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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI AMMALATI E AI RAPPRESENTANTI
DEL MONDO DEL VOLONTARIATO

Cattedrale di Santa Maria Assunta a Crema (Cremona)
Sabato, 20 giugno 1992

 

1. Mi rivolgo a voi, carissimi fratelli e sorelle ammalati, parte eletta della Chiesa di Crema, che con la vostra testimonianza indicate chiaramente la strada su cui cammina la redenzione del mondo. Mi rivolgo, a voi, carissimi operatori della carità e animatori dell’attività missionaria, che col vostro impegno, contribuite a diffondere il Vangelo della speranza e della carità. A tutti voi qui riuniti porgo il mio saluto affettuoso. La vostra presenza in questa splendida cattedrale, simbolo eloquente della comunità diocesana, costituisce un invito a riflettere. Guardando a questa vostra assemblea, ci si sente condotti al cuore stesso del mistero di Cristo: la Croce; al culmine delle virtù: la carità e da qui fino al centro dell’impegno cristiano: la missione. Schiere innumerevoli di fedeli, nel corso dei secoli, sono accorse a venerare il Crocifisso in questo vostro duomo. Una pietà popolare, semplice e sapiente perché sostenuta dalla fede, ha saputo scorgere nel volto di Cristo una sublime dignità; ha saputo cogliere, al di là degli occhi socchiusi dal dolore, una serenità imperturbabile e profonda, eloquentemente espressa nella parola risolutiva: “Tutto è compiuto!” (Gv 19, 30). Nella Croce, l’opera divina della redenzione raggiunge veramente il suo totale compimento.

2. La Croce è l’evento che capovolge la storia dell’umanità: solo in essa si opera il vero e radicale cambiamento. Vinta la morte, scacciato il principe di questo mondo, la terra diventa il teatro delle meraviglie di Dio. La benedizione impartita con la Croce che qui è venerata ha aperto da sempre orizzonti di grazia e di conforto. Qui, ormai da molte generazioni, non cessa di confluire un immenso fiume di sofferenza e di dolore, e da questo luogo benedetto parte un abbondante flusso di misericordia e di pace interiore, propiziato anche dall’intercessione del santo Patrono della diocesi, il medico Pantaleone, a compimento della promessa: “Ogni lacrima sarà asciugata, ogni sofferenza confortata, ogni pena sostenuta e illuminata”. Cari ammalati, porzione prediletta dell’umanità credente, la Chiesa vi riconosce come figli amatissimi! Voi siete al centro dell’opera salvifica di Cristo perché condividete e portate in maniera più concreta dietro a Lui la Croce di ogni giorno. La vostra collaborazione è decisiva per l’avvento del Regno di Dio. Con il fiducioso abbandono alla Provvidenza celeste voi richiamate costantemente l’essenziale parola del messaggio evangelico, proponendo a tutti la strada stretta della fedeltà che porta alla meta definitiva; indicate che non c’è annuncio più vero, dono più grande, desiderio più intenso che cercare la risposta là dove essa sembra impossibile. Nel mistero pasquale, mistero di Croce e di gloria, la vittoria passa attraverso un’apparente sconfitta, la vita vince la morte, l’amore trionfa su ogni violenza, il perdono distrugge il peccato. La Croce è fonte di serenità e di pace, di conforto e di audacia apostolica: che essa possa esserlo soprattutto per voi, carissimi ammalati.

3. Mi rivolgo ora con affetto a voi, operatori della carità, che costituite una concreta espressione della solidarietà di questa Chiesa. Con il vostro apostolato, con la vostra presenza accanto a chi soffre e a chi è in difficoltà, voi rendete un grande servizio all’annuncio evangelico: la carità, infatti, è l’anima di tutte le virtù e riassume l’intero insegnamento di Cristo. Sono lieto di sottolinearlo proprio in questo giorno, 20 giugno, nel quale si celebra la Giornata del Rifugiato Africano, un’iniziativa umanitaria che ha per fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e i Governi circa la sorte di tante persone costrette dalla situazione politica, dalla guerra, da cataclismi naturali a lasciare la propria terra e a cercar scampo altrove. In questa, come in ogni altra circostanza di privazione e di sofferenza, i figli della Chiesa sanno essere in prima fila nel recare il loro contributo di aiuto e di sollievo. Se le barriere dell’indifferenza si fanno più resistenti, la carità ha la forza di abbatterle; se la superficialità e l’individualismo rischiano di rendere meno respirabile il clima dell’umana convivenza, la carità può rinnovarlo e purificarlo; se il cerchio dell’egoismo è sempre più stretto e soffocante, la carità, solo la carità, è in grado di spezzarlo definitivamente. Occorre che i credenti diano speranza ai propri fratelli attraverso l’umile e gioiosa testimonianza dell’amore solidale. “Vedete come si amano!”: si diceva dei primi cristiani, che nel loro apostolato riuscirono a superare con la forza dell’amore ogni ostacolo e difficoltà. È stato così in tutte le epoche di crisi nella storia della Chiesa, quando si sono avuti cambiamenti radicali e sconvolgenti; è stato così per le età più splendide, quando nelle comunità ecclesiali sono venuti alla luce capolavori immortali, rimasti come punti di riferimento nell’esperienza dei credenti.

Carissimi fratelli e sorelle, lasciatevi attrarre dalle vette della divina carità! Anche la nostra età ha bisogno di persone capaci di vincere l’appiattimento e la mediocrità; l’umanità di oggi ha sete di concretezza e di fatti: cerca testimoni e apostoli. Carissimi operatori della carità, la Chiesa vi ringrazia, vi stima e cammina con voi.

4. Mi rivolgo infine a voi, animatori dell’attività missionaria, che con la vostra scelta pastorale sottolineate in che cosa consista nel fondo la missione del cristiano: annunciare Cristo e edificare il suo Regno di giustizia e di santità. La dimensione missionaria connota in effetti ogni aspetto della vita della Chiesa. Nella cura d’anime numerosi sacerdoti conducono i fedeli, mediante un’opera silenziosa e solerte, alla scoperta delle profondità del mistero. Nella missione alle genti molte persone coraggiose spendono le loro migliori energie per animare le culture con la forza del Vangelo. Grazie per la vostra generosità! Essa richiama allo spirito i numerosi missionari e missionarie che lontani dalle loro case operano per la diffusione della Buona Novella. Penso con riconoscenza alle famiglie, che hanno generosamente donato alla Chiesa i loro figli per un così importante servizio apostolico. Lo spirito missionario costituisca per ciascuno lo stimolo costante a un sempre maggiore impegno al servizio del Vangelo.

5. La vostra Diocesi vive attualmente un momento di grazia particolare: il cammino verso il Sinodo. Si tratta di un’esperienza esaltante di comunione che promuove e coordina i doni elargiti dalla generosità dello Spirito. Il Sinodo, infatti, sottopone ad analisi attenta la situazione della fede in questa terra, per favorire la presa di coscienza lucida e appassionata dei problemi nuovi e antichi e formulare proposte operative volte a rendere incisivo per l’uomo di oggi l’eterno messaggio della salvezza. Questo obiettivo dell’Assemblea Sinodale sarà raggiunto innanzitutto grazie al contributo privilegiato di chi, essendo nella sofferenza, è in grado di richiamare a tutti la Croce, quale sorgente dell’azione salvifica di Cristo redentore dell’uomo. Il Sinodo attende, poi, l’intervento concreto e arricchente della solidarietà ecclesiale, che pone al suo centro il comandamento della carità, anima dell’intero progetto evangelico. Per la riuscita del Sinodo indispensabile sarà, infine, la vostra disponibilità, cari animatori dell’attività missionaria, che qui rappresentate tutti gli operatori pastorali – presbiteri, membri dei Consigli pastorali e delle Commissioni sinodali – chiamati a nuove aperture e al tempo stesso a una profonda e solida adesione personale a Cristo.

Affido alla materna intercessione di Maria Santissima questo importante avvenimento ecclesiale e, mentre esorto ciascuno ad apportarvi con senso di viva responsabilità il proprio contributo, invoco dallo Spirito Santo sul vostro comune sforzo il dono di una intraprendenza pastorale illuminata e prudente. “Ave Crux!”. Amen.

 



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