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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI EPISCOPALI
DELL’AMERICA LATINA PER LA FAMIGLIA E PER LA VITA

Giovedì, 18 marzo 1993

 

Signori cardinali, Cari fratelli nell’Episcopato,

1. È motivo di grande gioia per me ricevere voi presidenti delle Commissioni episcopali per la famiglia in America Latina, che state partecipando alla riunione convocata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, alla quale sono presenti anche il card. Nicolás de Jesús López Rodríguez, presidente del CELAM e mons. Edmundo Abastoflor, direttore della sezione di Pastorale familiare del CELAM. Esprimo la mia viva gratitudine al presidente di questo Pontificio Consiglio, il card. Alfonso López Trujillo, per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi facendosi portavoce di tutti i presenti.

2. Solo pochi mesi fa, all’inaugurazione della IV Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano a Santo Domingo, ho voluto ricordare l’opzione per la famiglia e per la vita, valori legati tanto intimamente in quanto la famiglia è il “santuario della vita”. Non possiamo non constatare che in America Latina, come pure in altre zone del mondo, sono proprio l’istituzione familiare e molte vite innocenti ad essere seriamente minacciate. D’altra parte, sono preoccupanti certe impostazioni relative alla questione demografica. A questo proposito, a Santo Domingo, vi ricordavo che “è fallace e inaccettabile la soluzione che propugna la riduzione dell’incremento demografico senza preoccuparsi dei mezzi impiegati per ottenerla. Non si tratta di ridurre a ogni costo il numero degli invitati alla mensa della vita; ciò che occorre è potenziare le possibilità e distribuire con maggiore giustizia la ricchezza affinché tutti possano partecipare equamente ai beni del creato” (cf. Discorso Inaugurale, 12 ottobre 1992, n. 18).

Avete constatato che la dignità della donna non sempre viene rispettata nei suoi diritti sia all’interno del matrimonio che nell’ambito sociale. Continuate dunque, amati fratelli, la vostra attività pastorale nella promozione e nella difesa della donna, contribuendo anche affinché si creino condizioni adeguate che le permettano di sviluppare meglio la sua missione di sposa e di madre per il bene della società. Da parte loro, le donne – impegnate nei diversi settori di vita professionale e al servizio del bene comune, come la politica, l’educazione, le attività economiche e imprenditoriali, e tanti altri – devono far valere i propri legittimi diritti.

3. Nella pastorale, dovete dedicare particolare attenzione all’infanzia, che spesso subisce le drammatiche conseguenze della mancanza di una vera famiglia. Non stancatevi dunque di insistere sul fatto che il primo diritto del bambino – a parte quello fondamentale alla vita – è poter contare su un autentico focolare nel quale si senta accolto dall’amore dei genitori e possa essere educato umanamente e cristianamente. Potrà essere evitata così la tragedia del gran numero di bambini disadattati che vivono soprattutto nelle grandi città latinoamericane, “soggetti a tanti pericoli, non esclusa la droga e la prostituzione” (Ivi, 18).

4. Desidero sottolineare con gratitudine l’importanza data al tema della famiglia nelle Conclusioni della IV Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano a cui stiamo facendo riferimento. Fra le sue linee pastorali emerge il “sottolineare la priorità e la centralità della pastorale familiare nella Chiesa diocesana”. Ciò deve essere per i vescovi oggetto di particolare attenzione, affinché si assicuri una pastorale organica e che ponga la famiglia e la vita al centro della nuova evangelizzazione. Questa opzione deve essere oggetto di studio attento e sistematico e di riflessione nei seminari, nelle case di formazione e negli istituti.

In questo campo è necessario garantire l’unità dei criteri e la conoscenza approfondita della teologia della famiglia, come pure delle materie relative ai suoi diritti, la preparazione al matrimonio, la bioetica, una sana educazione sessuale, la corretta informazione sulle questioni demografiche e affini. Ciò presuppone, indubbiamente, una visione più ampia delle varie discipline e trattati sul matrimonio, sia nelle scienze teologiche che in quelle filosofiche e antropologiche.

5. Oltre ai sacerdoti, la cui attività pastorale è tanto importante, è necessario tener conto di altri agenti di pastorale: religiosi, religiose e laici impegnati. In effetti, numerose sono le famiglie religiose, sia maschili che femminili, che hanno come carisma specifico il servizio alla famiglia o comunque che nella propria missione educativa e assistenziale si tengono a stretto contatto con i genitori. Proprio per questo, i membri degli istituti religiosi che collaborano attivamente alla pastorale familiare devono essere particolarmente incoraggiati dai vescovi. Meritano una menzione speciale i laici, e non solo quelli che appartengono ad associazioni e movimenti, ma anche i singoli individui o i membri delle comunità parrocchiali ed educative e nello svolgimento della loro missione di sposi e di padri cristiani.

6. Per un’adeguata formazione degli agenti di pastorale familiare è necessario ricorrere a istituti e centri specializzati, che, sia a livello nazionale che diocesano, possano offrire una formazione adeguata sui temi riguardanti la famiglia e i problemi che la Chiesa deve affrontare in questo settore. In questo senso già esistono in America Latina iniziative ed esperienze valide e incoraggianti, che mantengono rapporti fecondi con il Pontificio Istituto sorto presso l’Università Lateranense.

Senza agenti di pastorale con una buona formazione, come si potrebbe rispondere alle sfide urgenti, alle esigenze della nuova evangelizzazione che fa della famiglia e della vita oggetto specifico delle sue priorità? Come si potrebbe incentivare un dialogo fruttuoso con scienziati, autorità e dirigenti in generale, alla ricerca di politiche consequenziali e per lo sviluppo di programmi di vasta portata?

7. La posizione preminente della pastorale familiare che viene fuori dalle Conclusioni della Conferenza di Santo Domingo, richiede strutture appropriate nelle Conferenze episcopali, come anche nelle diocesi e nelle parrocchie, che permettano un’azione pastorale più dinamica, in accordo con le esigenze del momento attuale, utilizzando con generosità personale adeguato per questo lavoro di apostolato. Bisogna, inoltre, realizzare progetti, programmi e piani concreti a favore della famiglia e nel segno della nuova evangelizzazione. Occasione propizia per questo sarà anche la celebrazione dell’Anno internazionale della famiglia, tema sul quale avete riflettuto e dialogato in questi giorni.

Con questo vivo desiderio vi accompagna la mia benedizione apostolica, che vi prego di trasmettere alle comunità dell’America Latina che voi servite con amore e speranza, affinché il modello di famiglia voluto da Dio e che ha il suo asse nel matrimonio unico e indissolubile, sia rafforzato e preservato in modo che le famiglie cristiane costituiscano il fermento della società latinoamericana, in quanto Chiesa domestica e santuario della vita, a immagine della famiglia di Nazaret.

 

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