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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SALESIANI PER IL 50° DELLA
LORO PONTIFICIA UNIVERSITÀ

Giovedì, 24 gennaio 1991

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Con grande gioia condivido oggi con voi questa celebrazione giubilare della vostra Università, a 50 anni dalla sua fondazione.

I cinque decenni trascorsi, così ben rievocati dal vostro Rettore Magnifico, mettono in luce come il genio della santità e la sconfinata carità pastorale per i giovani di don Bosco siano stati l’ispirazione qualificante di tutta la missione dell’Università Pontificia Salesiana. E mentre conservo ancora vivo in me il ricordo della visita che ho potuto effettuarvi dieci anni or sono, mi è gradito incontrare nuovamente la famiglia spirituale di una così prestigiosa Istituzione scientifica e culturale, la quale ha reso costanti ed apprezzati servizi alla Chiesa e che, ne sono certo, proseguirà con generosità su tale incoraggiante cammino.

Saluto con deferenza i Signori Cardinali e i venerati Presuli che hanno voluto prendere parte a questa significativa ricorrenza. Un pensiero particolare al Gran Cancelliere e Rettore Maggiore della Società Salesiana, Don Egidio Viganò, la cui presenza, unitamente a quella dei Reverendi Superiori del Consiglio Generale e del Superiore della Visitatoria, don Paolo Natali, testimonia visibilmente il fedele attaccamento dell’intero vostro Istituto alla Sede apostolica, in particolare, al Successore di Pietro.

Il mio saluto si dirige, poi, al Rettore Magnifico, don Tarcisio Bertone, ai distinti docenti, al personale, agli studenti, ai collaboratori e agli amici della vostra Università: a tutti il mio grazie più cordiale.

2. “Come albero piantato lungo il fiume” (Sal 1, 2), l’Università Pontificia Salesiana, inserendosi nel solco della feconda tradizione spirituale Salesiana e fedele alle direttive della Chiesa, ha dato prova in questo tempo di promettente vitalità, sviluppandosi in modo mirabile. e Catechesi, l’Istituto di Scienze della comunicazione e l’Istituto di Scienze Religiose, cui va il merito di un servizio Accanto alle tradizionali e benemerite Facoltà di Teologia, di Diritto e Filosofia, si sono aggiunte la Facoltà di Scienze dell’Educazione, che in modo peculiare la caratterizza, la Facoltà di Lettere cristiane e classiche, il Dipartimento di Pastorale Giovanile qualificato specialmente ai laici della Diocesi di Roma.

3. Aperte ai problemi dell’uomo moderno, in particolare del mondo giovanile, le vostre strutture formative mirano a coltivare l’indispensabile sintonia con il Magistero della Chiesa e a valorizzare, nel contempo, con intelligenza creativa, gli apporti molteplici delle scienze teologiche, filosofiche, pedagogiche e globalmente umane. Il vostro impegno è riconosciuto e stimato sia nel mondo ecclesiastico che civile.

A positivo riscontro dell’opera svolta ci sono i tanti vostri antichi alunni, salesiani e non salesiani, che bene onorano i compiti di grande responsabilità ai quali sono stati chiamati dalla Provvidenza divina. Mi piace ricordare, tra gli altri, i Cardinali vostri confratelli e miei validi collaboratori, Rosalio José Castillo Lara, Antonio Maria Javierre Ortas, al quale va il mio augurio di una pronta guarigione e Alfons Maria Stickler. Rivolgo inoltre, un grato pensiero ai docenti emeriti e ai collaboratori di più antico servizio.

4. Al cuore della vostra identità universitaria si trova il carisma di don Bosco.

Quella Salesiana è stata e deve continuare ad essere “l’Università di Don Bosco per i giovani”: questa è la sua originale caratteristica nel concerto delle Università Pontificie Romane. Già Paolo VI, di venerata memoria, che provvidamente eresse in Università l’Ateneo salesiano nel 1973, ebbe a dire nella storica sua visita che “il vostro Ateneo è un’opera che si innesta nella tradizione educatrice salesiana. Voi siete gli eredi di quel patrimonio di dottrine pedagogiche che fanno capo al vostro santo Fondatore, e che hanno ovunque operato meraviglie di opere, di risultati benefici, di conquiste scientifiche e morali. Anzi, voi non siete soltanto eredi passivi, ma eccellenti e modernissimi promotori” (Pauli VI, Allocutio habita in Pontificio Athenaeo Societatis S. Francisci Salesii, cum nova Romae illius Athenaei sedes a Beatissimo Patre inaugurata est, die 29 oct. 1966: Insegnamenti di Paolo VI, IV [1966] 528-529). Mi pongo ben volentieri nel solco di queste considerazioni, riportando in primo piano davanti ai vostri occhi, alla vostra intelligenza, al vostro cuore il mondo dei giovani.

Ricordando con commozione, il 31 gennaio 1988, il 1 centenario del “dies natalis” di San Giovanni Bosco, ho scritto che “forse mai come oggi educare è diventato un imperativo vitale e sociale insieme, che implica presa di posizione e decisa volontà di formare personalità mature. Forse, mai come oggi, il mondo ha bisogno di individui, di famiglie e di comunità che facciano dell’educazione la propria ragion d’essere e ad essa si dedichino come a finalità prioritaria, alla quale donano senza riserve le loro energie, ricercando collaborazione e aiuto, per sperimentare e rinnovare con creatività e senso di responsabilità nuovi processi educativi. Essere educatore oggi comporta una vera e propria scelta di vita, a cui è doveroso dare riconoscimento e aiuto da parte di quanti hanno autorità nelle Comunità ecclesiali e civili” (Giovanni Paolo II, Iuvenum Patris, 17).

5. L’universo giovanile ha bisogno di certezze e di speranze, cerca maestri di vita e testimoni coerenti. Sono i giovani i protagonisti dei prossimi anni e del Terzo Millennio cristiano che si affaccia all’orizzonte della storia. Ad essi guarda con fiducia e trepidazione la Chiesa: li ama profondamente dell’amore stesso di Cristo ed addita al loro spirito, assetato di verità e di comprensione, il Redentore dell’uomo, che è “Via, Verità e Vita” (Gv 14, 6).

Proseguite, carissimi fratelli e sorelle, in questa ardua, ma affascinante missione.

Educare i giovani comporta tutta una somma di obiettivi qualificati, di competenze specifiche, di impegni determinati ed esigenti; comporta soprattutto quella “capacità pastorale” che in Gesù Buon Pastore ha la sua sorgente ed in Don Bosco un insigne modello. Continuate a dedicare ogni vostra energia al settore delicato e fondamentale della formazione dei pastori ed educatori dei giovani, in maniera rinnovata, mettendo a profitto la vostra collaudata esperienza. Gli alunni -sacerdoti, religiosi e laici, essi stessi giovani -accolgano come qualità peculiare del loro ciclo di studi la sensibilità, l’attenzione e la cura dei giovani e vi collaborino creativamente. I professori e le molteplici strutture universitarie compongano in una sintesi armonica le loro specifiche competenze in vista di un approfondimento scientifico e di una elaborazione metodologica dell’impegno di promozione umana e cristiana dei giovani oggi.

Se così farete, ve ne sarà riconoscente certamente la Congregazione Salesiana cui appartenete, ma ancor più la Chiesa e l’intera società.

In quest’ora difficile caratterizzata da inquietudini e sofferenze a causa del conflitto nel Golfo Persico, conforta il sapere che una istituzione ecclesiale come la vostra, si adopera a favorire presso le giovani generazioni che ospita da tutto il mondo, una mentalità aperta alla verità del Vangelo e alla solidarietà reciproca, fondamenti sicuri dell’autentica pace.

La Vergine, Sede della Sapienza, che l’Università Salesiana invoca come patrona e S. Giovanni Bosco, vi proteggano costantemente.

A tutti di cuore imparto una speciale benedizione apostolica.

 

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