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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD 8.000 GIOVANI IMPEGNATI NEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Domenica, 28 marzo 1993

 

Quando ho visto questa folla – certamente una grande adunanza –, e quando ho saputo che tutti si accingono ad andare a Denver, ho pensato: “Ma dove trovano i soldi necessari questi neocatecumenali? O forse intendono andarvi a piedi o a nuoto, ma questo è difficilmente pensabile...”.

So che siete stati qui, in questa Aula, tutta la giornata. Non sono al corrente di che cosa avete fatto qui durante tutta la giornata, non l’ho neanche chiesto. Ho visto però quest’ultima tappa, la presentazione delle vocazioni, e si potrebbe dire guardando questo: “Ecco come Kiko fa le vocazioni”. Ma, grazie a Dio, non è Kiko che le fa: è lo Spirito Santo che le fa – forse non è questa la parola corretta, ma una volta usata deve essere usata anche qui –; è lo Spirito Santo che fa queste vocazioni attraverso questi differenti mezzi umani: attraverso tutto questo movimento – oh, non movimento, ma cammino –, tutta questa struttura organizzativa è umana, è visibile, ma è aperta all’influsso, all’ispirazione dello Spirito Santo. Io mi domando dove sta il nucleo di questo processo che attraverso il cammino neocatecumenale, attraverso diverse persone, attraverso diverse circostanze, produce, suscita, ispira vocazioni sacerdotali, alla vita consacrata, religiosa. Sono convinto che il “punctum saliens”, il punto di partenza di tutto questo è la scoperta della ricchezza, della profondità divina, sacramentale del Battesimo. La nostra prima vocazione è quella battesimale. Nel santo Battesimo, in questo sacramento “aqua et Spiritu Sancto”, in questa rinascita nella morte di Cristo dalla sua Risurrezione si trovano tutte le vocazioni, come in radice. E una scoperta profonda, vissuta del Battesimo porta con sé come conseguenza possibile, anzi necessaria, la scoperta della vita come vocazione. Qui si capisce il senso della denominazione: cammino neocatecumenale. C’era il catecumenato tradizionale nei primi secoli della Chiesa e c’è ancora nei Paesi di missione e fa tanto bene alla Chiesa: prepara i cristiani, prepara le vocazioni. Voi siete stati battezzati nella vostra infanzia, forse nei primi giorni della vostra vita. Il catecumenato deve venire dopo per la scoperta delle ricchezze del santo Battesimo, di queste ricchezze divine e anche umane, che sono tante. Le ha presentate San Paolo, specialmente nella Lettera ai Romani, ma oggi si potrebbe scrivere un commento molto più diffuso, molto più particolareggiato di queste ricchezze che sono proprie del Battesimo, che sono ricchezze divine e umane insieme. Una di queste ricchezze è appunto che il Battesimo non è statico. Si potrebbe andare una volta e basta. Si va in un momento della vita, e poi basta. Si registra nei libri parrocchiali, e basta. Invece no, non è statico, è dinamico: provoca, appunto, un cammino della vita cristiana. Ma questo cammino può rimanere non scoperto. Il vostro cammino neocatecumenale aiuta a scoprire quel cammino battesimale – quel cammino che inizia col sacramento del Battesimo – e che deve portare ciascuno di noi a una vocazione, innanzitutto alla vocazione cristiana universale. Già essere cristiani è una vocazione stupenda e poi sappiamo bene che dentro questa vocazione cristiana che è di tutti i credenti, di tutti i battezzati, vi sono diverse vocazioni. Il matrimonio, certamente, è sacramento e vocazione. Se lo si considera con altre categorie, non è un modo di trattare sufficiente, non è il modo di trattare propriamente cristiano: il matrimonio è una vocazione grande: “sacramentum magnum”, come diceva San Paolo nella Lettera agli Efesini. Ma c’è una economia nella Chiesa, una economia soprannaturale, le vocazioni sono ordinate a partire dalla Chiesa. A partire dalla Chiesa, sono necessarie, indispensabili queste vocazioni che abbiamo visto presentare oggi. Sono indispensabili, e noi sappiamo bene come indispensabili sono i sacerdoti nella Chiesa, e come indispensabili sono, da un altro punto di vista, le persone consacrate, le religiose, i religiosi, contemplativi e apostolici: tutti sono attivi in un certo modo e tutti sono contemplativi in un certo modo; come sono indispensabili per far vivere tutto questo organismo che è la Chiesa. Ecco, brevemente volevo darvi un piccolo commento a questa vostra assemblea di oggi, a questa vostra preparazione all’incontro di Denver. Fate bene a prepararvi, perché deve essere una grande esperienza della fede, della fede battesimale questa di Denver, come lo sono state le precedenti Giornate mondiali della gioventù: Roma, Buenos Aires, poi Santiago de Compostela, e ultima Czestochowa.

Vi auguro di proseguire lungo questo cammino che avete scoperto grazie al cammino neocatecumenale, questo cammino della vita cristiana, della vocazione cristiana che è propria di ciascuno di noi, e poi vi auguro di proseguire su questo cammino della vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata che avete scoperto grazie anche a questo cammino neocatecumenale. E vi auguro di andare a Denver, anche se non avete molte ricchezze, troverete il modo. Non so come, ma lo troverete.

Cammino significa anche viaggio: vi auguro quindi “buon viaggio”.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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