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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CENTRO ITALIANO DI STUDI
PER LA CONCILIAZIONE INTERNAZIONALE

Giovedì, 1° luglio 1993

 

Illustri Signori e Gentili Signore,

1. Sono lieto di darvi oggi il benvenuto in questa Udienza che avete desiderato per testimoniare la vostra devozione al Successore di Pietro. Sono passati cinquant’anni da quando il “Centro Italiano di Studi per la Conciliazione Internazionale” fu ideato. La vostra Associazione nacque durante l’ultima fase della seconda guerra mondiale, negli anni in cui brillava come faro nella notte il Magistero di Pio XII, al quale i fondatori del “Centro” si volsero come a prima, impareggiabile guida.

Rimane memorabile, in particolare, il discorso che il venerato Pontefice pronunciò davanti ai Membri del vostro Centro ricevuti in Udienza nell’ottobre 1955. In quella circostanza, riferendosi alla prima metà del secolo XX, egli osservava come “l’elemento internazionale, per la crescente mutua interdipendenza dei popoli fosse venuto “in sempre maggiore risalto”, e che “in pari tempo però il sentimento nazionale” si era «ridestato»” (cf. Discorsi e Radiomessaggi, XVII, 308). E concludeva: “Nonostante il... sempre più vasto sforzo per il conseguimento di ampie relazioni... internazionali..., sorgono dall’intimo degli uomini e dei popoli... contrasti, tensioni, urti e, finalmente, conflitti bellici” (Ivi, 311).

2. Ebbene, carissimi, anche oggi, al termine ormai di questo ultimo secolo del secondo millennio, non mancano purtroppo motivi di forte preoccupazione nel senso allora indicato dal grande Pontefice. Qualcuno potrebbe anche sentirsi tentato di scoraggiamento. Ma lo Spirito di Cristo risorto, Principe della pace, anima la Chiesa a servire con immutato vigore il vero progresso del genere umano, senza mai dubitare del finale trionfo del bene.

Si celebra quest’anno il trentennale dell’Enciclica Pacem in terris, mentre è ancor viva l’eco dei recenti anniversari della Populorum progressio e della Rerum novarum. Possiamo ben dire che lo Spirito Santo educa il Popolo di Dio, mediante il servizio del Magistero, a sentirsi e ad essere sempre più un Popolo consacrato alla pace e alla riconciliazione universale; e ciò – si badi – non secondo i tempi e le logiche del mondo, bensì secondo gli insegnamenti della Rivelazione e con incrollabile fiducia nella Provvidenza divina.

3. Quali, dunque, gli aspetti che oggi è necessario particolarmente sottolineare?

Anzitutto lo sviluppo e l’evoluzione delle organizzazioni internazionali e l’emergere di ciò che ormai comunemente si chiama la “comunità internazionale”. Certo, sono realtà ancora in embrione, ma di esse già è possibile rilevare un tratto comune: il progressivo delinearsi di un ordinamento internazionale fondato sul riconoscimento dei diritti dell’uomo. Banco di prova di questo decisivo avanzamento nel cammino della civiltà è il riconoscimento del diritto-dovere della comunità mondiale di intervenire nelle crisi in cui sono sistematicamente violate esigenze fondamentali dell’umanità. Come ho affermato nel dicembre scorso, parlando alla Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, “la coscienza dell’umanità, ormai sostenuta dalle disposizioni del diritto internazionale umanitario, chiede che sia reso obbligatorio l’intervento umanitario nelle istituzioni che compromettono gravemente la sopravvivenza di popoli e di interi gruppi etnici” (n. 3).

Il secondo aspetto, a voi senz’altro ben presente e meritevole del vostro qualificato impegno, è quello educativo.

Qui può valere da base comune per credenti e non credenti la cosiddetta “regola aurea”: fai all’altro ciò che vuoi sia fatto a te (cf. Mt 7, 12). Un autentico ordine mondiale infatti non può progredire se ciascuno rivendica il proprio diritto, dimenticando che ad esso corrisponde sempre un dovere, richiesto dall’equivalente diritto dell’altro. Non vi può essere vera pace, se la logica del diritto non si armonizza con quella della solidarietà.

4. Ecco, carissimi, quanto avevo in animo di dirvi, sia per onorare la celebrazione di questo mezzo secolo del vostro cammino, sia per guardare insieme con voi al presente nella prospettiva del futuro, nella prospettiva cioè del terzo millennio.

Auspico che la vostra Associazione possa proseguire nei suoi nobili obiettivi, e per questo invoco abbondante su di voi e su tutti i membri l’aiuto divino, in pegno del quale vi imparto di cuore la mia benedizione.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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