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VIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI

Cherry Creek State Park, Denver
Sabato 14 agosto 1993

 

PARTE PRIMA

Cari giovani,
Giovani pellegrini sul sentiero della Vita,

"Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" ( Gv 10,10).

1. Questa sera queste parole di Cristo sono rivolte a voi, giovani riuniti per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Gesù dice queste parole nella parabola del Buon Pastore. Il Buon Pastore: che splendida immagine di Dio! Trasmette qualcosa di profondo e di personale sul modo in cui Dio si preoccupa di tutto ciò che ha fatto. Nella moderna metropoli è improbabile che voi vediate un pastore che cura il suo gregge. Ma possiamo riferirci alle tradizioni del Vecchio Testamento, in cui la parabola è profondamente radicata, al fine di comprendere la sollecitudine amorevole del Pastore verso il suo gregge.

Il Salmo dice: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla" (Sal 23,1). Il Signore, il Pastore è Dio-Jahvè. Colui che ha liberato il suo popolo dall’oppressione nella terra del suo esilio. Colui che si è rivelato sul Monte Sinai come il Dio dell’Alleanza: "Se vorrete ascoltare la mia voce e custodire la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra" (Es 19,5).

Dio è il Creatore di tutto ciò che esiste. Sulla terra che ha creato ha posto l’uomo e la donna: "maschio e femmina li creò" ( Gen 1,27). "Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate... su ogni essere vivente che striscia sulla terra" ( Ivi, 28).

2. Il posto speciale degli esseri umani tra tutto ciò che Dio ha creato sta nel fatto che a loro è stata data la partecipazione alla stessa sollecitudine e provvidenza di Dio verso tutto il creato. Il Creatore ha affidato il mondo a noi, come un dono e una responsabilità. Egli, che è Provvidenza eterna, Colui che guida tutto l’Universo verso il suo destino finale, ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, cosicché anche noi potessimo diventare "provvidenza" – una provvidenza saggia e intelligente, che guida lo sviluppo umano e lo sviluppo del mondo lungo il sentiero dell’armonia con la volontà del Creatore, per il benessere della famiglia umana e il compimento della vocazione trascendente di ciascun individuo.

3. Ciononostante, milioni di uomini e di donne vivono senza rendersi conto di quello che fanno né di quello che succede. Qui, questo pomeriggio, nel Cherry Creek State Park di Denver, rappresentate la gioventù del mondo, con tutti i quesiti di cui hanno bisogno e che hanno diritto a porsi i giovani della fine del XX secolo.

Il nostro tema è la vita, e la vita è piena di mistero. La scienza e la tecnologia hanno fatto progressi enormi per scoprire i segreti della nostra vita naturale, ma un esame superficiale della nostra esperienza personale indica che ci sono molte altre dimensioni per la nostra esistenza individuale e collettiva su questo pianeta. Il nostro cuore inquieto cerca al di là dei nostri limiti, ai confini della nostra capacità di pensare e amare: pensare e amare l’incommensurabile, l’infinito, la forma assoluta e suprema dell’Essere. Il nostro sguardo interiore si estende verso l’orizzonte il limitato delle nostre speranze ed aspirazioni. E in mezzo a tutte le contraddizioni della vita, cerchiamo il vero significato della vita. Ci meravigliamo e ci chiediamo, perché?

Perché sono qui? Perché esisto? Cosa devo fare?

Tutti ci poniamo queste domande. L’umanità nella sua totalità avverte l’urgente necessità di dare un senso e uno scopo ad un mondo in cui aumenta la complessità e la difficoltà di essere felici. Tutti i Vescovi del mondo riuniti nel Concilio Vaticano Secondo si sono espressi in questo modo: "...Di fronte all’evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali [...] Che apporta l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?" ( Gaudium et spes, 10).

Smettere di porsi queste domande significa rinunciare alla grande avventura di cercare la verità della vita.

4. Sapete quanto sia facile evitare le questioni fondamentali. Ma la vostra presenza qui manifesta che voi non vi sottrarrete alla realtà e alla responsabilità!

Vi preoccupate per il dono della vita che Dio vi ha dato. Confidate in Cristo quando dice: "Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" ( Gv 10,10).

La nostra Veglia inizia con un atto di fiducia nelle parole del Buon Pastore. In Gesù Cristo il Padre esprime l’intera verità riguardo alla creazione. Crediamo che nella vita, nella morte e risurrezione di Gesù, il Padre riveli tutto il suo amore per l’umanità. Ecco perché Cristo parla di sé come "la porta delle pecore" (Gv 10,7). In quanto porta, egli veglia sulle creature a lui affidate. Ci conduce verso i buoni pascoli: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo" (Gv 10,9).

Gesù Cristo è veramente il Pastore del mondo. I nostri cuori devono essere aperti alle sue parole. Per questo siamo venuti a questo Incontro Mondiale della Gioventù: da ogni Stato e Diocesi negli Stati Uniti, da tutte le Americhe, da ogni Continente: tutti qui rappresentati dalle bandiere che i vostri delegati hanno innalzato per manifestare che nessuno qui stasera è uno straniero. Siamo tutti una sola cosa in Cristo. Il Signore ci ha condotti come conduce il gregge:

Il Signore è il nostro Pastore: non manchiamo di nulla.
Su pascoli erbosi ci fa riposare.
Ad acque tranquille ci conduce;
rinfresca le nostre anime.
Se dovessimo camminare in una valle oscura
non temeremo alcun male, perché lui è al nostro fianco.
Egli ci dà coraggio (cf. Sal 23).

Mentre meditiamo insieme sulla Vita che Gesù offre, vi chiedo di avere il coraggio di impegnarvi nella verità. Abbiate il coraggio di credere alla Buona Novella sulla Vita che Gesù insegna nel Vangelo. Aprite le vostre menti e i vostri cuori alla bellezza di tutto ciò che Dio ha fatto e al suo amore speciale, personale per ciascuno di voi.

Giovani del mondo, ascoltate la sua voce!
Ascoltate la sua voce e seguitelo!
Solo il Buon Pastore vi condurrà alla piena verità sulla Vita.

PARTE SECONDA

1. A questo punto i giovani riuniti a Denver potrebbero chiedersi: cosa sta per dire il Papa sulla Vita?

Le mie parole saranno una professione della fede di Pietro, il primo Papa. Il mio messaggio non sarà diverso da quanto è stato tramandato fin dall’inizio, perché non è mio, ma è la Buona Novella di Gesù Cristo stesso.

Il Nuovo Testamento presenta Simone – che Gesù ha chiamato Pietro, la roccia – come un vigoroso, appassionato discepolo di Cristo. Ma egli ha anche dubitato e, in un momento decisivo, ha perfino negato di essere un seguace di Gesù. Eppure, nonostante queste debolezze umane, Pietro è stato il primo discepolo a fare pubblica professione di fede nel Maestro. Un giorno Gesù ha chiesto: "Voi chi dite che io sia?" e Pietro rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

A cominciare da Pietro, il primo testimone apostolico, innumerevoli testimoni, uomini e donne, giovani e vecchi, di ogni nazione della terra, hanno proclamato la loro fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il Redentore dell’uomo, il Signore della storia, il Principe della Pace. Come Pietro, essi hanno chiesto: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" ( Gv 6,68).

Questa sera noi professiamo la stessa fede di Pietro. Noi crediamo che Gesù Cristo ha parole di Vita, e che egli dice queste parole alla Chiesa, a tutti coloro che aprono le loro menti e i loro cuori a lui con fede e fiducia.

2. "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Gv 10,11). La nostra prima riflessione è ispirata da queste parole di Gesù nel Vangelo di San Giovanni.

Il Buon Pastore offre la vita. La morte attacca la Vita.

A livello della nostra esperienza umana, la morte è il nemico della vita. È un intruso che frustra il nostro naturale desiderio di vivere. Ciò è particolarmente evidente nel caso di una morte prematura o violenta, e soprattutto nel caso dell’uccisione di innocenti.

Non sorprende quindi che tra i Dieci Comandamenti il Signore della Vita, il Dio dell’Alleanza, abbia detto sul Monte Sinai "Non uccidere" ( Es 20,13; cf. Mt 5,21).

Le parole "non uccidere" furono scolpite sulle tavole dell’Alleanza – sulle tavole di pietra della Legge. Ma, ancor prima, questa legge era scolpita nel cuore umano, nel santuario di ciascuna coscienza individuale. Nella Bibbia, il primo a sperimentare la forza di questa legge fu Caino, che uccise suo fratello Abele. Immediatamente dopo questo terribile crimine, egli avvertì tutto il fardello dell’aver infranto il comandamento di non uccidere. Anche se cercò di sfuggire alla verità dicendo: "Sono forse il guardiano di mio fratello?" (Gen 4,9), la voce interiore continuava a ripetergli: "Sei un assassino". La voce era la sua coscienza, e non poteva essere messa a tacere.

3. Con il tempo, le minacce contro la vita non vengono meno. Esse, al contrario, assumono delle dimensioni enormi. Non si tratta soltanto di minacce provenienti dall’esterno, di forze della natura o dei "Caino" che assassinano gli "Abele"; no, si tratta di minacce programmate in maniera scientifica e sistematica.

Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti. I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile.

Allo stesso modo, dei falsi modelli di progresso hanno portato a mettere in pericolo l’equilibrio ecologico della terra. L’uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore – era chiamato ad essere il buon pastore dell’ambiente, contesto della sua esistenza e della sua vita. È il compito che ha ricevuto da molto tempo e che la famiglia umana ha assunto non senza successo lungo tutta la sua storia, fino a un’epoca recente, in cui l’uomo è divenuto egli stesso il distruttore del suo ambiente naturale. Questo è già avvenuto in alcuni luoghi, dove si sta compiendo.

Ma c’è dell’altro. Assistiamo anche alla diffusione di una mentalità di lotta contro la vita – un atteggiamento di ostilità vero la vita nel seno materno e verso la vita nelle sue ultime fasi. È nel momento in cui la scienza e la medicina riescono ad avere una maggiore capacità di vegliare sulla salute e sulla vita, che, per l’appunto, le minacce contro la vita si fanno più insidiose. L’aborto e l’eutanasia – omicidio vero e proprio di un autentico essere umano – vengono rivendicati come dei "diritti" e delle soluzioni a dei "problemi", problemi individuali o problemi della società. La strage degli innocenti non è un atto meno peccaminoso o meno distruttivo solo perché viene compiuto in modo legale o scientifico. Nelle metropoli moderne, la vita – primo dono di Dio e diritto fondamentale di ogni individuo, base di tutti gli altri diritti – è spesso trattata tutt’al più come una merce da organizzare, da commercializzare e da manipolare a proprio piacimento.

Tutto questo avviene mentre Cristo il Buon Pastore, vuole che noi abbiamo la vita. Egli conosce ciò che minaccia la vita; sa riconoscere il lupo che arriva per rapire e disperdere le pecore. Egli sa individuare quanti tentano di entrare nel gregge, ma sono ladri e mercenari (cf. Gv 10,1. 13). Si accorge di quanti giovani dissipano la loro esistenza fuggendo nell’irresponsabilità e nella falsità. Droga, abuso di sostanze alcoliche, pornografia e disordine sessuale, violenza: ecco alcuni gravi problemi che richiedono una seria risposta dalla società intera, in ogni Paese e a livello internazionale. Ma essi sono anche tragedie personali da affrontare con atti concreti interpersonali di amore e di solidarietà, grazie ad un grande rinnovamento della propria responsabilità personale davanti a Dio, davanti agli altri e davanti alla nostra stessa coscienza. Siamo i custodi dei nostri fratelli! (cf. Gen 4,9).

4. Perché le coscienze dei giovani non si ribellano a questa situazione, soprattutto al male morale che deriva dalle scelte personali? Perché tanti si adagiano in atteggiamenti e comportamenti che offendono la dignità umana e deturpano l’immagine di Dio in noi? Sarebbe normale che la coscienza individuasse il pericolo mortale per l’individuo e per l’umanità racchiuso nella facile accettazione del male e del peccato.

Eppure non è sempre così. È forse perché la stessa coscienza sta perdendo la facoltà di distinguere il bene dal male?

In una cultura tecnologica in cui i popoli sono abituati a dominare la materia, scoprendo le sue leggi e i suoi meccanismi al fine di trasformarla secondo la propria volontà, sorge il pericolo di voler anche manipolare la coscienza e le sue esigenze. In una cultura che sostiene che nessuna verità universalmente valida è possibile, nulla è assoluto. Perciò, alla fine – dicono – la bontà oggettiva e il male non hanno più importanza. Bene significa ciò che è piacevole o utile in un momento particolare.

Male significa ciò che contraddice i nostri desideri soggettivi. Ogni persona può costruirsi un sistema privato di valori.

5. Cari giovani, non cedete a questa diffusa falsa moralità. Non soffocate la vostra coscienza! La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio (cf. Gaudium et spes, 16). "Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire" (Ivi). Questa legge non è una legge umana esteriore, bensì la voce di Dio, che ci chiama a liberarci dalla morsa di desideri malvagi e dal peccato, e ci stimola a cercare ciò che è buono e vero. Solo ascoltando la voce di Dio nel nostro intimo, e agendo in conformità alle sue direttive, raggiungerete la libertà a cui anelate. Come ha detto Gesù, solo la verità vi farà liberi (cf. Gv 8,32). E la verità non è il frutto dell’immaginazione di ciascun individuo. Dio vi ha dato l’intelligenza per conoscere la verità, e la volontà di raggiungere ciò che è moralmente buono. Vi ha dato la luce della coscienza per guidare le vostre decisioni morali, per amare il bene ed evitare il male. La verità morale è oggettiva, e una coscienza adeguatamente formata può percepirla.

Ma se la stessa coscienza è stata corrotta, come può sanarsi? Se la coscienza – che è luce – non illumina più, come possiamo vincere il buio morale? Gesù dice: "La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!" ( Mt 6,22-23).

Ma Gesù dice anche: "Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). Se seguite Cristo restituirete alla coscienza il suo giusto posto e il ruolo che le è proprio, e sarete la luce del mondo, il sale della terra (cf. Mt 5,13).

Una rinascita della coscienza deve venire da due sorgenti: innanzitutto, lo sforzo di conoscere con certezza la verità oggettiva, compresa la verità su Dio; e in secondo luogo, la luce della fede in Gesù Cristo, che solo ha parole di vita.

6. Con lo splendido scenario delle montagne del Colorado, con la sua aria pura che infonde pace e serenità alla natura, l’anima si innalza spontaneamente per cantare la lode del Creatore: "O Signore, nostro Dio, quanto grande è il tuo nome su tutta la terra" (Sal 8,2).

Giovani pellegrini, il mondo visibile è come una mappa che mostra il cielo, la dimora eterna del Dio vivente. Impariamo a vedere il Creatore contemplando la bellezza delle sue creature. In questo mondo risplendono la bontà, la saggezza e il potere onnipotente di Dio. E l’intelligenza umana anche dopo il peccato originale – che non è stata offuscata dall’errore o dalla passione – può scoprire la mano dell’Artista nelle opere meravigliose che ha compiuto. La ragione può conoscere Dio per mezzo del libro della natura: un Dio personale, infinitamente buono, saggio, potente ed eterno, che trascende il mondo e, nello stesso tempo, è presente nel più intimo delle sue creature. San Paolo scrive: "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" ( Rm 1,20).

Gesù ci ha insegnato a vedere la mano del Padre nella bellezza dei gigli del campo, negli uccelli del cielo, nella notte stellata, nei campi pronti per il raccolto, nei visi dei bambini e nelle necessità del povero e dell’umile. Se osservate l’universo con cuore puro, anche voi vedrete il volto di Dio (cf. Mt 5,8), perché rivela il mistero dell’amore provvidenziale del Padre.

I giovani sono particolarmente sensibili alla bellezza della natura e la sua contemplazione li ispira spiritualmente. Tuttavia deve essere una contemplazione autentica. Una contemplazione che non riveli il volto di un Padre personale, intelligente, libero e amoroso, ma che giunga solamente alla figura oscura di una divinità impersonale o di una forza cosmica, non è sufficiente. Non dobbiamo confondere il Creatore con la sua creazione.

La creatura non ha vita per sé stessa ma per mezzo di Dio. Nello scoprire la grandezza di Dio, l’uomo scopre la posizione unica che occupa nel mondo visibile: "Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Sal 8,6-7). Sì, la contemplazione della natura non solo rivela il Creatore, ma anche il ruolo dell’essere umano nel mondo che ha creato. Con fede, rivela la grandezza della nostra dignità come esseri creati a sua immagine.

Per avere la vita e averla in abbondanza, per ristabilire l’armonia originale della creazione, dobbiamo rispettare questa immagine divina in tutta la creazione e, in modo particolare, nella stessa vita umana.

7. Quando la luce della fede penetra questa consapevolezza naturale, noi raggiungiamo una nuova certezza. Le parole di Cristo risuonano in piena verità: "Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza".

Contro tutte le forze della morte, nonostante tutti i falsi maestri, Gesù Cristo continua a offrire all’umanità l’unica vera e realistica speranza. Egli è il vero Pastore del mondo. E questo perché lui e il Padre sono una cosa sola (cf. Gv 17,22). Nella sua divinità egli è una cosa sola col Padre; nella sua umanità egli è una cosa sola con noi.

Poiché ha assunto su di sé la nostra condizione umana. Gesù Cristo può trasmettere a tutti coloro che sono uniti a lui nel Battesimo la Vita che ha in sé. E poiché nella Trinità Vita è Amore, il vero amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è stato donato (cf. Rm 5,5). La Vita e l’amore sono inseparabili: l’amore di Dio per noi, e l’amore che noi offriamo a nostra volta – amore di Dio e amore per ogni fratello e sorella. Questo sarà il tema dell’ultima parte della nostra riflessione più tardi questa sera.

PARTE TERZA

Cari giovani pellegrini,

1. Lo Spirito vi ha condotti a Denver per riempirvi di nuova Vita: per darvi una fede, una speranza e un amore più forti. Tutto in voi – mente e cuore, volontà e libertà, doni e talenti – tutto è stato preso dallo Spirito Santo al fine di far di voi "pietre vive" della "casa spirituale" che è la Chiesa (cf. 1Pt 2,5). Questa Chiesa è inseparabile da Gesù; egli la ama come lo sposo ama la sposa. Questa Chiesa oggi, negli Stati Uniti e in tutti i Paesi da cui provenite, ha bisogno dell’affetto e della cooperazione del suo giovane popolo, la speranza del suo futuro. Nella Chiesa ciascuno ha un ruolo da svolgere, e tutti insieme noi costruiamo l’unico Popolo di Dio.

Mentre si avvicina il Terzo Millennio, la Chiesa sa che il Buon Pastore continua, come sempre, ad essere la sicura speranza di umanità. Gesù cristo non cessa mai di essere la "porta delle pecore". E nonostante la storia dell’umanità pecchi contro la vita, egli non cessa mai di ripetere con la stessa forza e lo stesso amore: " Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" ( Gv 10,10)?

2. Come è possibile? Come può Cristo darci la Vita, se la morte fa parte della nostra esistenza terrena? Come è possibile se "è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (Eb 9,27)?

Gesù stesso fornisce la risposta – e la risposta è una dichiarazione suprema di Amore Divino, un culmine della rivelazione del Vangelo riguardante l’amore di Dio Padre per tutta la creazione. La risposta è già presente nella parabola del Buon Pastore. Cristo dice: " Il buon pastore offre la vita per le pecore" ( Gv 10,11).

Cristo il Buon Pastore è presente in mezzo a noi, in mezzo ai popoli, alle nazioni, alle generazioni e alle razze, come Colui che "offre la sua vita per le pecore". Cos’è questo se non l’amore più grande? Era la morte dell’Innocente: "Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito" (Mt 26,24). Cristo sulla croce è un segno di contraddizione per tutti i crimini contro il comandamento di non uccidere. Egli ha offerto la propria vita in sacrificio per la salvezza del mondo. Nessuno può togliergli quella vita umana, ma egli la offre di sua volontà. Egli ha il potere di offrirla e il potere di riprendersela (cf. Gv 10,18). È stato un autentico dono di sé. È stato un atto sublime di libertà.

Sì, il Buon Pastore offre la sua vita. Ma solo per riprendersela (cf. Gv 10,17). E nella nuova vita della Risurrezione egli è diventato – nelle parole di San Paolo – "uno spirito datore di vita" (1Cor 15,45), che può ora concedere il dono della Vita a quanti credono in lui.

Vita offerta – Vita ripresa – Vita concessa. In lui abbiamo quella Vita che lui ha nell’unità del padre e dello Spirito Santo. Se noi crediamo in lui. Se noi siamo una cosa sola con lui attraverso l’amore, ricordando che "chi ama Dio, ami anche suo fratello" ( 1Gv 4,21).

3. Buon Pastore,

Il Padre ti ama perché offri la tua vita. Il Padre ti ama come il Figlio crocifisso, perché vai verso la morte offrendo la tua vita per noi. E il Padre ti ama, quando vinci la morte con la tua risurrezione, rilevando una vita indistruttibile. Tu sei la vita e, quindi, il cammino e la verità della nostra vita (cf. Gv 14,6).

Hai detto: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre" (Gv 10,14-15). Tu che conosci il Padre (cf. Gv 10,15) – l’unico Padre comune di tutti – sai perché il Padre ti ama (cf. Gv 10,17). Ti ama perché offri la tua vita per ciascuno.

Quando dici: "Offro la vita per le mie pecore", non escludi nessuno. Sei venuto al mondo per abbracciare tutti gli uomini e riunire in una sola cosa i figli di tutta la famiglia umana che erano dispersi (cf. Gv 11,52). Ci sono ancora molti che non ti conoscono: "E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre" (Gv 10,16).

4. Buon Pastore,

insegna ai giovani qui riuniti,
insegna ai giovani del mondo,
il significato dell’" offrire" le loro vite
attraverso la vocazione e la missione.
Così come hai mandato gli Apostoli
a predicare il Vangelo
fino agli estremi confini della terra,
sfida ora la gioventù della Chiesa
ad adempiere alla grande missione
di farti conoscere
a quanti non hanno ancora sentito parlare di te!
Dai a questi giovani
il coraggio e la generosità
dei grandi missionari del passato,
cosicché, attraverso la testimonianza
della loro fede e della loro solidarietà
con ogni fratello e sorella bisognosi,
il mondo possa scoprire
la Verità, la Bontà e la Bellezza della Vita
che soltanto tu puoi dare
.

Insegna ai giovani riuniti a Denver
a portare il tuo messaggio
di vita e di verità, di amore e solidarietà,
nel cuore della moderna metropoli
– al centro di tutti i problemi
che affliggono la famiglia umana
al termine del ventesimo secolo.

Insegna a questi giovani
il corretto uso della loro libertà
.
Insegna loro
che la massima libertà
è il pieno dono di sé.
Insegna loro il significato
delle parole del Vangelo:
" Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà" ( Mt 10,39).

5. Per tutto questo, o Buon Pastore,
noi ti amiamo
.

I giovani riuniti a Denver
ti amano perché amano la vita,
il dono del Creatore.
Essi amano la loro vita umana

come il sentiero
attraverso questo mondo creato.
Essi amano la vita
come un compito e una vocazione.

Ed essi amano quell’altra Vita
che, attraverso di te,
l’Eterno Padre ci ha dato
:
la Vita di Dio in noi,
il dono più grande che ci hai fatto.

Tu sei il Buon Pastore!
E non c’è nessun altro.

Sei venuto perché noi abbiamo la Vita
– e l’abbiamo in abbondanza.
La Vita, non soltanto a livello umano,
ma nella misura del Figlio
– il Figlio in cui il Padre
eternamente si compiace
.

Signore Gesù Cristo,
ti ringraziamo per aver detto:
" Sono venuto perché abbiano la vita
e l’abbiano in abbondanza
" ( Gv 10,10).
I giovani dell’Ottava Giornata Mondiale della Gioventù
ti ringraziano dal profondo del cuore.

Maranatha!

Qui, dallo Cherry Creek State Park di Denver,
in questa riunione di giovani
di tutte le parti del mondo,
noi gridiamo:

Maranatha! "Vieni, Signore Gesù" (Ap 22,20).

 



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