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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI CANADESI DELLE PROVINCE ATLANTICHE


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 8 novembre 1993

 

Cari fratelli Vescovi,

1. Porgo il benvenuto con grande gioia a voi, Vescovi del Nuovo Brunswick, di Terranova, della Nuova Scozia e dell’Isola Principe Edoardo: “grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene” (Ap 1, 4). Il nostro incontro testimonia la profonda comunione, spirituale e visibile, esistente tra le vostre Chiese particolari e la Chiesa universale, una comunione che scaturisce dal nostro essere “innestati” in Cristo (cf. Rm 11, 17 ss). Dobbiamo costantemente rivolgerci a Lui, il Pastore supremo (cf. 1 Pt 5, 4), per realizzare quelle che sono le “imperscrutabili ricchezze” (Ef 3, 8) con le quali ci ha investito per l’edificazione della sposa immacolata (cf. Ap 19, 7). È lei che egli unisce a sé con un’alleanza inscindibile, e che egli “nutre e cura” incessantemente (Ef 5, 29); (cf. Lumen gentium, 6). La nostra incrollabile fiducia e sicurezza riposa in lui e nella potenza salvifica del suo Vangelo (cf. Rm 1, 16).

Seguendo le visite “ad limina” dei vostri fratelli vescovi provenienti dal Quebec, dall’Ovest e dal Nord, la vostra presenza ricorda l’ampiezza del vostro paese che si estende a mari usque ad mare (cf. Sal 72, 8) e che presenta tante sfide per la “nuova evangelizzazione”. Con gli altri vescovi ho riflettuto su alcuni aspetti della loro cura pastorale della Chiesa e li ho incoraggiati ad essere vigili custodi della verità, pastori che proclamano la piena verità di Cristo e della Chiesa. Oggi i nostri pensieri sono rivolti ad alcuni altri aspetti del vostro ministero.

2. In quanto pastori siete chiamati a nutrire le vostre greggi, rinfrancare le loro anime (cf. Sal 23, 3) con la vita in abbondanza conquistata dal Buon Pastore quando si diede liberamente alla morte sulla croce (cf. Gv 10, 10-11). Al centro del vostro ministero sacramentale c’è il Sacrificio Eucaristico, offerto per nutrire i fedeli con il Pane che dà la vita al mondo (cf. Gv 6, 51). In alcuni casi la scarsità o l’ineguale distribuzione dei sacerdoti rende difficile andare incontro al bisogno dell’Eucaristia, da parte dei fedeli la vera fonte, il centro e il culmine della vita della Chiesa (cf. Lumen gentium, 11). Questa situazione, insieme alla grave diminuzione del numero dei Cattolici che partecipano alla Messa domenicale, richiede un’energica azione pastorale che sia fedele all’insegnamento della Chiesa.

Nell’affrontare questa sfida dovreste farvi guidare, nella vostra risposta pastorale, da alcuni principi fondamentali. La parrocchia è una comunità di battezzati che esprimono e affermano la loro identità attraverso la celebrazione del Sacrificio Eucaristico (cf. Christifideles laici, 26). Ciò richiede la presenza di un sacerdote ordinato il cui primo privilegio e responsabilità insostituibile è offrire l’Eucaristia in persona Christi (cf. Lumen gentium, 10; Pastores dabo vobis, 48). Bisogna prestare grande attenzione per assicurare che non si creino malintesi sulla natura dell’Eucaristia e sul suo legame essenziale con il sacerdozio ordinato.

Quando una comunità è privata del sacerdote che agisce pubblicamente nel nome di Cristo (cf. Presbyterorum ordinis, 2), tale situazione deplorevole richiede una risposta immediata. Le celebrazioni domenicali dovrebbero continuare, e i laici che guidano i loro fratelli e le loro sorelle nella preghiera stanno esercitando in modo lodevole il sacerdozio comune di tutti i fedeli, basato sulla grazia del Battesimo. Sarebbe un grave errore, comunque, accettare questo come un modo normale di coinvolgere religiosi e laici nella Liturgia. Tali provvedimenti dovrebbero essere ritenuti solo provvisori, mentre la comunità è “in attesa di un sacerdote” (cf. Congregazione per il culto divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali, 2 giugno 1988, n. 27). La vostra assidua supervisione è necessaria affinché tutti possano vedere che “tali celebrazioni hanno carattere di supplenza, né possono considerarsi come la migliore soluzione delle difficoltà nuove” (Ivi, 21). La vostra Lettera Pastorale Il ministero dei sacerdoti (18 gennaio 1990) ha riaffermato la tradizione della Chiesa quando ha dichiarato inequivocabilmente che “una Chiesa senza sacerdoti è impensabile”. Al contrario l’incompletezza sacramentale di queste celebrazioni dovrebbe condurre l’intera comunità a pregare con maggior fervore affinché il Signore mandi operai nella sua messe (cf. Mt 9, 38). E io mi unisco a voi nell’intercedere presso di Lui affinché la Chiesa in Canada viva una nuova primavera di vocazioni sacerdotali e religiose.

3. una grande opportunità per riflettere sui modi per migliorare la formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei sacerdoti. Alla luce degli importanti documenti della Santa Sede e della Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis, la Ratio fundamentalis aggiornata che intendete delineare (cf. Dal dolore alla speranza, VII, raccomandazione n. 50) raccoglierà la sfida rappresentata dal compito di approfondire, sia tra i fedeli che tra gli stessi candidati, una comprensione del vincolo ontologico che unisce il sacerdote a Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore. In tal modo l’intera comunità avrà una corretta consapevolezza e stima per la missione trascendente del sacerdote di essere “tramite e strumento vivo del conferimento della grazia di Dio” sul suo popolo (Pastores dabo vobis, 73).

4. In quest’epoca in cui alcuni dubitano della opportunità di mantenere la disciplina del celibato sacerdotale, i Vescovi devono coraggiosamente insegnare la convenienza di unire questo “segno di contraddizione” al sacerdozio ministeriale. Sulla base della sua esperienza e della sua riflessione, la Chiesa ha compreso, con sempre maggiore chiarezza attraverso le varie epoche, che il celibato sacerdotale non è soltanto un requisito legale imposto come condizione per l’ordinazione. Esso è profondamente connesso alla configurazione dell’uomo a Cristo, il Buon Pastore e Sposo della Chiesa. Come afferma la Pastores dabo vobis “certamente una grazia che non dispensa, ma esige con singolare forza la risposta cosciente e libera da parte di chi la riceve. Questo carisma dello Spirito racchiude anche la grazia perché colui che lo riceve rimanga fedele per tutta la vita e compia con generosità e con gioia gli impegni che vi sono connessi” (n. 50).

Alcune considerazioni culturali e la scarsità di sacerdoti in certe regioni a volte suscitano richieste per un cambiamento in questa disciplina. Dare peso decisivo a soluzioni basate su criteri derivanti più da certe correnti dell’antropologia, della sociologia, o della psicologia che dalla tradizione viva della Chiesa non è certamente la via da seguire. Non possiamo trascurare il fatto che la Chiesa giunge a conoscere la volontà divina attraverso la guida interiore dello spirito (cf. Gv 16, 13), e che le difficoltà insite oggi nel mantenere il celibato non costituiscono una ragione sufficiente per sconvolgere la convinzione della Chiesa circa il suo valore e la sua validità, una convinzione costantemente riaffermata dal Magistero della Chiesa, non ultimo il Concilio Vaticano II (cf. Presbyterorum ordinis, 16). Come la Chiesa in altri Paesi, la Chiesa in Canada è chiamata ad affrontare queste situazioni con fede e coraggio, avendo fiducia “nello Spirito che il dono del celibato... viene concesso in grande misura dal Padre, a condizione che tutti coloro che partecipano del sacerdozio di Cristo con il sacramento dell’Ordine, anzi la Chiesa intera” lo richieda “con umiltà e insistenza” (Ivi).

Lo scandalo destato da quei membri del clero e da quei religiosi che hanno fallito a tale riguardo è stato fonte di grande sofferenza per la Chiesa in Canada. Desidero che voi sappiate che io ho condiviso personalmente questa angoscia con voi e che esso è stato il motivo di molte preghiere rivolte al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1, 3) per coloro che sono stati vittime di una cattiva condotta sessuale, e per coloro che se ne sono resi colpevoli. Seguiamo il giusto consiglio di San Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12, 21). Ricordando con profonda gratitudine la fedeltà e l’impegno di così tanti sacerdoti in Canada che, con cuore puro e generoso, si sono donati totalmente a Cristo e alla Chiesa, vi chiedo di trasmettere il mio incoraggiamento ad ogni sacerdote di cui voi siete padri in Dio (cf. Christus Dominus, 16).

5. Fra le vostre preoccupazioni pastorali, siete anche chiamati ad affrontare la vitale questione del ruolo delle donne, con i loro diritti e i loro doveri, nelle vostre chiese particolari e nella società canadese. Tutto il Popolo di Dio deve riconoscere gli insostituibili doni del “genio femminile” che le donne portano alla vita e alla missione della Chiesa e gioirne (cf. Christifideles laici, 51). Questi ricchi doni di femminilità derivano dalla prima alleanza della creazione, che conferisce alla donna “un’espressione dell’“immagine e somiglianza di Dio” che le è propria” (Mulieris dignitatem, 10). Nella Nuova Alleanza, che sigilla l’unione redentiva di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5, 32), le donne godono di una particolare priorità nell’“ordine dell’amore” (cf. Mulieris dignitatem, 29).

Poiché “Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano” (Ivi, 30), l’impegno della donna verso la casa, il matrimonio e la famiglia non dovrebbe essere visto come restrittivo o avvilente. Questo impegno riflette piuttosto, in modo profondo e specifico sebbene non esclusivo, l’amore che Dio stesso prova per la sua creazione dal momento che si cura personalmente di ognuno dei suoi figli e delle sue figlie (cf. 1 Gv 4, 16). In questa prospettiva promuovere un autentico progresso delle donne, che potrà essere raggiunto soltanto se si radicherà nella verità del creato e della rivelazione divina, costituisce una grave responsabilità pastorale, così come una questione di carità e giustizia.

6. Durante i mesi che ci separano dal Sinodo del 1994 sulla vita consacrata e sul suo ruolo nella Chiesa e nel mondo, vorrei esortare i religiosi e le religiose del Canada a prepararsi a questo evento con una preghiera sempre più fervida. La vita religiosa è un dono dello Spirito “alla” Chiesa e “per” la Chiesa. Il gran numero di scuole e di ospedali cattolici che esistono da voi non avrebbe mai potuto essere costituito, e non potrebbe continuare le sue missioni, senza lo spirito di iniziativa, la determinazione e il dono di sé di migliaia di religiosi e di religiose. Penso in particolare alle opere eroiche di Santa Marguérite Bourgeoys e Santa Marguérite d’Youville, le prime sante nate in Canada, e della beata Marie-Léonie Paradis della quale ho presieduto la beatificazione durante la mia visita pastorale nel vostro Paese.

Ciononostante siete tutti preoccupati nel vedere che, in certi gruppi, l’ideale della vita religiosa non esercita più lo stesso fascino da qualche anno; speriamo che i religiosi e le religiose canadesi traggano profitto dall’occasione fornita dal Sinodo “per riflettere di nuovo sulla questione del loro rinnovamento, alla luce delle sfide e delle possibilità del nostro tempo” (Lineamenta, 33). È particolarmente urgente per essi meditare sulla loro identità e sul carisma della loro fondazione. In uno spirito di umiltà profonda e affidandosi a Colui “che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3, 20), i religiosi e le religiose dovrebbero interrogarsi sul rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II: è stato messo effettivamente in atto (cf. Perfectae caritatis, 2) e ha forse dato i frutti di santità e di zelo apostolico che ci si aspettava? Voi siete Pastori di tutta la comunità delle vostre diocesi e il vostro ministero riguarda i religiosi presenti nelle vostre Chiese particolari. Essi hanno bisogno del vostro sostegno e dei vostri orientamenti non solo per le loro attività pastorali ma anche per promuovere l’osservazione dei consigli evangelici per mezzo dei quali essi sono consacrati “a Dio in Gesù Cristo come proprietà esclusiva” (Redemptionis donum, 7).

7. Cari fratelli nell’Episcopato, giungiamo al tramonto del secondo millennio che già volge al suo termine (cf. Lc 24, 29). Esorto voi, Pastori della Chiesa in Canada, a dare inizio ai preparativi del grande Giubileo dell’Incarnazione redentrice di nostro Signore. Soprattutto, nei diversi momenti della vita pastorale, rafforzate e incoraggiate un nuovo “slancio di santità” (cf. Redemptoris missio, 90) nei sacerdoti, nei religiosi, nelle religiose e nei laici. Come dei Pastori secondo il cuore del Signore (cf. Ger 3,15), conducete i fedeli cattolici alle fonti della vita: “questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 3).

Invocando l’intercessione dei santi del Canada, e affidandovi, con tutti coloro di cui avete l’incarico pastorale, alla protezione benevola di Nostra Signora, vi imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica.

 

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