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VISITA PASTORALE A VICENZA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CLERO, AI RELIGIOSI E ALLE RELIGIOSE

Cattedrale di Vicenza - Domenica, 8 settembre 1991

 

Fratelli e sorelle carissimi,

1. “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo . . . vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del Vangelo” (Fil 1, 2-7).

Con queste parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Filippi saluto tutti voi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose della cara diocesi di Vicenza, partecipi della comune grazia dell’apostolato concessa a me come successore di Pietro e Pastore della Chiesa universale, concessa anche a voi da Cristo mediante il sacramento del presbiterato e del diaconato e mediante il dono della vita consacrata. A voi manifesto la mia gioia nell’essere qui e la consolazione nel constatare il vostro zelo, la tenacia e l’ardimento nell’annuncio della parola di Dio, “senza timore alcuno” (Fil 1, 14), nonostante le insorgenti difficoltà della nostra epoca.

Saluto il vostro Vescovo, il caro Monsignor Pietro Giacomo Nonis, grato a lui, come a voi, per l’invito a visitarvi nella festa della Natività di Maria, la Vergine patrona di Vicenza.

Saluto il Vescovo emerito, Monsignor Arnoldo Onisto, e il Vescovo Ausiliare emerito, Monsignor Carlo Fanton.

Il mio pensiero va, altresì, a tutti i Vescovi delle Chiese del Triveneto, qui presenti col venerato fratello, il Cardinale Marco Cè, agli Arcivescovi e Vescovi della comunità vicentina, che servono la Santa Sede in altre Diocesi o nelle rappresentanze diplomatiche pontificie.

Un saluto particolarmente cordiale al Card. Sebastiano Baggio, con l’animo grato per il suo servizio alla Santa Sede.

2. Tra i frutti più rigogliosi del Regno di Dio, la vocazione religiosa e il ministero presbiterale occupano un posto particolare e sono segno di contraddizione nel mondo. “Se il mondo vi odia, - dice Gesù - sappiate che prima di voi ha odiato me” (Gv 15, 18).

Ogni vocazione testimonia il valore della gratuità e della novità, proprie della vita contemplativa e della dedizione al regno di Dio. Pertanto, la chiamata alla sequela di Cristo, che supera le logiche terrene, costituisce una forte provocazione evangelica.

Proprio per questo, già nel vivere radicalmente il sacerdozio cristiano e la consacrazione religiosa c’è il primo germe di quella “nuova evangelizzazione” di cui da anni ormai si parla come di un impegno prioritario dei credenti, impegno che le diocesi delle Venezie hanno fatto proprio nel Convegno ecclesiale di Aquileia-Grado del 1990. In passato la Comunità veneta sapeva di poter trasmettere la fede quasi spontaneamente. Oggi non è più così. Il contesto sociale è diventato pluralista, ed è percorso da tendenze secolarizzanti. I mezzi di comunicazione sociale sono talora causa di un inquietante livellamento nei costumi, e il benessere e il consumismo offuscano non di rado il messaggio di liberazione del Vangelo, rischiando di renderlo quasi estraneo alle coscienze.

È per questo che c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, capace di annunciare con forza che “la grazia e la verità vennero per mezzo di Cristo” (cf. Gv 1, 17), il quale nella Pasqua si è fatto l’autentico liberatore dell’uomo dal peccato, dalla morte e dal maligno, restituendolo all’amore del Padre. Come ridestare il desiderio di Dio e della sua salvezza?

Come rendersi strumenti docili dell’azione dello Spirito in questo itinerario missionario che intende riportare al centro dell’uomo l’ideale di vita proclamato da Cristo? Come ricondurre i cristiani ad essere coraggiosi testimoni delle proprie convinzioni religiose?

3. L’uomo contemporaneo può essere più facilmente raggiunto dal Vangelo attraverso la testimonianza della vita, del servizio disinteressato, e mediante il linguaggio dei segni sacramentali. La nuova evangelizzazione comporta pertanto in chi se ne assume l’impegno un ritorno allo stile di vita predicato da Cristo, in atteggiamento di fedeltà a Dio e di attenzione ai doveri sociali. Essa domanda inoltre la valorizzazione dei gesti sacramentali, che devono essere resi sempre più aderenti all’esperienza esistenziale.

Tra i momenti privilegiati di tale evangelizzazione c’è, in primo luogo il Giorno del Signore, nel quale la comunità ecclesiale rivive in pienezza il mistero di Cristo, raccogliendosi per la celebrazione dell’Eucaristia, “nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42). Il giorno festivo costituisce, perciò, l’occasione in cui la parola si fa esperienza e la celebrazione si traduce in rinnovamento di vita.

Dal Giorno del Signore si diparte, come necessario complemento, la testimonianza della carità, che è nello stesso tempo annuncio della novità operata dal Cristo. E la strada della carità, del dialogo, dell’accoglienza, non ambigua né falsamente irenica, riesce più di altre a superare preconcetti e distanze.

Altro aspetto importante dell’azione evangelizzatrice è la valorizzazione della religiosità popolare, particolarmente sviluppata un tempo fra le popolazioni venete: pietà ricca di richiami ai valori essenziali e ad una visione spirituale e provvidenziale dell’esistenza.

4. La nuova evangelizzazione incontra l’ostacolo duro dell’indifferenza. Sembra che taluni non abbiano interesse per Cristo e per il suo Vangelo e manifestino una certa diffidenza verso la Chiesa e il suo Magistero. Sazi di benessere, saturi di messaggi, essi si lasciano catturare dall’immediato e dall’utile, vivono in una maniera frammentaria, forse diffidenti verso il Mistero che oltrepassa ciò che vedono e godono. Rinviano la loro riflessione: “Ti ascolteremo un’altra volta!” (At 17, 31; 24, 25), essi sembrano esclamare, come gli Ateniesi a Paolo.

Eppure l’indifferenza religiosa non è un muro impenetrabile: l’autosufficienza non appaga, la tecnica non assicura; non di rado, anzi, provoca angoscia e alimenta nell’uomo moderno paure cariche di interrogativi. Senza tentennamenti, occorre dunque annunciare Cristo alla gente.

Ringrazio Dio perché so con quanta cura voi già vi impegnate in questo compito. Conosco la grande tradizione di catechesi che qualifica le vostre Chiese del Veneto. Con metodi aggiornati e fedeli alle finalità del catechismo, voi siete già allenati nel dedicare “profonda attenzione” all’uomo, così come il messaggio cristiano di per sé esige, e vi prodigate perché il messaggio diventi “mistero di comunione”. “Di dialogo, di comunione, di pace, gli uomini del nostro tempo sentono profondamente l’esigenza. Anche per questo la catechesi deve avere il suo centro vivo nel mistero di Cristo” (CEI, Il rinnovamento della catechesi, 70).

Nuova evangelizzazione significa, in questo contesto, dare chiarezza agli interrogativi e ricondurre al messaggio evangelico le istanze etiche che emergono nella società contemporanea.

5. La nuova evangelizzazione ha bisogno di testimoni. Occorre domandarsi seriamente se la vocazione cristiana sia sempre testimonianza trasparente e credibile della propria scelta di vita. Serpeggia a volte nel clero e nei religiosi un sentimento di insoddisfazione e di sfiducia; si tenta allora di diminuire le distanze col mondo e di affidarsi anche nella pastorale ai mezzi umani, i quali, poi, finiscono per deludere. Non è forse necessario spezzare con coraggio il cerchio dei compromessi e riprendere fiducia, come Simone, nella potenza della parola di Cristo? “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla: ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5, 5).

Le vocazioni di giovani desiderosi di seguire Cristo più da vicino fioriscono in genere attorno al Sacerdote e alla Religiosa che manifestano entusiasmo per la propria missione.

6. “Sono persuaso che Colui che ha iniziato in voi quest’opera, la porterà a compimento” (Fil 1, 6).

Oggi come ieri la vigna del Signore è vasta e richiede rinnovata dedizione. Nuovi popoli attendono di incontrarsi con Cristo e vasti spazi umani e culturali non sono ancora raggiunti dall’annuncio evangelico (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 86).

Siate docili allo Spirito: lasciatevi plasmare interiormente da Lui, per divenire sempre più conformi a Cristo. “Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall’opera dello Spirito” (Ivi, 87).

L’immagine di Cristo, voi lo sapete, porta i segni della passione. Gli attacchi e le calunnie fanno parte della sorte riservata ai discepoli di Cristo. Continuate dunque nel vostro impegno pastorale, confortati dalla serenità che viene dalla buona coscienza.

Non abbiate paura! Anche se vedete diminuire il numero di coloro che raccolgono l’invito del Maestro: “Vieni e seguimi”, non dimenticate mai l’esortazione: “Non temere, piccolo gregge!” (Lc 12, 32).

Voi, sorelle consacrate alla vita religiosa, non cedete alla stanchezza. Lasciatevi attrarre dalla grazia dello Spirito e dal carisma delle vostre Famiglie religiose, vivendo in pienezza l’amore di Cristo, per attuare il suo invito apostolico. Ritrovate ogni giorno nella preghiera personale e liturgica e nella contemplazione il conforto della piena fedeltà alla consacrazione e alla missione, l’ispirazione e il discernimento per le attività apostoliche, il giusto equilibrio tra attività e spiritualità.

Voi, Sacerdoti, manifestate costantemente la gioia della vostra identità, della vostra appartenenza a Cristo, del vostro essere ministri ordinati per l’evangelizzazione, per la santificazione e per la testimonianza della carità.

Date alla vostra fede la connotazione sicura di un’ecclesialità apostolica, attingendone l’alimento quotidiano nell’orazione, nella devota celebrazione eucaristica, nella precisa e sentita recita della Liturgia delle Ore. Alimentatevi di un’autentica, aggiornata cultura teologica, mediante l’ascolto della Parola di Dio, e la docile fedeltà al Magistero ecclesiastico. Camminate, poi, sulla strada tracciata dal Sinodo Diocesano che avete da poco celebrato, in stretta comunione col vostro Pastore.

Coltivate sempre la speranza cristiana, fondamento di serenità e di sicurezza. Di essa è modello perfetto Maria, “colei che ha creduto al compimento della Parola del Signore” (Lc 1, 45). Amate la Madonna e diffondete tra le popolazioni a voi affidate una tenera, schietta, concreta devozione verso di Lei. Vi protegga sempre la Vergine e sostenga in particolare quanti fra voi sono anziani e ammalati, stanchi e provati dalla fatica.

Così termino quella mia risposta alle vostre domande, che è una risposta di tutti noi. Il Papa non ha rivelato niente, ma ha interpretato le nostre preoccupazioni e la nostra comune testimonianza, quello che ci fa essere Chiesa. Vi ringrazio del vostro ascolto.

 



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