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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI DELLA DIOCESI DI
AREZZO-CORTONA-SANSEPOLCRO

Sabato, 26 febbraio 1994

 

Carissimi fratelli e sorelle di Arezzo, Cortona e Sansepolcro!

1. Con gioia accolgo il vostro numeroso pellegrinaggio, col quale intendete ricambiare le visite che ebbi la gioia di compiere tra voi, nel maggio scorso a Cortona ed Arezzo, e in settembre a La Verna e a Camaldoli. Siate tutti benvenuti!

Saluto con affetto il vostro Vescovo Mons. Giovanni D’Ascenzi, e lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha indirizzato a nome vostro. Con lui, saluto i Presuli Mons. Cioli e Mons. Scapecchi, legati alla Diocesi per il diuturno e zelante servizio pastorale in essa svolto. Rivolgo poi un deferente pensiero ai Sindaci ed alle Rappresentanze di vari Comuni della vostra Provincia. Con particolare gratitudine ed affetto mi dirigo ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, come pure ai rappresentanti dei molteplici Movimenti ed Associazioni diocesani. A ciascuno dico: la pace sia con voi!

I miei pellegrinaggi nella vostra terra si sono svolti nel segno del Crocifisso e del ricordo di non pochi vostri conterranei, che dalla Croce di Cristo hanno attinto il coraggio della santità.

La Chiesa nasce e rinasce dal Crocifisso, “dal costato di Cristo dormiente sulla croce”, come afferma il Vaticano II riecheggiando Sant’Agostino (Sacrosanctum Concilium, 5): quel Crocifisso di cui a Sansepolcro si conserva una delle più antiche e singolari raffigurazioni, detta “Volto Santo”.

L’incontro poi con la figura di Santa Margherita a Cortona ha lasciato nel mio animo un segno che mi ha accompagnato lungo il resto della Visita e che ancor oggi, a distanza di mesi, costituisce un costante richiamo alla santità e alla preghiera: Santa Margherita, come San Francesco d’Assisi, San Romualdo, e la giovane carmelitana Santa Teresa Margherita Redi sono testimoni viventi della forza della preghiera. La Chiesa, pellegrina nel mondo, evoca questa sua dimensione più intima, suscitando in se stessa energie nuove che la rimettono in movimento, la “ringiovaniscono”. Occorre veramente scoprire le sorgenti della santità. Scoperta che consentirà anche alla vostra Comunità ecclesiale di aprirsi con sempre maggiore audacia missionaria al dialogo con la società civile, con quanti specialmente si dichiarano “lontani” dalla pratica della fede.

2. Carissimi fratelli e sorelle! Incontrandovi questa mattina, mi tornano alla mente i vari momenti del mio passaggio fra voi. Ricordo, tra l’altro, l’incontro con i giovani nella chiesa di San Francesco, al cospetto del grande crocifisso e degli affreschi di Piero della Francesca dedicati alla Croce. Parlare di fede, di gioia, di vocazione, di libertà piena ed autentica non si può se non vicino alla Croce. I giovani non vanno ingannati, né illusi. Essi cercano cammini esigenti ma autentici, testimoni credibili e radicali. Come Francesco e Chiara d’Assisi, come l’aretina Teresa Margherita Redi, giovanissima carmelitana del secolo XVIII, morta poco più che ventenne, consumata dal fuoco interiore che aveva acceso in lei la contemplazione di Dio Amore.

So che il nostro incontro ha avuto un seguito ricco di proposte e di iniziative. Me ne rallegro e ringrazio il Signore. Soprattutto, mi compiaccio dell’intenzione di promuovere alcuni pellegrinaggi di giovani nei santuari più significativi della Diocesi, che io stesso ho avuto la gioia di visitare. Sono convinto dell’opportunità di tali manifestazioni, che rispondono alle attese delle nuove generazioni e che, se ben inserite in una organica pastorale giovanile e accompagnate dal costante dialogo con i giovani, portano frutti insperati di rinnovamento e di impegno vocazionale e missionario.

3. Che cos’è, infatti, la vocazione, se non una vita concepita come missione al seguito di Gesù, divino Maestro? Ogni Chiesa è chiamata ad essere Comunità in cammino, Comunità vocazionale.

Mi ha fatto veramente piacere apprendere che nell’ottobre scorso il vostro Seminario diocesano, chiuso da dieci anni, è stato riaperto ed ha ripreso il suo fondamentale servizio in diocesi anche come centro di una organica ed attiva promozione vocazionale specialmente nelle parrocchie.

Il seminario in questo modo è sentito come proprio dall’intera Comunità diocesana, perché le parrocchie e prima ancora le famiglie lo considerano come il “loro” seminario, come realtà provvidenziale per il discernimento educativo degli adolescenti e dei giovani, tra i quali il Buon Pastore incessantemente chiama alcuni a seguirlo nella forma singolare del ministero ordinato e nella vita consacrata.

4. Sono tuttavia le famiglie i primi seminari in senso ampio: seminari della vita umana e cristiana. Siamo nell’Anno della Famiglia, e desidero invitarvi - come ho scritto nella speciale Lettera alle Famiglie, appena pubblicata - ad una grande preghiera e ad una attenta riflessione sul ruolo delle famiglie oggi.

Santa Margherita da Cortona offre al riguardo la testimonianza di una esistenza singolare. Essa parla delle difficoltà e dei drammi che l’amore umano, il matrimonio e la famiglia possono attraversare, parla dell’importanza della preghiera e della conversione per affrontarli e superarli.

Quante sono pure ai nostri tempi le problematiche legate alla vita della famiglia! Quanto necessario è perciò porre attenzione ad una saggia e coraggiosa pastorale familiare! Promuovere un Centro pastorale diocesano per la Famiglia è stata pertanto una vostra scelta molto opportuna: auspico che esso possa recare sostegno alle coppie ed alle famiglie, aiutandole nel compimento fedele della loro missione nella Chiesa e nella società.

Possa, infine, la vostra Diocesi crescere sempre più nell’intesa fraterna e nella comunione ecclesiale. La nuova evangelizzazione, che impegna la Chiesa tutt’intera, richiede un “di più” di unità, secondo la volontà del Signore Gesù.

Vi esorto, carissimi, a camminare insieme, Vescovo, Presbiterio, Religiosi e Religiose, Laici. Le parrocchie, pur trovandosi in situazioni locali talora molto differenti, si sentano sempre impegnate a diffondere il medesimo Spirito e ad incarnarlo secondo le comuni linee pastorali. A tale compito si dedichino pure le Congregazioni religiose e le aggregazioni laicali valorizzando la diversità dei carismi e delle esperienze senza spirito di competizione e coltivando una stretta e costruttiva collaborazione.

Affido questi voti e questi progetti di bene ai Santi vostri Patroni, a San Donato Vescovo e martire, a Santa Margherita da Cortona e a San Giovanni Evangelista.

Li affido soprattutto alla “Madonna del Conforto”, da ormai quasi due secoli meta di costanti pellegrinaggi da parte della Comunità aretina. A Lei facciamo ricorso con rinnovata fiducia, attendendo la rasserenante parola: “Confortetur cor tuum!”, “Si conforti il tuo cuore”. E su ciascuno di voi qui presenti, carissimi, e sull’intera vostra diocesi, specialmente sui giovani, le famiglie e gli ammalati scenda la benedizione apostolica che di cuore vi imparto.

 

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