiesa, il seme della chiamata divina deve essere nutrito con grande amore e cura. Ai nostri giorni la formazione sacerdotale è così cruciale da essere scelta come argomento del Sinodo dei vescovi che si terrà il prossimo ottobre. La formazione è innanzitutto opera dello Spirito Santo, ma essa ha luogo all’interno di un contesto umano a cui deve essere provveduto con tutta la saggezza e la prudenza. Vi chiedo di continuare i vostri sforzi unitari per potenziare il programma di formazione al Seminario maggiore regionale a Trinidad. La nomina di uno di voi, il vescovo Mendes, come nuovo rettore è un segno commovente del vostro impegno per questo urgente problema, e a lui desidero offrire ogni incoraggiamento nel suo lavoro. Ho già parlato dell’importanza della comunione ecclesiale.

I futuri sacerdoti, in particolare, hanno bisogno di approfondire il loro senso della “communio”, intesa in tutte le sue dimensioni, al tempo stesso dottrinale e disciplinare, grazie a una vita spirituale di qualità e a seri studi. Questo è assolutamente essenziale per rinsaldare gli altri nella comunione e vivere essi stessi, con gioia e fedeltà, con “l’obbedienza e il rispetto” promessi al vescovo il giorno dell’ordinazione; per predicare la fede della Chiesa, senza compromessi né deviazioni, ai cattolici come ai non cattolici; per celebrare i santi misteri secondo le norme liturgiche.

La sollecitudine della Chiesa nei confronti della vita e del ministero dei preti diocesani si estende anche ai religiosi e alle religiose, che hanno offerto la propria vita al Signore per servire la Chiesa con i voti di castità, povertà e obbedienza. La fecondità spirituale della loro testimonianza dipende dalla fedeltà con cui osservano gli obblighi della loro condizione, sia nella loro vita interiore sia nell’indispensabile espressione esterna della loro consacrazione e identità. Perché i religiosi delle vostre diocesi diano il meglio di sé nel servizio ecclesiale, sarà vostra preoccupazione incoraggiarli e aiutarli a vivere in perfetta armonia con la loro particolare vocazione e con il carisma proprio di ogni comunità. Sono certo che aumenteranno i rapporti già ottimi che intrattenete con i diversi Istituti religiosi che apportano un importantissimo contributo alla vita delle vostre Chiese particolari.

5. Cari fratelli, come ci insegna il Signore stesso, “il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo” (Mt 13, 24). Nonostante le spine, la terra piena di pietre e il sole infuocato, la Chiesa nutre il seme del regno perché esso, per la potenza dello Spirito Santo, produca frutto in ragione di trenta, sessanta e cento ciascuno. Il vescovo di Roma si sente vicino a ognuno di voi nello svolgimento della vostra missione, in comunione con i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici, per la salvezza del mondo.

Che il Signore delle messi sia con voi! Che egli guidi i vostri passi e vi doni la gioia e la pace! Su voi tutti imparto di gran cuore la mia benedizione apostolica.

 

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