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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANT’EUSBIO ALL’ESQUILINO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 28 febbraio 1993

 

Ai bambini della parrocchia Sant’Eusebio  

Il Santo Padre compie, questa mattina, la visita pastorale alla parrocchia romana di Sant’Eusebio all’Esquilino. Come di consueto i bambini della parrocchia danno il benvenuto al Santo Padre a nome dell’intera comunità. Il Papa rivolge loro le seguenti espressioni di saluto.  

Vi ringrazio per l’accoglienza che mi avete riservato e per quelle brevi ma sentite parole rivoltemi dalla vostra amica. Soprattutto vi ringrazio per aver recitato quella bella preghiera di San Francesco.

Ecco proprio la preghiera è molto importante in questo periodo appena iniziato, la Quaresima... Nella vita del cristiano è molto importante la catechesi, ma non basta, ci vuole anche la preghiera perché pregando noi ci mettiamo sotto lo sguardo e alla presenza di Dio stesso, gli apriamo il cuore. E lui quando trova l’apertura interna del nostro cuore può entrare ed operare in questo nostro cuore, può operare dall’interno, può trasformarci. Questa è la forza della preghiera. Per questo all’inizio della Quaresima io vi dico pregate, pregate come sapete pregare, perché si prega diversamente secondo le diverse età. Con l’andare avanti degli anni si cambia, ma si cambia anche nel modo di pregare. I bambini hanno un grande dono nella preghiera, sono semplici, così semplici, così disposti ad essere insieme con Gesù, ad aprirsi alla sua persona, al suo amore, alla sua grazia.

Allora vi dico pregate, non dimenticate mai la preghiera, non abbandonate mai la preghiera, pregate ogni giorno, anche quando non vi sentite troppo disposti, anche quando non sentite il gusto della preghiera. Pregate sempre perché preghiera è anche la perseveranza, preghiera è anche esercizio della volontà. E pregando voi cercate di far pregare anche gli altri, fate pregare anche le vostre famiglie. Alla vostra preghiera invitate anche i vostri genitori per pregare insieme; portateli in chiesa insieme con voi. I bambini hanno grandi possibilità di essere apostoli, evangelizzatori, di fare tante opere di bene intorno a loro. Questo è un vostro privilegio, questa è la vostra forza. Certamente siete molto piccoli e dovete ancora imparare molte cose. Ma nonostante ciò avete il vostro carisma, avete la vostra forza nell’essere bambini. Gesù amava molto i bambini, si fidava di loro, era sempre circondato dai bambini, si trovava bene in mezzo a loro. E questo dice molto, molto.

Dunque ricordate sempre l’importanza della preghiera, soprattutto in questo periodo di Quaresima, cioè quello della preparazione alla Pasqua.  

Al Consiglio Pastorale  

Vi ringrazio per la presentazione che mi avete fatto di quella che è la realtà parrocchiale, o piuttosto della realtà umana e sociale contemporanea di questa parrocchia. Pensavo che ai tempi di San Eusebio, Roma e la Chiesa di Roma avevano problemi simili.

Non è escluso; forse erano altri problemi ma certamente erano simili perché questo fa parte della realtà umana. Ci sono sempre nei fatti gli elementi della stessa identità, gli elementi della continuità e anche quelli del cambiamento. Il Concilio Vaticano II afferma che anche in questi elementi che cambiano c’è sempre un elemento che resta identico. E questo elemento è Cristo. Direi che la parrocchia rappresenta bene questa realtà: gli elementi che cambiano, le diverse novità che si susseguono, lo svilupparsi di elementi positivi come possono essere i gruppi, i movimenti, le associazioni come possiamo vedere qui rappresentati nel Consiglio Pastorale. Ma dietro a tutto questo c’è un elemento stabile, che rimane: Cristo. Cristo ieri, oggi e sempre nei secoli. Allora voi rappresentate una parrocchia che ha radici profonde, che penetrano nel passato della Chiesa di Roma, come un albero che porta i frutti. E dai frutti di questo albero si vede l’identità, l’autenticità dell’albero buono. Io vi auguro di essere questo albero buono nel giardino della Chiesa di Roma e di portare frutti. E lo auguro soprattutto a voi che siete membri del Consiglio Pastorale della parrocchia e che dunque avete per questo dei compiti speciali.

Auguro ancora a tutti i presenti una buona Quaresima nella prospettiva della Santa Pasqua.  

Ai giovani  

Vi ringrazio per questa bella accoglienza. E vi ringrazio per le parole che mi avete rivolto tramite la vostra amica. Anzi mentre lei parlava di tutti i problemi che vivete nel vostro quartiere io pensavo alle risposte che potevo dare alle tante domande che mi si ponevano. E mi è venuto in mente un ricordo. Ecco c’è il ricordo di quel piccolo bambino, il Bambino Gesù portato al tempio da un profeta, dal profeta Simeone, che da una parte lo elogia come la luce del mondo e dall’altra profetizza dicendo che sarà un segno di contraddizione. Questa parola dà molto da pensare a tutti noi: se Cristo è stato un segno di contraddizione ogni cristiano non può esimersi dall’essere in qualche modo segno di contraddizione. Nessuno di noi può esimersi: né il Papa, né i Cardinali, né i Vescovi, né i sacerdoti, né i religiosi, né le religiose né ciascun cristiano. Tutti noi cristiani siamo destinati ad essere con Cristo segni di contraddizione, se siamo cristiani, seguaci di Cristo, discepoli di Cristo. Ma questa identità, questo aspetto della nostra identità è molto opportuno perché questo ci consente di sviluppare la nostra identità di persone umane. Noi non possiamo vivere solamente come portati, portati da un’ondata; da un’ondata delle circostanze, delle mode, dei suggerimenti dell’opinione pubblica, portati dai mass media ecc. Noi dobbiamo formare la nostra identità e per formarla non possiamo non essere un segno di contraddizione. Questo è molto attuale, specialmente per la nostra generazione, per la generazione dei cristiani di oggi. Io vi auguro di meditare su questa parola, su questo essere segno di contraddizione, e vi auguro poi di riuscire a trovare il modo di concretizzarlo nella vita e di comportarsi di conseguenza. Vi auguro poi una buona Quaresima, una buona preparazione alla Pasqua.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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