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VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E A CURAÇAO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE MESSICANA
AL «LAGO DE GUADALUPE»

Guadalupe (Messico)  - Sabato, 12 maggio 1990

 

Amatissimi fratelli Vescovi del Messico,

1. Con vera gioia partecipo a questo incontro fraterno che abbiamo iniziato con la solenne benedizione della nuova sede della Conferenza dell’Episcopato Messicano. Benché durante le giornate del mio viaggio apostolico abbiamo condiviso intensi momenti di preghiera e di intima comunione ecclesiale, mi è particolarmente gradito rivolgermi adesso a voi che siete stati posti dallo Spirito Santo come Pastori per guidare i fedeli messicani al pieno incontro con il Signore Gesù. È questa una missione che richiede tutta la vostra dedizione, in particolare ora che ci avviciniamo alla commemorazione del V Centenario dell’arrivo della fede in terre americane.

Pensare al Messico significa riferirsi ad una terra benedetta dalla predilezione della Madre del Signore. La radicata pietà e devozione che la Chiesa del Messico ha verso Nostra Signora di Guadalupe è testimonianza della profonda religiosità dei suoi figli e, al tempo stesso, un giusto riconoscimento per la partecipazione della Madre di Nostro Signore all’opera evangelizzatrice, come guida della fede del vostro popolo.

2. Il Messico è una realtà che ha fatto della fede parte integrante della propria identità. L’evangelizzazione iniziale - come ha affermato il documento di Puebla - si trova alle radici stesse di quel “nuovo meticciato di gruppi etnici e forme di esistenza e di pensiero che ha permesso la creazione di una nuova razza” (Puebla, 5). Come negli altri Paesi di questo Continente, quella evangelizzazione è profondamente calata nella realtà sociale e culturale del vostro popolo.

Proprio per questa ragione non posso fare a meno di ricordare le acclamazioni di molti figli di queste terre quando li ho visitati per la prima volta, all’inizio del mio Pontificato: Messico cattolico! Messico sempre fedele! Parole che riflettono nitidamente la ferma adesione del popolo umile e semplice alla Chiesa e al Vangelo che essa annuncia. Contemplando la storia della vostra patria, non è difficile scoprire i frutti dell’opera evangelizzatrice portata a termine da tanti zelanti missionari e che ha forgiato una personalità propria ed originale che si manifesta nelle vostre tradizioni e nella vita delle vostre Chiese locali. Vi sono esempi pieni di eroismo che costituiscono una lezione esemplare per i messicani di oggi e per le Chiese sorelle dell’America Latina. Infatti, il sacrificio di molti figli di queste terre che diedero testimonianza della loro fede fino all’estremo, ha contribuito in grande misura a rendere fecondo il seme del Vangelo.

3. Ma, come in ogni umana realtà, segnata dall’orma del peccato, non tutto il processo evangelizzatore ha raggiunto i suoi obbiettivi. Ad alcune contraddizioni esterne - tuttora presenti - si unisce un insieme di fattori che dimostrano l’urgente bisogno di una rinnovata evangelizzazione che, riprendendo la linfa vitale del popolo messicano, dia un nuovo impulso, a partire dalle vostre radici cristiane, e s’effonda con intensità e profondità in tutte le aree della vostra cultura.

È urgente, quindi, raccogliere coraggiosamente la sfida di una nuova evangelizzazione del Messico. Evangelizzare l’uomo, tutti gli uomini e le donne; evangelizzare la cultura e tutte le culture (cf. Evangelii nuntiandi, 19) di queste terre messicane. È proprio uno dei più gravi problemi che la Chiesa si pone, quello di constatare come la cosiddetta evangelizzazione fondatrice non ha sviluppato tutta la sua forza e le sue possibilità. Per questo, dovete dedicarvi a questa evangelizzazione mediante l’instancabile annuncio della verità, dell’amore, della riconciliazione, della giustizia.

4. Siete particolarmente preoccupati, nella vostra sollecitudine di Pastori, dalla crescente secolarizzazione che, volendo fare a meno di Dio, crea i suoi propri idoli e li venera.

Nessuno ignora che l’agnosticismo e persino l’ateismo sono presenti nel mondo moderno come una realtà inquietante. Voi stessi siete testimoni di come a livello concreto essi si diffondano come ideologie che vogliono costruire una società senza Dio. Ancora una volta, dinanzi all’indifferibile sfida che queste ideologie rappresentano per la nuova evangelizzazione, è urgente e necessario ripetere instancabilmente che la ricerca di Dio non è una cosa superficiale né superflua per l’essere umano, qualcosa che questi possa scartare semplicemente dall’orizzonte della sua esistenza. Per la persona la ricerca di Dio si trova nella medesima linea della sua realizzazione esistenziale (cf. Redemptor hominis, 30). Oggi questo si verifica in maniera inattesa: gli avvenimenti recenti stanno dimostrando che gli intensi sforzi di un ateismo trasformato in sistema politico non sono riusciti a spegnere nel cuore umano l’ansia d’incontrare Dio.

Il fenomeno del consumismo non è indipendente dal processo secolarizzante. Il desiderio di possedere si vede continuamente istigato dall’offerta di prodotti di lusso e spesso non necessari, che attraverso la pubblicità si presentano attraenti e quasi capaci di colmare gli apparenti bisogni e offrire una soluzione ai problemi dell’uomo. Accanto all’alienazione che questo significa per la persona umana, il consumismo è inoltre un’offesa continua ed umiliante in particolare contro i poveri, cui a volte è negato non già il superfluo, ma persino l’essenziale per una vita degna.

5. D’altra parte, la crisi economica tanto estesa e il carico del debito pubblico colpiscono profondamente le genti del vostro Paese, ostacolando in larga misura il giusto sviluppo cui aspirano e che è ad esse dovuto. Non si tratta ora di approfondire i conflitti sociali che toccano la società messicana, ma di promuovere una società solidale in cui i più facoltosi s’impegnino ad aiutare i meno favoriti. È il momento di proporre un’economia solidale (cf. Sollicitudo rei socialis, 38-40), nella quale s’integrino legittimamente le esigenze economiche e il rispetto della dignità dell’uomo; in cui sia riconosciuta senza ritardi la priorità dell’essere umano sugli strumenti di produzione, senza sacrificare l’efficacia dei metodi economici, ma che tenga conto della priorità dei valori etici.

6. Non bisogna dimenticare nemmeno il grave problema dei “nuovi gruppi religiosi”, che seminano confusione tra i fedeli, particolarmente negli ambienti medi e emarginati o poveri. I loro metodi, i loro mezzi economici e l’insistenza della loro opera di proselitismo fanno breccia, soprattutto fra coloro che emigrano dalla campagna alla città. Tuttavia, non possiamo dimenticare che molte volte il loro successo dipende dallo scarso entusiasmo e dall’indifferenza dei figli della Chiesa che non sono all’altezza della loro missione evangelizzatrice, per la loro debole testimonianza di vita cristiana coerente, la loro mancanza di cura per la liturgia e le manifestazioni della pietà popolare, oltre alla scarsezza di sacerdoti ed agenti di pastorale, fra le altre ragioni. Gli effetti di una catechesi e di una formazione insufficienti lasciano molti fedeli in una deplorevole situazione di vulnerabilità dinanzi all’opera di adescamento da parte di agenti non cattolici.

La presenza delle cosiddette “sette” è una ragione più che sufficiente per fare un profondo esame della vita pastorale della Chiesa locale, cercando contemporaneamente risposte ed orientamenti solidi che consentano di conservare e rafforzare l’unità del Popolo di Dio. Dinanzi a questa sfida voi avete opportunamente stabilito alcune Opzioni Pastorali (cf. La Iglesia ante los nuevos grupos religiosos, 16 aprile 1988, III). Queste Opzioni vanno al di là di una semplice risposta alla sfida presente e vogliono essere anche vie per la nuova evangelizzazione, tanto più urgenti in quanto sono cammini concreti per approfondire la fede e la vita cristiana delle vostre comunità.

7. È anche motivo di preoccupazione, in particolare tra i Vescovi del Nord del Messico, il fenomeno crescente delle emigrazioni. La ricerca di condizioni di vita migliori spinge molti a rivolgersi verso il Nord, pieni di speranze per raggiungere un progresso che corrisponda alle loro personali attese e a quelle della famiglia che hanno o desiderano formare. Sono molti e complessi i problemi che ciò vi pone, ma non minori sono le vostre preoccupazioni - che conosco bene - di accompagnare spiritualmente questi fratelli. Vi incoraggio, quindi, a seguire da vicino, con sempre maggiore sollecitudine e con mezzi adeguati, la mobilitazione di migliaia e migliaia di fratelli e sorelle in situazione di sradicamento e persino di pericolo. Non minore dev’essere l’interesse per il benessere e il rispetto della dignità umana degli emigranti, il che sarà testimonianza di una Chiesa, mistero di comunione, che si preoccupa in maniera filiale e solidale dei suoi figli e li accompagna ed incoraggia nei momenti difficili. La presenza della Chiesa accanto agli emigranti è indifferibile nella nuova evangelizzazione.

8. Accanto alle situazioni descritte, che sono oggetto di particolare preoccupazione da parte vostra e di tutta la Chiesa, vi sono anche altri fatti che reclamano la vostra sensibilità di Pastori, poiché, come ci ricorda il Concilio, i Vescovi sono anche “il principio visibile e il fondamento dell’unità nelle loro chiese particolari” (Lumen gentium, 23), così come maestri della verità e promotori dell’unità della fede e della disciplina comune di tutta la Chiesa (cf. Ivi).

Alcuni settori ecclesiali dell’America Latina continuano ad essere sotto l’influsso di certe correnti ideologiche che, in obbedienza a determinati presupposti e subordinando ad essi il messaggio rivelato, hanno messo in dubbio alcuni punti fondamentali dell’insegnamento cattolico. Neanche la Chiesa in Messico si è trovata libera da alcuni presupposti di certe ideologie della liberazione che rappresentano rischi concreti per la fede e per la stessa vita cristiana (cf. Libertatis nuntius, Introduzione). Queste versioni sbagliate e riduttive della liberazione continuano a diffondere uno spirito conflittuale e generano dolorose fratture che esigono una riconciliazione intorno alla verità che viene da Dio e che il Magistero della Chiesa propone perché sia creduta e vissuta in piena carità. L’amore per la Chiesa richiede uno sforzo pastorale in favore dell’unità, rispettando sempre il pluralismo legittimo ma orientato decisamente verso coloro che sono nell’errore, per invitarli a rettificare e a partecipare alla comunione e alla piena fedeltà.

9. La Chiesa, amatissimi Fratelli, è chiamata ad illuminare, secondo il Vangelo, tutti i campi della vita dell’uomo e della società. Per fedeltà a Cristo, suo Fondatore, essa considera come sua propria missione la salvaguardia del carattere trascendente della persona. Come insegna il Concilio Vaticano II “la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale; il fine, infatti, che le ha prefisso è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina” (Gaudium et spes, 42).

Per questa vocazione di servizio all’uomo in tutte le sue dimensioni, la Chiesa si sforza di contribuire al conseguimento di quegli obbiettivi che favoriscono il bene comune della società, soprattutto per essere “insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana” (Ivi, 76). Per questo, come pone in rilievo lo stesso documento conciliare, “La Chiesa, . . . in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (Ivi). Mostrerebbe grande mancanza di conoscenza della natura della Chiesa, chi pretendesse d’identificarla con un sistema o, se si preferisce, con un partito politico.

Tuttavia, ciò non significa che la Chiesa non abbia nulla da dire alla comunità politica, per illuminarla con i valori e i criteri del Vangelo. Ad essa corrisponde per la sua propria missione, dice ancora il Concilio, “predicare con vera libertà la fede e insegnare la sua dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio, anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime” (Ivi).

Infatti, è facile constatare che molti problemi sociali e persino politici hanno radici nell’ordine morale, il quale è oggetto dell’azione evangelizzatrice ed educatrice della Chiesa. Così, vediamo che la vita cristiana rafforza l’istituto familiare, favorisce la convivenza e educa a vivere solidamente e in libertà secondo le esigenze della giustizia. Non si tratta di un’indebita ingerenza in un campo estraneo, ma vuol essere servizio per tutta la comunità secondo il Vangelo, nel mutuo rispetto e libertà.

A questo proposito, desidero esprimere la mia viva soddisfazione per il clima di migliore intesa e collaborazione che si sta instaurando tra la Chiesa e le Autorità civili in Messico. Vi incoraggio a perseverare con decisione nel vostro proposito di dialogo costruttivo con le Autorità. A questo contribuirà indubbiamente la recente nomina di un Inviato personale del Signor Presidente del Governo Messicano, per facilitare in modo permanente il dialogo con la Santa Sede, nel giusto ambito della loro reciproca sovranità e della loro legittima indipendenza.

10. Un tema che certamente vi preoccupa, come Pastori della Chiesa in Messico, è quello dell’attuale legislazione civile in materia religiosa, per le sue innegabili e molteplici ripercussioni sulla vita delle vostre comunità ecclesiali. A questo riguardo, faccio mie le parole pronunciate da Mons. Adolfo Suárez Rivera, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza dell’Episcopato Messicano, nel suo discorso inaugurale dell’ultima Assemblea Plenaria: “La Chiesa in Messico vuol essere considerata e trattata non come un’estranea, e meno ancora come una nemica che bisogna affrontare e combattere, ma come una forza alleata di tutto ciò che è buono, nobile e bello”.

D’altra parte, avete ripetuto con fermezza l’insegnamento del Concilio Vaticano II, secondo cui la Chiesa “non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile” (Ivi), ricordando inoltre agli ecclesiastici la proibizione canonica di partecipare all’esercizio della potestà civile (cf. CIC 285, 3). Inoltre, in uno Stato di diritto, il riconoscimento pieno ed effettivo della libertà religiosa dev’essere al tempo stesso frutto e garanzia delle altre libertà civili. A questo riguardo è opportuno precisare che la libertà religiosa comprende molto di più della semplice libertà di credo e di culto.

Per questo il Concilio, nel Documento Dignitatis humanae, ha sottolineato “che la libertà religiosa nella maggior parte delle costituzioni è già dichiarata diritto civile ed è solennemente riconosciuta con documenti internazionali” (15) e, a questo riguardo, quella solenne assemblea ecumenica espresse un fermo appello affinché “ovunque la libertà religiosa sia difesa da una efficace tutela giuridica e che siano osservati i doveri e i diritti supremi degli uomini per esprimere liberamente la vita religiosa nella società” (Ivi).

Dinanzi alla profonda crisi di valori che colpisce oggi istituzioni come la famiglia, o determinati settori della popolazione come la gioventù, l’azione della Chiesa - che è chiamata “ad estendere il raggio di azione della giustizia e dell’amore all’interno di ciascuna nazione e tra tutte le nazioni” (Gaudium et spes, 76) - offre anche in Messico motivi di fondata speranza per una fruttuosa e cordiale intesa con le autorità civili, nella prospettiva del retto sviluppo della vita sociale e della ricerca del bene comune di tutti i messicani.

11. Le nuove circostanze, cari fratelli, esigono una decisa azione evangelizzatrice che porti ad atteggiamenti di maggiore autenticità personale e sociale e alla quale prendano parte tutti i membri delle comunità ecclesiali: sacerdoti, religiosi, religiose e laici. È particolarmente necessario ai nostri tempi incoraggiare i laici a farsi più presenti come cristiani nelle realtà temporali della società messicana e che sentano, contemporaneamente, l’urgenza di partecipare e rendersi corresponsabili nei compiti ecclesiali.

Il desiderio di una maggiore partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini del vostro Paese, voi lo avete sottolineato nel Piano Globale della Conferenza dell’Episcopato Messicano, quando dite: “Vediamo passi avanti nella coscienza civico-politica del popolo ed un notevole risveglio con forti aneliti di cambiamento verso la democrazia” (n. 3). Questi segni dei tempi devono spingere anche i fedeli laici a un deciso impegno per animare cristianamente l’ordine temporale con il dinamismo della speranza e la forza dell’amore, senza arretrare dinanzi alle esigenze della vita pubblica.

Un mezzo privilegiato, come ben sapete, per la diffusione del messaggio cristiano sono i mezzi di comunicazione sociale. Così lo ha voluto manifestare il Concilio Vaticano II quando esortava i Vescovi affinché “Per la diffusione della dottrina cristiana ricorrano ai vari mezzi che oggi sono a disposizione” (Christus Dominus, 13); e, fra questi sottolineava il mezzo “della stampa e dei vari mezzi della comunicazione sociale, dei quali bisogna senz’altro servirsi per annunziare il Vangelo di Cristo” (Ivi). Queste parole del documento conciliare, promulgato ventisei anni fa, hanno oggi, se possibile, una maggiore attualità. Infatti, siete ben consapevoli del bisogno odierno di servirsi dei “mass media” affinché il messaggio di Cristo giunga a tutti gli ambienti e la Chiesa sia più presente fra gli uomini. D’altra parte, la vostra responsabilità pastorale deve portarvi ad essere vigili e a formare i fedeli perché sappiano usare dei suddetti mezzi con intelligenza, poiché non è poco frequente che attraverso di essi vengano diffuse anche ideologie e modelli di vita contrari alla fede e alla morale cattolica. Per tutto questo, vi esorto a fare uno sforzo perché il messaggio del Vangelo e i valori che questo rappresenta siano sempre più presenti nei media del Paese e, per quanto possibile, affinché la Chiesa possa contare anche su suoi propri mezzi di comunicazione sociale, cui collaborino competenti ed integri professionisti cristiani.

12. San Paolo, nella lettura che abbiamo ascoltato durante la benedizione di questa sede della Conferenza dell’Episcopato Messicano, ci dice: “La parola di Dio non è incatenata” (2 Tm 2, 9). Questa parola, “in religioso ascolto . . . e proclamandola con ferma fiducia” (Dei Verbum, 1) è il fondamento della missione del Vescovo come maestro della verità, della verità che viene da Dio e che porta all’autentica liberazione dell’uomo, perché denuncia la falsità di coloro che cercano il dominio attraverso l’inganno. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32) ci dice il Signore nel Vangelo.

Nel concludere questo incontro, amati Fratelli, affido a Nostra Signora di Guadalupe i vostri desideri apostolici, i successi e i fallimenti, le gioie e le tristezze, i bisogni e le speranze vostre, dei vostri sacerdoti, religiosi, religiose, agenti di pastorale e fedeli tutti delle vostre diocesi, che sono ben presenti nella preghiera e nel cuore del Papa.

 

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