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VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DEL CORPO DIPLOMATICO

Nunziatura Apostolica (Brasilia) - Lunedì, 14 ottobre 1991

 

Eccellenze
Signore e Signori
,

1. È con grande soddisfazione che mi rivolgo a voi tutti, membri delle missioni diplomatiche accreditate presso il Governo brasiliano, poiché vedo in voi gli artefici del nobile e difficile compito di trovare un’intesa sempre maggiore fra le Nazioni. La Santa Sede segue con sincera simpatia questa missione e desidera sostenerla, condividendo il desiderio di pace e di dialogo, nucleo di tutta l’azione diplomatica.

Nel ringraziare il Vostro Decano, Sua Eccellenza Mons. Carlo Furno, per le cordiali espressioni di benvenuto, ritengo di poterle interpretare, come la manifestazione di sostegno di voi tutti signori, e quindi dei Vostri Governi, a un sempre maggiore avvicinamento dei rapporti diplomatici con la Sede apostolica, così come la comprensione amichevole per l’azione condotta dalla Chiesa Cattolica nei rapporti internazionali, costantemente ispirata ai valori supremi del bene, della verità e della giustizia.

2. Esprimendo il mio più cordiale saluto a Voi, desidero far giungere ai popoli di tutti i Continenti, di cui siete i rappresentanti, la mia parola amica di Successore di San Pietro e Pastore della Chiesa Cattolica.

In tal senso, desidero innanzitutto esprimervi il grande apprezzamento della Santa Sede per la Vostra funzione, che è quella di contribuire alla salvaguardia della pace, cercando la collaborazione dei vari paesi nel conseguimento del bene comune e della promozione sociale. Sono stati per me motivo di grande soddisfazione, gli accordi realizzati, sia nell’ambito dell’America Latina e del Nord, sia quelli rivolti ad una più ampia prospettiva di orizzonti, come i contatti di diversa natura con la Comunità Economica Europea, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei rapporti economici mondiali. La Chiesa guarda con interesse a questo avvicinamento, poiché esso può aprire il cammino per un significativo contributo sia per la pace fra i popoli, sia per un effettivo ridimensionamento dei progetti politici e economici in paesi in cui vi sono evidenti squilibri sociali. Si riveste così di particolare interesse, il necessario impegno da parte delle Nazioni sudamericane nel rafforzare i vincoli di amicizia e di unione. Tutti i Paesi di questo Continente sono chiamati a offrire una testimonianza dell’amore cristiano e della collaborazione fra le nazioni.

La Chiesa vede e vedrà sempre nel dialogo fra gli uomini lo strumento indispensabile affinché possano riconoscere la Verità che, illuminata dal Messaggio di Cristo, li ha messi in condizione di scoprire nel prossimo, non solo un fratello, ma un figlio di Dio. Per questo essa non smetterà mai di chiamare le Nazioni più sviluppate ad una maggiore comprensione affinché non si esimano dalla propria responsabilità di aiutare quei Paesi che, da soli, non raggiungerebbero un grado di sviluppo giusto e ragionevole, a livelli confacenti alla dignità umana.

I recenti avvenimenti nell’Est dell’Europa, con il fallimento, sempre più accentuato, del marxismo e, allo stesso tempo, la concentrazione di sforzi miranti al recupero delle economie di quei paesi, non permettono di distogliere l’attenzione dalle tristi vicende che colpiscono tante Nazioni. È quello che ho voluto chiarire nella recente Enciclica Centesimus annus: “Sarà necessario uno sforzo straordinario per mobilitare le risorse, di cui il mondo nel suo insieme non è privo, verso fini di crescita economica e di sviluppo comune, ridefinendo le priorità e le scale di valori, in base alle quali si decidono le scelte economiche e politiche” (Ioannis Pauli PP. II, Centesimus annus, n. 28).

È per questo motivo che all’inizio di quest’anno, nel mio discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ho sottolineato che “se il 1990 è stato l’anno della libertà, il 1991 dovrà essere l’anno della solidarietà” (Ioannis Pauli PP. II, Ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 12 gen. 1991: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV, 1 (1991) 82).

3. La Sede apostolica, permeata da questo spirito di collaborazione, con l’obiettivo di partecipare a questa opera benefica ed urgente, dalla quale i popoli si aspettano un’epoca di tranquillità e di benessere, invia i suoi rappresentanti nei vari Paesi, che collaborano non solo allo sviluppo delle Chiese locali, ma anche al bene civile ed umano delle popolazioni. La Chiesa, che è depositaria di un “umanesimo nuovo”, un “umanesimo cristiano”, è in grado di realizzare un’opera umanizzatrice in sintonia con il suo mandato principale che è evangelizzatore. Essa svolgerà la sua funzione umanizzatrice con tanto maggior effetto ed efficacia - di fermento culturale, di promozione umana, di alfabetizzazione e educazione di base, di assistenza sociale, di presa di coscienza popolare - quanto più fedele essa sarà alla propria missione primaria che è, e continuerà ad essere, religiosa.

È in questa prospettiva che la Chiesa si fa presente in tutte le Nazioni in cui mantiene Rappresentanze diplomatiche, e aspira istituirne dove questo non è stato possibile.

La Santa Sede è sicura per la buona accoglienza data dai vari Paesi alla sua opera. Per questo essa esprime la propria fiducia nelle attività in cui vi è una responsabilità pubblica, in ciascuna nazione, per l’avvento di migliori condizioni di vita non solo a livello nazionale, ma per tutta la Famiglia umana.

4. È sulla scia di queste idee che mi rivolgo ai responsabili delle nazioni e, quindi, ai loro rappresentanti, affinché non cessino di a promuovere l’autentico bene delle persone, dei popoli, nell’ambito della Comunità internazionale. Siate sempre portatori della pace e del dialogo, in vista di una convivenza internazionale armoniosa per la costruzione di un mondo più umano e più pacifico. Impegnatevi nell’applicazione dell’etica politica, oggi più che mai necessaria quanto più si dispone di una grande varietà di mezzi tecnici, che portano con sé grandi risorse, sia per il progresso dell’individuo, che per la sua distruzione. Sono in gioco i Diritti individuali e sociali dell’uomo. La vita umana non può essere manipolata attraverso coercizioni fisiche o morali, derivate da interessi politici o finanziari. “Sia totale il rispetto per l’uomo, in cui risplende l’immagine di Dio” (Ioannis Pauli PP. II, Messaggio “Urbi et orbi”, 31 marzo 1991: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV, 1 (1991) 672).

Rinnovo, infine, il mio “pressante appello a quanti hanno pubbliche responsabilità - siano essi capi di Stato o di governo, legislatori magistrati e altri - perché assicurino con tutti i mezzi necessari, l’autentica libertà di coscienza di tutti coloro che risiedono nell’ambito della loro giurisdizione, con particolare attenzione ai diritti delle minoranze” (Ioannis Pauli PP. II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 8 dic 1990: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIII, 2 (1990) 1566). La libertà religiosa, che trova in questo Brasile, di cui siamo ospiti, un degno esempio, è il segnale per il risveglio dei popoli in cerca della vera libertà.

Ponendoci costantemente di fronte a questa missione mondiale di pace, nella giustizia e nella libertà, troveremo le parole e i gesti che, gradualmente, costruiranno un mondo degno delle creature umane, il mondo che Dio desidera per gli uomini, ai quali, illuminando le loro coscienze, ne affida la responsabilità.

Questi sono i voti, i desideri e gli auguri che il Papa rivolge agli illustri rappresentanti dei vari Paesi che si trovano qui. Che Dio vi ispiri! Che benedica le vostre patrie e protegga le vostre famiglie! Che Egli guidi la Comunità internazionale sul cammino della pace e della fratellanza!

 



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