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VIAGGIO PASTORALE IN LITUANIA, LETTONIA ED ESTONIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ POLACCA NELLA CHIESA DELLO SPIRITO SANTO

Vilnius (Lituania) - Domenica, 5 settembre 1993

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Durante questo mio pellegrinaggio in Lituania, è per me motivo di particolare letizia fare oggi una sosta nella chiesa dello Spirito Santo a Vilnius, frequentata regolarmente da Polacchi cittadini Lituani.

Questo tempio costituisce un simbolo eloquente e quasi un memoriale degli avvenimenti che hanno impresso un marchio indelebile nella storia cristiana e civile dei due Paesi legati, sin dal tempo del matrimonio tra Jogaila Granduca di Lituania ed Edvige erede del trono di Polonia, da intensi rapporti di vicinanza, amicizia e fratellanza. La luminosa figura di san Casimiro basta da sola a rappresentare la profondità e la fecondità di tale legame, rimasto solido persino in momenti difficili, quando antagonismi passeggeri hanno rischiato di oscurarne le motivazioni, senza però riuscire mai ad intaccarne il senso e la validità.

Sono contento di trovarmi quest’oggi tra voi, carissimi fratelli e sorelle, e tutti vi saluto con affetto. Saluto in particolare il Primate di Polonia con tutti i Vescovi venuti dalla Patria. Saluto Mons. Kondrusiewicz di Mosca e Mons. Swatek di Mohilev. L’incontro con voi, cari fratelli nell’Episcopato, in questo luogo ricco di memorie storiche, civili e spirituali, è veramente un dono del Signore che mi arreca profonda gioia. Saluto anche i rappresentanti delle autorità: il Vice Primo Ministro Sig. Goryszewski, in viaggio in Lituania, e l’ambasciatore il Sig. Widacki che avevo già incontrato. Desidero anche ringraziare insieme a voi l’Arcivescovo di Vilnius che ci ha introdotti qui. Devo dire che ho ammirato il suo impegno: lui, lituano, che conosce molte lingue del mondo, ha fatto un grande sforzo per imparare la nostra lingua polacca.

2. Non è mia intenzione soffermarmi oggi in modo particolareggiato sul passato, più o meno remoto, lo portiamo tutti dentro di noi, lo faccio anch’io, questo passato che appartiene ormai alla storia. Ne rendiamo grazie a Colui che è il Signore della storia, riconoscendo sia nei momenti felici, solenni, che in quelli bui e difficili, l’azione della sua provvidenza. Come Vescovo di Roma sono qui anzitutto per confermare i miei fratelli nella fede e per incoraggiare tutti ad affrontare le sfide del presente guardando con speranza verso il futuro.

Al presente appartiene, in primo luogo, la comune esperienza dalla quale solo adesso stanno uscendo i credenti di queste regioni d’Europa. Dopo l’ora delle tenebre e della prova, è spuntata da qualche tempo l’ora della luce e di un rinnovato inizio cristiano. Dopo le numerose difficoltà sperimentate durante cinquanta lunghi anni nel praticare la fede, è giunto – confidiamo – finalmente il momento di dare testimonianza aperta a tutti – polacchi e lituani – del Vangelo, convinti che esso rappresenti per ogni uomo e per intere società il più solido riferimento che permette di superare le difficoltà nell’ora presente, e permette anche di sconfiggere le paure e le tentazioni di scoraggiamento, ispirando in tutti propositi di solidale impegno in vista del bene comune e del futuro.

Carissimi fratelli e sorelle, questa vostra Città possiede una evidente vocazione alla coesistenza di varie persone, di varie lingue, di varie culture e religioni. Così era nel passato, così è anche adesso. In particolare si tratta della coesistenza fraterna dei Cristiani che pregano in lingue differenti e che si sentono eredi di storie diverse, ma in parte – e talvolta in larga misura – comuni. In questo tempo e nei numerosi altri in cui si celebra l’Eucaristia e si amministrano i Sacramenti nelle due lingue, Polacchi e Lituani sono chiamati a collaborare, a sapersi anzitutto ascoltare, per coltivare la medesima fede, la medesima speranza e il medesimo amore che unisce tutti.

Del resto, allargando lo sguardo all’intero Continente europeo, come non avvertire l’esigenza che le diverse Nazioni, resistendo a pericolosi richiami nazionalistici, si inseriscano responsabilmente, pur con modalità proprie, nel comune processo di una nuova integrazione del nostro Continente? La Chiesa, da parte sua, è consapevole della propria missione in questa fase storica e non manca di fare quanto le è possibile per favorire tale processo, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano Il.

Carissimi, l’Europa attende che in questo processo che deve avvenire nel nostro Continente, la nostra comunità nazionale e anche quella parte di essa che vive entro i confini della Lituania, assumano un ruolo attivo. Anche la Chiesa che è in Europa attende di tornare a respirare quanto prima a pieno ritmo con i due polmoni: quello dell’Ovest e quello dell’Est,formati dalla storia in duemila anni. La Chiesa e l’Europa hanno quindi bisogno anche del vostro apporto per rinnovarsi sotto la spinta dello Spirito Santo. Nel nostro secolo lo Spirito Santo ha agito in modo particolare attraverso il Concilio Vaticano II. Partendo dal messaggio conciliare dobbiamo costruire un futuro di speranza, di profondo rinnovamento spirituale, nella pace, nello spirito di riconciliazione di solidarietà umana largamente intesa.

3. Carissimi fratelli e sorelle, l’odierno incontro mi offre l’opportunità di volgere insieme con voi lo sguardo – seppur brevemente – a questo auspicato futuro da realizzare all’insegna della fedeltà a Dio e all’uomo. Possa lo Spirito Santo ispirare a tutti la volontà e la saggezza necessarie per costruire, in questa travagliata regione d’Europa, una comunità ecclesiale e sociale, nazionale e internazionale veramente fedele a Dio ed in cerca del suo Regno ed insieme – essendo fedele a Dio – fedele all’uomo e alla sua particolare dignità.

La fede possiede anche un importante valore sociale. “Voi siete la luce del mondo – ha detto Cristo ai suoi discepoli –; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5, 14-15).

La Lituania e la Polonia di domani si svilupperanno in modo armonico nella misura in cui voi, figli e figlie della Chiesa, vivrete individualmente e comunitariamente nella luce della sapienza del Vangelo: nella misura in cui saprete con coraggio ed ardimento proclamare e seguire sempre Cristo. Egli è – secondo le sue stesse parole – “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Cristo è anche la via più sicura per un futuro degno dell’uomo e della sua altissima vocazione all’amore; è la verità capace di assicurare all’avvenire un autentico fondamento; è infine pienezza di vita per quanti si impegnano al servizio del prossimo in questo mondo, ma con lo sguardo costantemente rivolto ai beni eterni.

Il fatto che Cristo è venuto perché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” era il tema del grande incontro dei giovani di tutto il mondo in un altro Continente, nel Continente americano a Denver. Confido che l’eco di quel messaggio dei giovani giungerà a tutti voi, e specie alla vostra gioventù e vi aiuterà a cercare Colui che è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

4. Queste sono le riflessioni e gli auspici che in particolar modo desidero affidare alla Beata Suor Faustyna Kowalska. Ho avuto la gioia di beatificarla alcuni mesi fa a Roma presenti il Cardinale Primate di Polonia e l’Arcivescovo di Vilnius. Suor Faustyna è stata per molti anni “una dei vostri” e questa chiesa custodisce con grande cura la sacra immagine di Gesù Misericordioso, da lei venerata e propagata. Carissimi, cercate di diventare imitatori del suo amore filiale verso la Trinità Santissima. Imparate da Suor Faustyna, umile e fedele testimone di Dio a essere in ogni circostanza figli e figlie del Padre celeste, a rimanere discepoli del Verbo incarnato e docili strumenti dello Spirito vivificante e consolatore.

La Beata Faustyna interceda per ognuno di noi e ci aiuti a conservare lo sguardo fisso nell’eternità celeste, mettendo sempre come lei fece, Dio al primo posto nella propria esistenza. Sarà, in tal modo, sicuramente efficace la nostra testimonianza evangelica e il nostro impegno a servizio dei fratelli.

Desidero invitare tutti i miei fratelli nell’Episcopato e soprattutto l’Arcivescovo di Vilnius a impartire insieme a me la benedizione finale a tutti i fedeli presenti nella Chiesa e fuori di essa, perché molte persone hanno partecipato all’incontro fuori della Chiesa.

Desidero ancora aggiungere qualcosa. Quando si comincia a parlare in lingua materna facilmente si diventa loquaci. Cercherò di evitarlo.

Comunque voglio aggiungere qualcosa. Non sono mai stato a Vilnius. Sono qui per la prima volta. Nello stesso tempo si può dire che per tutta la mia vita, almeno dall’età della ragione, ero a Vilnius. Ero a Vilnius con il pensiero e con il cuore. Si potrebbe dire con tutto il mio essere, almeno in qualche sua particolare dimensione. E così ha continuato ad essere pure a Roma, forse anche di più. Desidero però ringraziare calorosamente la Provvidenza divina per avermi finalmente condotto qui. Questa è per me una grazia particolare, la grazia di questo pellegrinaggio di tutti gli incontri e soprattutto dell’Eucaristia che abbiamo celebrato stamattina. In quel momento ho capito che cosa è il mistero di Dio nella storia dei popoli.

Dio scrive le sue verità, i suoi provvidenziali e salvifici disegni, e li scrive nella vita di ogni uomo, nella storia dei popoli. E qui non è difficile vederlo. Ciò diventa particolarmente evidente, ci parla attraverso tutto quello che è stato e che è. Ho compreso tutto ciò che portavo dentro di me da tanti anni e decenni.

Ancora una cosa. Ieri abbiamo pregato insieme nel Santuario della “Porta dell’Aurora” (Ostra Brama) dove ho citato un versetto rivolto alla Madre di Dio, tratto dal poema di Adam Mickiewicz “Pan Tadeusz”:

“O, Vergine Santissima, che ad Ostra Brama splendi
E a Czestochowa il fulgido santuario difendi”.

Desidero alla fine di questo incontro dirvi che queste parole sono profetiche. Anche i poeti in un modo tutto particolare partecipano alla missione profetica. Queste parole profetiche parlano di ciò che rimarrà nonostante tutte le difficoltà che possiamo incontrare noi stessi e che possono incontrare i nostri fratelli lituani. Ciò rimarrà. E non si può sconfiggere. Infatti si tratta di Lei che è una e la stessa sempre. L’ho già conosciuta in vari modi a cominciare da Kalwaria Zebrzydowska, attraverso Jasna Gora, Fatima e alla fine alla Porta dell’Aurora. Lo so, che Lei vince ogni male anche quello più grande, definitivo. Lei calpesta la testa del serpente. Spero che ci permetta di superare anche quei mali che ostacolano la strada verso il futuro.

Auguro ai miei connazionali, e ai miei fratelli di Lituania, che vivono in Polonia e in Lituania, di intraprendere questa strada verso il futuro sotto la tutela della Madonna di Jasna Gora e della Porta dell’Aurora.

 



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