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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO
DELLA PONTIFICIA UNIVERSIT

À LATERANENSE

Giovedì, 15 novembre 1990

 

1. La circostanza del rinnovamento strutturale di alcuni locali della Pontificia Università Lateranense, dopo 50 anni dalla costruzione di questa sede, mi offre l’occasione di compiere questa visita e di esprimere il mio ringraziamento a quanti hanno contribuito per la realizzazione dei lavori con larghezza di mezzi, generosamente offerti al fine di sviluppare questo Centro di Studi e di creare un ambiente più idoneo alla formazione intellettuale e spirituale di sacerdoti e laici, provenienti da tutto il mondo.

Saluto voi tutti: docenti, alunni, amministratori e quanti altri prestano la loro opera, a vario titolo, per il buon andamento di questa Istituzione. Saluto, in particolare, il card. gran cancelliere, Ugo Poletti, e il rettore magnifico, mons. Pietro Rossano, che si sono adoperati con grande impegno per la promozione dei lavori di ristrutturazione.

E devo confessare che ci sentiamo tutti molto onorati della presenza di vostra eminenza il card. Segretario di Stato, come anche del pro-prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica e di tutti gli arcivescovi e vescovi oggi qui presenti.

Il rinnovamento dell’“edificio materiale” è certamente in funzione dell’“Università spirituale”, come si espresse il Papa Pio XI nell’inaugurare questa sede, mezzo secolo fa. Questa felice espressione del mio predecessore richiama alla mente l’esortazione di Paolo agli abitanti di Efeso: “Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità” (Ef 4, 23). Ogni parola di questo testo: “rinnovarsi”, “spirito”, “mente”, “uomo nuovo”, “giustizia”, “santità”, “verità” contiene un programma di studio e di formazione. Prese insieme queste parole additano la meta verso cui tendono il vostro itinerario spirituale e il vostro impegno formativo.

2. Al fine di assicurare le principali linee direttive dell’attività culturale che si ispira alla fede cristiana, ho voluto dare recentemente, con la costituzione Ex corde Ecclesiae, una specie di “magna charta” riguardante il tirocinio delle Università Cattoliche. “La nostra epoca - ho affermato in quel documento - ha urgente bisogno di questa forma di servizio disinteressato, che è quello di proclamare il senso della verità, valore fondamentale senza il quale si estinguono la libertà, la giustizia, la dignità dell’uomo. Per una sorta di universale umanesimo, l’Università Cattolica si dedica completamente alla ricerca di tutti gli aspetti della verità nel loro legame essenziale con la verità suprema che è Dio” (Ex corde Ecclesiae, 4).

Nel vasto quadro delle Università Cattoliche, le Università ecclesiastiche, e in particolare quelle Pontificie di Roma, si distinguono per un ruolo particolare che è precisamente quello di dedicarsi allo studio della parola di Dio per comprenderla in tutte le sue valenze, riproporla nelle sue dinamiche operative e facilitarne l’incarnazione nella cultura e nella vita di ciascun uomo, perché sia come “lucerna ai nostri piedi e guida nei nostri sentieri” (Sal 118, 105).

Se tutta la Chiesa, come afferma il Concilio Vaticano II nella costituzione Dei Verbum, sta “in religioso ascolto della Parola di Dio e la proclama con fiducia” (Dei Verbum, 1), ciò deve verificarsi specialmente nelle Università della Chiesa. Il primo luogo teologico da cui si attinge la sapienza è la rivelazione, ma, in modo analogo, un luogo teologico è anche la storia della Chiesa e lo sono, a loro modo, anche le esperienze degli uomini e del mondo che ci circonda.

3. Compito davvero impegnativo è il vostro nella formazione umana, cristiana e sacerdotale degli alunni. Come ho detto recentemente nella Messa per l’inaugurazione del nuovo anno accademico degli Atenei Pontifici: “La formazione è una partecipazione creativa all’agire redentore di Dio. È un entrare con l’anima e con il cuore nella scuola di Gesù Cristo”.

Se guardiamo alla nostra vita passata, tutti conserviamo il ricordo di qualche figura di docente che ha influito fortemente sul nostro sviluppo intellettuale e spirituale. La formazione avviene nel contatto personale con maestri, la cui parola è avvalorata dalla sapienza e dal modello di vita che conducono. Essi contribuiscono grandemente alla crescita e alla maturazione spirituale degli alunni. Se questo vale in tutte le Scuole e Università del mondo, a più forte ragione varrà nelle Università della Chiesa, dove l’oggetto dell’insegnamento e della ricerca è principalmente la “parola della salvezza mandata agli uomini” (cf. At 13, 26).

Infatti lo scopo della teologia è quello di introdurre progressivamente all’intelligenza della parola di Dio perché diventi sapienza di vita e possa dispiegare “la sua energia (“energeîtai”) in voi che credete”, secondo la bella espressione di san Paolo (cf. 1 Ts 2, 13). In questa luce la funzione del docente appare di primaria importanza nella trasmissione delle verità di fede. Se nelle altre Università l’istruzione tende anzitutto a preparare ricercatori e professionisti, qui, nell’ambito teologico, tutto è ordinato “perché la parola di Dio si diffonda e venga glorificata” tra gli uomini (2 Ts 3, 1). Ne deriva che il vostro impegno mira principalmente a preparare sacerdoti e laici che siano in grado di portare e testimoniare il Vangelo tra gli uomini e le culture.

Come già ebbi a dire nella mia visita qui compiuta tre anni or sono, i vostri studi tendono a farvi mediatori e artefici dell’incontro nella verità tra la “via Dei ad homines” e la “via hominis ad Deum”. Oggi più che mai gli uomini sono pellegrini della parola di Dio e la cercano continuamente, talvolta come a tastoni, secondo l’espressione di san Paolo nel discorso sull’Areopago (cf. At 17, 27). Sono fatti per l’incontro con la verità e il bene, traguardi ultimi della mente e del cuore dell’uomo.

I vostri studi vi chiamano a questo altissimo compito. Dovete prepararvi a celebrare questo incontro degli uomini con la verità e il bene. Sarà, questa, la missione esaltante della vostra vita. Ricordate però che voi, alunni, sarete domani buoni maestri se siete oggi ottimi studenti. Ma per questo si richiede da tutte e due le parti, docenti e discenti, una collaborazione responsabile. La formazione universitaria non si realizza meccanicamente, con la semplice frequenza della scuola e la lettura dei libri. È necessario ridestare ogni giorno in voi, docenti, la gioiosa volontà di insegnare, e in voi, alunni, la volontà alacre di apprendere.

È un esercizio di intelligente, diuturno impegno, nel quale si inserisce creativamente l’azione dello Spirito di Dio invocato giorno dopo giorno. Lo Spirito Santo che presiedeva alla creazione del mondo, che ha ispirato le Scritture, che ha dato origine alla Chiesa e ne guida la missione nel mondo per condurla “alla verità tutta intera” (Gv 16, 13). È lo stesso che apre negli uomini le menti e i cuori all’intelligenza delle cose spirituali: “Nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio”, così come nessuno “conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui” (1 Cor 2, 11).

4. Per questo abbiamo iniziato il nostro incontro con il canto e con l’invocazione allo Spirito Santo. Nel suo nome dichiaro aperto questo anno accademico e vi imparto la mia benedizione.

 

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