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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE «FIGLIE DELLA MISERICORDIA E DELLA CROCE»

Lunedì, 21 giugno 1993

 

Carissime “Figlie della Misericordia e della Croce”!

1. Al termine delle celebrazioni commemorative del primo centenario di fondazione del vostro Istituto, voi avete desiderato incontrare il Papa per confermare piena fedeltà alla Chiesa ed obbedienza cordiale a Colui che, in nome e per volontà di Cristo, è chiamato a pascerne il gregge.

Apprezzo questo vostro gesto di sincera devozione e vi ringrazio di cuore, mentre porgo il mio saluto alla Superiora Generale, Suor Romilde Zauner, ed a voi, Sorelle qui presenti, come pure a tutte le Religiose della Congregazione, impegnate attivamente nelle diverse vostre case in Italia, in Etiopia, in Romania, in Messico, seguendo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Suor Maria Rosa Zangàra.

2. Cento anni sono trascorsi da quel 15 agosto 1892, quando, sotto l’ispirazione davvero straordinaria del Signore, la Serva di Dio diede inizio al nuovo Istituto con la precisa finalità di amare totalmente la Croce e di espandere tale amore mediante opere di misericordia.

Maria Rosa si sentiva “Figlia della Croce” e confidenzialmente giungeva persino a chiamarla “Madre”. “O Croce, legno adorabile – scriveva un giorno – Croce del mio Gesù, che mi infiammi d’amore, Croce che cerco dovunque, che dovunque vorrei trovare, tu sei il mio diletto, la mia pace, la mia delizia, il mio riposo, anzi la mia vita stessa... Croce su cui spirò l’amante Gesù per amor mio, Croce santa resta con me... perché io ti abbracci... e sempre aneli a Te”. “Croce, che fosti tinta dal Sangue dell’Agnello Immacolato... a Te mi affido: sii Tu il mio sostegno!”. Da questo anelito ardente e universale è nata la vostra Famiglia religiosa, che la Provvidenza di Dio ha davvero protetto. Durante i nove anni in cui Suor Maria Rosa fu Superiora Generale, dal 1892 al 1901, furono infatti fondate ben 23 Case e s’accrebbe rapidamente il numero delle Suore conquistate dallo stesso intento di amare intensamente la Croce per amare con uguale trasporto la Chiesa e le anime, spandendo bontà e misericordia specialmente verso i poveri e i sofferenti.

“Le Figlie della Croce e della Misericordia – così diceva la vostra Fondatrice – sono mandate sulla terra a rappresentare la bontà di Dio e l’amore del Cuore di Cristo”. Ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, Madre Maria Rosa volle aggiungerne altri due: l’esercizio delle Opere di Misericordia e il servizio dei malati anche a costo della propria vita.

Non mancarono prove dolorose, come voi ben sapete, nell’esistenza di colei che aveva tanto amato e insegnato ad amare la Croce! Sofferenze fisiche e morali, incomprensioni ed umiliazioni: una vera “Via Crucis” per la Fondatrice delle “Figlie della Misericordia e della Croce”, che mai, però, le impedì di conservare la serenità e la pace interiore.

3. Si può dire che la sua esperienza terrena si sia svolta alla luce delle parole di san Paolo agli Efesini: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 4).

Siano questi, carissime Sorelle, il programma di vita e l’ideale che devono guidare pure oggi il vostro Istituto mentre prosegue con generosità il cammino di dedizione a Dio e alle anime: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia!” (Mt 5, 7).

Nel corso di quest’anno centenario, è stata vostra cura di meditare il messaggio dell’Enciclica Dives in misericordia, da me pubblicata agli inizi del mio servizio alla Chiesa come Successore di Pietro. Si tratta di una scelta quanto mai opportuna che vi spinge a sottolineare l’amore di Colui che morì in Croce per la salvezza dell’umanità e ad approfondire la tenerezza misericordiosa racchiusa nella parabola del Figlio prodigo.

Vi esprimo di cuore il mio vivo compiacimento per questo vostro impegno. Il mondo di oggi ha un assoluto bisogno di misericordia! Oppresso sotto il peso di tanti dolori e peccati, anela spesso inconsapevolmente a Cristo e al suo amore misericordioso.

“La Croce – scrivevo nella citata Enciclica – è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo e su ciò che l’uomo – specialmente nei momenti difficili e dolorosi – chiama il suo infelice destino. La croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico, che Cristo formulò una volta nella Sinagoga di Nazaret e ripeté poi dinanzi agli inviati di Giovanni” (Dives in misericordia, 8). Essere misericordiosi, piegare il proprio cuore verso tutte le miserie, quelle del corpo e ancor più quelle dell’anima: ecco l’ideale di Madre Maria Rosa, ecco anche il vostro ideale. Siate, care Sorelle, con la vostra vita e il vostro apostolato, testimonianze viventi della misericordia di Dio.

4. Ai piedi del Crocifisso stava Maria, Colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. In questo senso la invochiamo “Madre di Misericordia”, “Madre della divina Misericordia”. Illumini, la Vergine santa, ciascuna di voi “Figlie della Misericordia e della Croce”, e vi aiuti a riconoscere sempre nei complessi avvenimenti della storia il “mistero della misericordia divina”. Seguendo il carisma della vostra Fondatrice, possiate ogni giorno approfondire con intenso fervore l’ideale della Congregazione, suscitando così numerose vocazioni per il vostro benemerito Istituto.

E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora imparto di gran cuore a voi ed estendo con affetto a tutte le vostre Consorelle e alle vostre attività apostoliche.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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