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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL
BURUNDI IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 29 aprile 1994

 

Cari fratelli nell’Episcopato,

1. Sono lieto di accogliervi qui per la vostra visita ad Limina, la prima dopo il mio memorabile viaggio pastorale nel vostro Paese, nel settembre del 1990, e l’incontro privato che abbiamo avuto presso la Nunziatura di Bujumbura. Ringrazio di tutto cuore Mons. Bernard Bududira, Vescovo di Bururi e Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Burundi, per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome vostro.

Quest’anno la vostra venuta a Roma coincide con lo svolgimento dell’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, in un momento in cui la Chiesa universale è in qualche maniera invitata a vivere la realtà del vostro Continente. È una coincidenza benedetta per esprimere i vostri vincoli di comunione con il Successore di Pietro, circondato, in questi giorni, da tanti membri del Collegio Episcopale. Questo tempo di grazia vi permette di condividere le vostre preoccupazioni e le vostre speranze con Pastori di altri paesi e di ricevere da essi incoraggiamento e sostegno fraterni. È un’occasione favorevole per rendere ancora più eloquente la vostra preghiera presso le tombe dei Santi Apostoli, proprio quando numerosi amici dell’Africa intercedono con voi. Possa la vostra visita ad Limina del 1994 essere tra le più feconde, per il bene della Chiesa nel Burundi e per il bene della vostra nazione!

2. Certo, avremmo voluto che questa riunione si svolgesse in un’atmosfera di completa serenità. Sfortunatamente essa resta permeata di gravità a causa del dramma che vive da qualche mese il popolo del Burundi, al lato di una nazione sorella lacerata da una guerra civile atroce.

Rinnovo oggi, dinanzi a voi, gli appelli che ho recentemente lanciato a favore del Burundi. Basta con i massacri, con le violenze, con i saccheggi. Formulo un fervido voto affinché si rinunci ai pensieri di odio e di vendetta e, praticando il perdono sull’esempio di Cristo, ci si impegni sulla via del dialogo, perché la pace divenga una realtà nel Burundi, pace che è il dono di Cristo risorto, come ci ricorda il tempo pasquale.

3. Affrontando con voi, cinque anni fa, la grave questione etnica, vi dissi che la pazienza insieme alla determinazione erano necessarie per riuscire a far vivere come fratelli tutti gli abitanti del Burundi, e conosco gli sforzi che avete compiuto in questo senso.

Nell’attuale periodo di crisi voi operate instancabilmente, a livello diocesano e a livello nazionale, per adattare una linea di azione chiara, al fine di contribuire ad allontanare mali ancora più gravi e di favorire il riavvicinamento tra le diverse istanze politiche, amministrative e militari. L’ondata di violenza che si è abbattuta sul Paese non ha soltanto seminato la morte e creato un numero considerevole di vedove, di orfani, di rifugiati e di senza tetto, ma ha anche colpito profondamente il tessuto sociale mettendo in luce una grave crisi morale. Auspico vivamente che il programma di azione pastorale che avete elaborato per questo anno susciti una profonda revisione di vita e una riconversione delle coscienze. In particolar modo auspico che favoriate il clima di compassione necessario ad accogliere caritatevolmente tanti rifugiati o sfollati, vittime dell’instabilità regionale.

Lasciate che vi incoraggi ad essere sempre e dovunque portatori di speranza, affinché i membri delle vostre comunità diocesane, compiendo una sincera conversione del cuore, si impegnino risolutamente sulla via della riconciliazione fraterna e cerchino di edificare un Burundi migliore, in collaborazione con i loro compatrioti di altre fedi.

In questo tempo pasquale, in cui celebriamo la vittoria di Cristo sulle forze del male e sulle divisioni fra gli uomini, è opportuno ricordarsi delle forti parole di San Paolo: “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché, quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 26-28).

4. Leggendo i vostri resoconti quinquennali, è evidente che fra le vostre priorità pastorali voi mettete in primo luogo la formazione del clero, tanto nel suo stadio iniziale nei seminari quanto a livello di sollecitudine dopo l’ordinazione.

Tra i diversi mezzi indicati nell’Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis per promuovere la pedagogia nei seminari, la preparazione specifica degli educatori viene per prima, poiché essi occupano in questo ambito una posizione chiave, che determina lo spirito e l’efficacia della formazione. Permettetemi di rinviarvi al documento che la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato il 4 novembre 1993 all’attenzione dei Vescovi per facilitare la preparazione professionale degli educatori. Allo stesso modo, vista l’importanza che riveste il compito di educatore dei seminaristi, vi invito ad accettare generosamente di designare per questa missione i sacerdoti delle vostre diocesi che giudicate idonei.

Per quanto concerne la formazione permanente del Clero, tutto ciò che fate per promuovere la vita di preghiera dei sacerdoti, il loro ritorno alle fonti mediante la lettura della Parola di Dio o la loro riflessione grazie alle istanze di confronto e di studio, favorirà il loro equilibrio personale e arricchirà il loro ministero. Il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, pubblicato il 31 marzo scorso dalla Congregazione per il Clero, vi sarà utile per questa formazione permanente, che è “un diritto-dovere del sacerdote” e “un diritto-dovere della Chiesa” (cf. n. 72).

5. Come in numerosi altri Paesi africani, il Burundi può avvalersi, fra i principali artefici dell’evangelizzazione, di “quella schiera tanto benemerita dell’opera missionaria fra le genti, dei catechisti, sia uomini che donne, che, animati da spirito apostolico, con grandi sacrifici danno un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa” (Ad gentes, 17). Ho constatato con soddisfazione che vi state impegnando a dare una seria formazione di base ai candidati e che cercate di apportare il rinnovamento necessario per coloro che sono già all’opera nel vostro Paese.

La preparazione adeguata dei catechisti e degli altri agenti di pastorale, per consentir loro di svolgere al meglio la propria missione, è tanto più necessaria in quanto essi si trovano in prima linea di fronte alla sfida delle Sette. Come pastori consapevoli dell’ampiezza di questo preoccupante fenomeno, saprete formare gli uni e gli altri affinché soddisfino con saggezza i bisogni spirituali che si manifestano presso i credenti e rispondano alle domande vitali sulla sofferenza, sulla malattia e sulla morte.

6. Tra le altre priorità della pastorale diocesana vi è la formazione dei fedeli laici, come richiede l’Esortazione Christifideles laici. Essa deve avere come obiettivo principale la scoperta sempre più chiara della loro vocazione personale e la disponibilità sempre più grande a vivere nel compimento della propria missione.

È necessario aiutare i laici, e in particolar modo le élite, a ricercare l’unità della propria esistenza. “Nella loro esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta “spirituale”, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta “secolare”, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 59). Una fede che non diviene cultura è una fede che non è né pienamente pensata né fedelmente vissuta.

Come ho sottolineato nella mia omelia durante la Messa di apertura del Sinodo, è importante applicare i principi della dottrina sociale cattolica ai bisogni dell’Africa. Auspico pertanto che, con i metodi pedagogici adatti, offriate ai fedeli i mezzi per conoscere bene l’insegnamento sociale della Chiesa affinché sappiano adempiere, in quanto battezzati, a tutti i loro doveri di cittadini. La costruzione politica e l’organizzazione della vita sociale sono di loro competenza.

7. La solidità della comunità familiare è stata per lungo tempo una delle ricchezze della società tradizionale del Burundi. In questo Anno Internazionale della Famiglia, non posso non incoraggiarvi a evangelizzare questa cellula primaria e ad essere animatori della pastorale familiare in tutte le sue dimensioni: la vita cristiani dei coniugi, le loro responsabilità nell’accogliere la vita e nell’educare i figli.

Come ho scritto nella mia Lettera alle famiglie, bisogna invitare gli uomini e le donne del nostro tempo a comprendere “quali grandi beni siano il matrimonio, la famiglia e la vita; quale grande pericolo costituiscano il non rispetto di altre realtà e la minore considerazione per i supremi valori che fondano la famiglia e la dignità dell’essere umano” (Giovanni Poalo II, Gratissimam Sane, n. 23). I figli e le figlie d’Africa amano la vita. Possano rimanere fedeli a questi valori tradizionali e trasmetterli ai nostri contemporanei!

8. Rivolgendomi a voi, a Bujunbura, durante la mia visita pastorale, ho parlato a lungo della pandemia dell’AIDS, che colpisce un numero impressionante di vostri compatrioti. La pastorale della Chiesa in questo ambito, come vi ho detto, deve affrontare un insieme di sfide. È necessario informare ed educare senza accettare che il problema sia trattato prescindendo dall’etica; bisogna guidare gli uomini e le donne verso la maturità affettiva e la sessualità ordinata.

Infine, in attesa che venga il giorno in cui il flagello dell’AIDS sarà debellato, cerchiamo di aiutare coloro che soffrono, di sostenere le famiglie disgregate, di farci carico degli orfani e di restare vicini alle persone che si sarebbe tentati di sfuggire. Cerchiamo di farci tutto a tutti, seguendo l’esempio dell’ammirevole apostolo dei lebbrosi, Padre Damiano de Veuster che avrò l’onore di iscrivere nel novero dei beati molto presto. I progressi della medicina hanno permesso di vincere la lebbra, questa antica piaga: preghiamo affinché gli scienziati di oggi trovino i rimedi necessari per stroncare questo nuovo male dei tempi moderni.

9. La prospettiva delle assisi sinodali del prossimo ottobre mi offrono l’occasione per incoraggiarvi nella vostra sollecitudine di promuovere la vita religiosa.

Le persone consacrate, lungi dall’essere considerate semplici ausiliari dell’apostolato nella diocesi, si aspettano che i Pastori cerchino di promuovere la loro vita religiosa come scuola di santità, poiché vescovi sono essi stessi innanzitutto maestri spirituali.

La consacrazione religiosa fa anche delle persone che la ricevono degli artefici di unità, dei testimoni dei valori di libertà, di giustizia, di misericordia e di pace. Possano i religiosi e le religiose del vostro Paese apportare sempre il loro benefico contributo, seguendo i loro carismi specifici, alla ricostruzione di una società pacifica, giusta e fraterna!

10. I cattolici del Burundi celebreranno nel 1998 il centenario dell’evangelizzazione del Paese. Auspico che si preparino a questo avvenimento nel fervore della preghiera e che approfondiscano la loro fede affinché questa sia la fonte di un dinamismo capace di trasformare la società. Affidando le vostre iniziative a Nostra Signora, imparto a tutti, Pastori e fedeli la mia benedizione apostolica.

 

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