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VISITA PASTORALE IN FRIULI-VENEZIA GIULIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA CITTADINANZA DI PORDENONE

Piazza del Municipio di Pordenone - Giovedì, 30 aprile 1992

 

Signor Sindaco, Illustri Autorità presenti,
Cari fratelli e sorelle!

1. Con gioia sono qui tra voi stasera per portarvi il mio saluto cordiale e beneaugurante. Saluto e ringrazio il Signor Sindaco per il nobile indirizzo, con cui s’è reso interprete dei comuni sentimenti e ha esposto le preoccupazioni e le speranze dell’intera cittadinanza. Estendo il mio saluto alle Autorità convenute, in primo luogo ai Sindaci della Diocesi e ai Presidenti delle province di questo territorio tra Livenza e Tagliamento, che ben rappresentano la molteplicità e le caratteristiche di tante piccole città e paesi, posti tra i monti e il mare. Uno speciale pensiero rivolgo, infine, al caro Monsignor Sennen Corrà, Vescovo di questa Chiesa, sorta oltre sedici secoli orsono dalla prima comunità di credenti dell’antica città romana di Concordia.

2. Terra nobile e antica la vostra, carissimi fratelli e sorelle!

Terra variegata per peculiarità geografiche, etniche e linguistiche, oltre che per caratteristiche sociali e per suddivisioni amministrative, che ne fanno un punto di congiunzione e di raccordo tra due regioni diverse. Ci incontriamo, stasera, in questa Città, che è diventata di fatto capoluogo della Diocesi, e da qualche anno ha l’onore di ospitare la Sede vescovile, situata per oltre mille anni dapprima in Concordia e poi nella vicina Portogruaro. Ci troviamo ora nell’antico centro storico della vostra Città, che raccoglie in breve spazio le testimonianze, venerande ed eleganti insieme, della Chiesa locale - con la svettante torre campanaria e il Duomo di san Marco - e dell’antica Comunità civile. San Marco evangelista è vostro patrono principale da epoche remote, prima ancora che Venezia estendesse sin qui il proprio dominio; per la “Lozza”, o aula delle assemblee popolari o consiliari, il pittore Varotari, detto il Padovanino, dipinse nella seconda metà del Cinquecento una mirabile raffigurazione del santo Evangelista e delle nozze mistiche di santa Caterina d’Alessandria. Il Vangelo era allora considerato fondamento anche del vivere civile. Lo ricordo volentieri per sottolineare che cordiali e stabili furono sempre, in Pordenone, i rapporti fra la Comunità religiosa e quella civile. In questa vostra terra hanno avuto i natali, oltre al grande artista Giovanni Antonio Pordenone, due Francescani, dei quali anche ben fuori di qui è noto da sempre e continua a risuonare il nome: il Beato Odorico, missionario ed esploratore intrepido, vissuto al tempo di Dante, fra il Due e il Trecento, e il Servo di Dio Padre Marco da Aviano, conosciuto anche nella mia Patria per il contributo spirituale offerto all’unità delle forze politiche e militari, dalle quali fu scongiurato, nel 1683, attorno a Vienna, il gravissimo pericolo che incombeva su tutto l’Occidente cristiano.

3. Mi pare legittimo, anzi doveroso, ricordare la funzione insostituibile svolta su questo territorio, fin dal secolo quarto della nostra era, dalla Chiesa sotto la guida dei suoi Vescovi. Vitalmente uniti con la Santa Sede e con il Patriarca di Aquileia, i vostri Pastori si presero cura paterna e assidua delle popolazioni che vivevano su un territorio sostanzialmente immutato nei secoli, definito com’è dal mare e dai monti, tra due fiumi che contribuiscono all’unitaria omogeneità degli abitanti. Pur nella varietà delle giurisdizioni civili e delle vicissitudini storiche e sociali, la Chiesa, responsabilmente guidata dai suoi Vescovi e da un Clero che ha sempre condiviso le condizioni di vita del popolo, ha costituito, e continua a costituire, un efficacissimo fattore di unione, anzi di comunione, sia fra le Comunità parrocchiali del piano e del monte, che fra le popolazioni viventi in contigue e affini zone civili, solo di recente suddivise amministrativamente in Regioni.

4. Oggi, questo vostro territorio si distingue per la capacità lavorativa e l’inventiva imprenditoriale delle sue popolazioni, al punto da aver acquistato rilievo, per le sue industrie, anche in campo internazionale. La vostra terra si qualifica, inoltre, per la capacità di accoglienza, da decenni espressa nei confronti di una immigrazione prima di carattere nazionale e ora anche europeo ed extracomunitario. Pordenone è diventata così, in conseguenza di questi apporti molteplici ed eterogenei, una città sostanzialmente “nuova”. È anzi l’intera zona tra Livenza e Tagliamento, assieme al resto del Friuli Venezia Giulia e del Veneto Orientale, che è venuta assumendo, e ancor più col tempo assumerà, particolare importanza anche come “frontiera aperta”, ponte di incontro tra le varie regioni di confine, in vista di quella nuova Europa, nella quale possano ritrovarsi uniti i Paesi che storicamente il cristianesimo ha caratterizzato nel loro sorgere, crescere, coagularsi. Naturalmente, può accadere che un territorio antico, così straordinariamente rinnovato e segnato dallo sviluppo sociale ed economico, corra il rischio di perdere la propria identità tradizionale e fatichi a ridefinirne una nuova. Può accadere anche che in questo processo si indeboliscano o addirittura vengano meno valori di fede e di morale, essenziali per la consistenza umana e cristiana di una civiltà che voglia restare aperta al riconoscimento della grandezza della persona creata da Dio e redenta da Gesù Cristo. La Chiesa di Concordia-Pordenone deve adoperarsi perché lo sviluppo così eccezionale del territorio non mortifichi le esigenze più profondamente umane della persona; perché il progresso crescente non abbia a coincidere con quella affannosa corsa al denaro e al consumo, che finirebbe per attenuare e forse spegnere la diffusa attenzione ai valori dello spirito, che ha caratterizzato tanti secoli di tradizione umana e cristiana di queste popolazioni.

5. Ecco delineato per voi, carissimi fratelli e sorelle, il compito urgente di questi prossimi anni. Io confido che sui fattori di debilitazione della credenza religiosa e di degrado della pratica morale abbiano a prevalere, con la grazia del Signore, le convergenti volontà dei buoni, illuminate dai principi e dai convincimenti che derivano direttamente dalla fede. Sino a oggi tali principi sono stati trasmessi in forza di una profonda e schietta tradizione cristiana, vitalmente custodita nella famiglia, nella parrocchia, nella Chiesa diocesana. Vostro compito è, oggi, di rivitalizzarli. Vi esorto a ritornare alle sorgenti, per attingere alle acque limpide delle vostre tradizioni le energie necessarie per ridare vita e slancio alle vostre comunità. La mia visita vuole essere un sostegno alle iniziative ecclesiali di carattere culturale e sociale, ma vuole recare anche un caloroso incoraggiamento alla fatica delle autorità civili, la cui azione deve essere coraggiosamente volta all’identico obiettivo di costruzione della “città” per l’uomo in nome di quei valori che, per essere profondamente umani, non possono non essere nel contempo autenticamente cristiani. Sia per tutti voi punto di riferimento sicuro il messaggio che l’evangelista San Marco, patrono di questa Città di Pordenone, continua ad affidarvi.

Vi incoraggi la fede di santo Stefano, patrono della Diocesi di Concordia-Pordenone. Guidino i vostri passi sulle vie della nuova evangelizzazione il Beato Odorico e il venerabile Marco da Aviano.

E su voi tutti scenda, propiziatrice di celesti favori, di serena pace per i credenti, di buona volontà per le coscienze che cercano la verità, di salute per i malati, di consolazione per gli afflitti, la mia benedizione.

 



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