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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELLA DIOCESI DI SUSA

«Arena Romana» (Susa - Valle d'Aosta) - Domenica, 14 luglio 1991

 

Vi saluto con gioia, carissimi giovani di Valsusa, vi saluto seduto, vedendovi seduti vi saluto anch’io seduto. Vi siete dati appuntamento per incontrare il Papa, in questa bella arena romana, circondata dalla maestosa cornice delle Alpi. Vi ringrazio per l’accoglienza e per le parole di benvenuto che mi avete rivolto e queste parole suonano: “Dio ricompensi” e in polacco “Bóg zaplác” e lo dovete imparare se volete andare a Czestochowa.

Ringrazio il vostro Pastore, Monsignor Vittorio Bernardetto, che vi ha presentati; ringrazio tutti coloro che hanno preparato questo incontro con grande serietà; vi sono grato anche per le domande che mi avete fatto pervenire nei giorni scorsi e alle quali cercherò ora di rispondere, non in modo troppo dettagliato, ma più sintetico.

Proprio poco fa ho benedetto la stele per la nuova croce dei Ragazzi in Cielo, che sorgerà in Valle Stretta e saluto, pensando ai tanti adolescenti e giovani che in quel luogo si raccoglieranno in meditazione, la Delegazione Regionale del Piemonte della Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES), con i sacerdoti e i giovani che trascorrono periodicamente su queste montagne momenti di silenzio e di preghiera. E anch’io cerco di imitarvi in questi giorni, non so se ci riesco come voi, ma mi sforzo.

2. Ecco, sono venuto ad incontrarvi, carissimi ragazzi e ragazze! Attraverso di voi vorrei entrare in contatto con l’intera gioventù di Valsusa per ripetere a tutti che Cristo vi conosce personalmente, vi ama e si fida di voi. Di ciascuno di voi. E perciò la Chiesa guarda a voi con speranza, Cristo vi ama, la Chiesa vi ama, conta su di voi perché ammira il vostro coraggio, la vostra disponibilità entusiasta, l’onestà che vi contraddistingue, la generosità nella ricerca e nel dono, tutte caratteristiche che esaltano la vostra giovinezza. Guardo anch’io verso di voi con fiducia e mi faccio oggi voce della Diocesi segusina, la quale, in questi ultimi due anni, ha dedicato ai giovani i suoi “Convegni Ecclesiali di settembre”. Con lei stendo la mano per ripetervi: “Cristo ha bisogno di voi!” e la famiglia dei credenti attende la vostra collaborazione per recare al mondo il messaggio della salvezza e dell’Amore. Salvezza vuol dire Amore che non perisce. Ecco la Chiesa vuol portare questo messaggio al mondo e affida questo messaggio a voi giovani.

3. Il Vangelo narra di un padrone che invia operai nella sua vigna a tutte le ore del giorno (cf. Mt 20-1-16). Se la vigna è l’immagine del mondo, i lavoratori, ingaggiati in momenti diversi, rappresentano i battezzati, raggiunti dalla divina chiamata in vari momenti dell’esistenza. Tutti, però, hanno ricevuto un invito personale ad occupare “il posto” ed a svolgere “il compito” loro riservato nella Chiesa. Ognuno, infatti, deve diventare operaio “qualificato” nella vigna del Signore, lavorando per il medesimo scopo: l’avvento del Regno.

Per essere, tuttavia, buon operaio occorre prepararsi. È necessario trovare il tempo e le occasioni per approfondire la fede e il rapporto personale con Cristo. È importante “conoscere Cristo” per poi poter “dire Cristo

4. “Conoscere Cristo”. A chi gli domanda dove abita, Gesù risponde: “Venite e vedrete” (Gv 1, 38). Il discepolo è chiamato a “stare” con lui (cf. Mc 3, 14).

Egli propone una comunione di vita non saltuaria, ma continua e autentica; domanda di incontrarlo non fuori, non accanto, ma dentro, dove abita, nel profondo del cuore.

Quanto è necessario esercitarsi ad ascoltare la sua voce che parla nel silenzio! Occorre, allora, dedicare del tempo alla conoscenza di questo Amico, e imparare a pensare come lui, come lui valutare gli avvenimenti della storia personale e sociale, come lui dare ad essi una risposta generosa e coerente.

Bisogna consacrare del tempo esclusivamente a lui senza lasciarsi distrarre da mille altre pur utili e doverose attività.

Se si crede veramente che l’incontro personale con Gesù è indispensabile per “vivere”, il trovare questo tempo diventa un’esigenza irrinunciabile, ma anche un’esigenza gioiosa, attraente.

Ricercatela quest’intimità con il Signore, in una costante e fedele presenza davanti a lui nella preghiera, nella familiarità con le Sacre Scritture, nell’incontro eucaristico, nel sacramento della Riconciliazione. Come è possibile pensare di essere cristiani senza Cristo? Come è possibile essere uomini spirituali senza affinarsi in un ascolto umile e gioioso dello Spirito Santo?

Il baricentro della vostra vita sia in Dio: ecco la sola garanzia di riuscita, di serenità e di impegno costante e fiducioso.

So che a voi giovani della Diocesi è stato proposto per il prossimo agosto un corso residenziale di Esercizi Spirituali, quale momento più alto del cammino formativo che state percorrendo nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali. Sono sicuro che tale corso, nel quinto Centenario della nascita di sant’Ignazio di Loyola, vi offrirà la provvidenziale occasione di riscoprire e valorizzare l’esperienza degli Esercizi Spirituali come momento forte di formazione.

“Il Maestro è qui e ti chiama” (Gv 11, 28). Se avrete il coraggio e la forza anche voi di rispondere con generosità al suo invito che vi spinge ad entrare nel deserto nello spazio degli esercizi, che vi invita ad aprirgli il cuore (Os 2, 16). Certamente dall’incontro con lui trarrete i criteri validi per “ordinare la propria vita” e orientarla verso un’accettazione gioiosa della sua volontà e verso una autentica contemplazione vissuta nella quotidianità del servizio.

5. Non basta, però, “conoscere Cristo”, occorre anche “dire Cristo”. A ciascun credente è chiesto di essere “segno” nel mondo; di essere, là dove egli si trova a vivere e operare, il prolungamento visibile e credibile della presenza salvifica dell’Onnipotente. E ciò con uno stile di vita singolare, con cuore libero e mente creativa, con una fede che incide sulla vita.

Bisogna “dire” Cristo con coraggio e fedeltà. Questa è la vostra missione, la missione di tutti noi, di tutta la Chiesa! Missione che sgorga non tanto dalla preoccupazione ansiosa di aiutare “gli altri”, ma dall’incontro con il Signore risorto (cf. Gv 20, 11-18), che stimola a donare gratuitamente la propria esistenza “per tutti”.

È veramente “originale” la logica cristiana! Nessuno può ritenersi al sicuro se non quando rischia tutto per il Signore; né può ritenersi salvato se, a sua volta, non si fa strumento di salvezza, poiché i doni spirituali crescono quando sono condivisi. È la medesima logica del divino Maestro, che non considerò un tesoro geloso la propria divinità, ma la spese annientandosi fino al sacrificio supremo. Perciò ricevette l’esaltazione e il Nome che è al di sopra di ogni altro nome (cf. Fil 2, 5-11).

6. Carissimi giovani, Cristo cammina con voi!

E voi siete i suoi testimoni tra i vostri coetanei, nel vostro ambiente di vita.

La vostra assidua e responsabile collaborazione nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali, la vostra attenzione fraterna verso quanti soffrono nel corpo e nello spirito, il vostro contributo e la vostra partecipazione ad ogni iniziativa della Comunità ecclesiale - penso, qui, alla Giornata della Fedeltà, alla Scuola di Formazione Pastorale, al già citato corso di Esercizi Spirituali, alla Casa dell’Amicizia - saranno una prova eloquente della vostra appartenenza a Cristo e della vostra determinazione a servire l’uomo. Annunciare il “Vangelo della carità”; costruire la “civiltà dell’amore”, seguendo l’esempio luminoso offertovi dal beato Monsignor Rosaz, illustre vostro conterraneo. Questa è la consegna che oggi vi affido con grande speranza.

7. E questa proposta a percorrere la via della santità, Cristo la rivolge a tutti. “Seguimi”, egli ripete a ciascuno; seguimi sempre, in tutto; seguimi con fede, speranza e amore. Seguimi fondando una famiglia, che divenga icona dell’amore di Dio, accogliente e generoso.

Seguimi consacrandomi la vita in modo esclusivo e totale nel ministero sacerdotale o nella consacrazione religiosa. Susa ha bisogno di sacerdoti e di anime consacrate! Faccio, perciò, mia l’ardente preoccupazione del vostro Vescovo di vedere tra voi, giovani disposti a dire “sì” al Signore che chiama a servire, con cuore indiviso, la Chiesa e i fratelli.

Tornando a casa rivolgete al divin Maestro, con serietà e sincera disponibilità, la domanda: “Che vuoi che io faccia? qual è il tuo progetto su di me? in che modo posso rispondere a quanto la Chiesa mi domanda?”. Il Signore non vi farà mancare la risposta nel profondo del cuore. E lo farà nel momento propizio e provvidenziale.

8. Dalle scelte che voi, carissimi ragazzi e ragazze, compite durante questi anni della vostra adolescenza e della vostra giovinezza dipenderà il vostro avvenire personale, professionale e sociale, ecclesiale.

Dunque, il momento che ora vivete è una singolare occasione di grazia, che il Signore pone nelle vostre mani; è il “momento favorevole”, che non tornerà più, e che, per questo, voi non dovete lasciar passare invano.

In questa fase dell’esistenza può avvenire anche per voi la scoperta o la riscoperta di Cristo, con i valori che egli propone, quelli per cui non solo vale la pena di vivere, ma di dare la vita: la verità, la fede, la dignità dell’uomo, l’unità, la pace, l’amore . . .

Aprite, pertanto, il cuore al mistero del suo amore, guardando avanti con indomita speranza. Se attorno a voi scorgete qualche cosa che non va, non limitatevi a lamentarvene, ma offrite il vostro contributo per creare un mondo più accogliente e solidale per tutti. Credete sempre nella vita, credete nell’uomo, fidatevi di Dio.

9. Vi illumini in tale missione lo Spirito del Signore, che avete ricevuto nel Battesimo. È lui che ci fa “figli” e in lui gridiamo: “Abbà, Padre!” (Rm 8, 18), come opportunamente ci ricorda il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo a Czestochowa fra un mese (Ioannis Pauli PP. II, Nuntius ob diem ad iuventutem dicatum pro a.D. 1991, die 15 aug. 1990: Insegnamenti, XIII/2, 1990, 215ss).

Anche se non potete intervenire personalmente a questo appuntamento, siate presenti con lo spirito e preparatevi ad esso con la preghiera ed approfondendone i temi di riflessione.

Dall’alto del Rocciamelone ci guarda con vigile premura la Madre del Signore, a cui affido il presente e il domani della vostra Chiesa; affido voi, giovani! Maria aiuti ciascuno ad accogliere la Parola, a custodirla e a metterla in pratica. Vi accompagni nei vostri propositi anche l’intercessione del beato Monsignor Rosaz, che amò sempre la gioventù segusina, e vi sproni l’esempio del beato Pier Giorgio Frassati, innamorato di Dio, scalatore delle vostre montagne.

Vi rinnovo, infine, l’invito che ho rivolto ai giovani di Santiago di Compostela nel corso dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù: “Non abbiate paura di essere santi! Volate in alto, proponetevi delle mete degne dei figli di Dio!” (Eiusdem, Allocutio apud Compostellam, ad iuventam ab  omnibus nationibus congregatam, 6, die 20 aug. 1989: Insegnamenti, XII/2, 1989, 303).

La santità è una vetta da scalare e assomiglia a queste cime ardue e maestose che parlano tanto del mistero di Dio.

Per questo insieme con voi ringrazio il Signore per il nostro incontro che abbiamo potuto celebrare in un ambiente così suggestivo per le opere del nostro Creatore e suggestivo anche per le opere del nostro Redentore. Suggestivo e aperto verso tutti i cuori e aperto verso l’alto dove questi nostri cuori giovanili, umani, aspirano. Ecco l’ultima parola che vorrei ripetervi: “sursum corda”, in alto i nostri cuori.

 

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