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VISITA PASTORALE A CATANIA E SIRACUSA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI

Stadio «Cibali» (Catania) - Sabato, 5 novembre 1994

 

Carissimi amici!

1. È grande la gioia del Papa di ritrovarsi in mezzo ai giovani siciliani: dopo l’incontro dell’anno scorso, in maggio, ad Agrigento, oggi sono con voi, ragazzi e ragazze di Catania! Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Vi ringrazio, in particolare, per tutto quello che mi avete detto finora, ma spero che dopo mi direte ancora di più. Con voi saluto i vostri educatori, a cominciare dall’Arcivescovo, primo responsabile della Chiesa locale, e dai sacerdoti, che seguono con amore il vostro cammino di fede e di impegno cristiano.

Desidero poi subito rendere omaggio a una vostra coetanea un po’ speciale, che non si vede ma è presente in mezzo a noi; anzi, era già qui prima di me e prima di voi. Parlo di Agata, la vostra santa Patrona. In paradiso lei si rallegra, perché i giovani della sua città si sono riuniti nel nome di Gesù insieme col Successore dell’apostolo Pietro. Ti saluto, giovane martire Agata!

Tu, che hai riconosciuto Cristo con gli occhi della fede, aiuta anche noi ad essere suoi testimoni per quanti oggi sono ancora ciechi. Tu, unita a Gesù come il tralcio alla vite, insegnaci a vincere il male con il bene, aiutaci a portare frutto per il Regno di Dio.

2. Voi, giovani della Chiesa di Catania rappresentate il futuro di questa Chiesa e della società in questa terra ricca di contrasti spesso drammatici. Voi siete come le ginestre, che germinano sulla lava. La speranza che sentite pulsare dentro di voi è talora minacciata e rischia di mutarsi in ansia e delusione, quando vi trovate ad affrontare precarie condizioni di vita.

La società dei consumi, nella sua ambiguità, tende non di rado a fare di voi degli strumenti inconsapevoli di interessi economici non sempre leciti. Ciò accade dappertutto, ma produce danni più gravi là dove maggiore è la povertà. I vostri sogni si scontrano presto con la ferrea legge della competizione, che in certi casi diventa spietata, portando a vedere nel prossimo non più l’uomo, ma un potenziale rivale, da scavalcare con ogni mezzo lecito ed illecito. Tutto questo è come la lava, che minaccia le ginestre.

Si tratta, per alcuni di voi, di un urto violento, difficile da sopportare, specialmente se mancano affetti familiari illuminati da saldi principi morali. Ed allora, invece della speranza e dell’entusiasmo, si diffonde nei cuori un acuto senso di frustrazione e di insicurezza.

3. Che cosa, dunque, viene a dire quest’oggi ai giovani siciliani, in particolare a quelli di Catania, il Papa, alle soglie ormai del terzo Millennio? A nome della Chiesa, Egli vi ripete: reagite nei confronti di chi ha interesse a farvi vivere, con superficialità, “alla giornata”, e riscoprite il tesoro nascosto nel patrimonio ereditato dai vostri antenati cristiani. Non perdete la memoria, perché un uomo senza memoria è un uomo senza futuro.

Da questo tesoro vorrei estrarre oggi due singolari “gioielli”, nati dall’incontro tra la cultura mediterranea e quella evangelica. Sono gioielli di valore inestimabile e non si possono comprare, ma solo ereditare. Voi ne siete gli eredi!

Il primo è la concezione dell’uomo come essere religioso e dialogante. L’espressione fondamentale dell’uomo, quella di cui egli solo è capace e che lo caratterizza in modo inconfondibile, è la parola rivolta a Colui che è Mistero: la preghiera, parola rivolta a Dio, a Colui che è mistero. Questa mattina ho incontrato la Chiesa di Catania durante la Beatificazione di Maddalena Morano, e vedevo come prega questo popolo, questa città, questa Chiesa, come partecipa pregando nel mistero eucaristico, come ha partecipato alla Beatificazione di una persona vicina, di un’apostola. Si vede quale ricca esperienza ha accumulato la gente di questa terra, dai tempi precristiani, in fatto di dialogo col mistero di Dio! È un’esperienza che s’è precisata ed approfondita con l’arrivo del Vangelo nell’Isola e con l’annuncio dello straordinario avvicinamento all’uomo, operato da Dio in Cristo. La comunità cristiana, qui fiorita già nei tempi apostolici, ha imparato a coltivare un intenso dialogo col Figlio di Dio incarnato e con la sua Vergine Madre, trovando nella preghiera luce e sostegno in ogni sua vicenda. È una tradizione di religiosità che costituisce un autentico patrimonio da conservare e da potenziare. Si tratta di un tesoro che ha in sé valenze umane di fondamentale importanza. La preghiera incide fortemente, ad esempio, sulla vita sociale: un essere umano, che si rivolge a Dio con cuore sincero, non può modellare il suo comportamento sulla legge della forza e della sopraffazione! Si vede allora che la preghiera è sorgente di umanizzazione e di liberazione.

Questo, cari amici, è il primo messaggio che voglio lasciarvi questa sera: con fiducia e semplicità di cuore imparate a pregare, imparate a rivolgervi al mistero di Dio. Fatelo, indirizzando al divin Maestro la stessa richiesta che un tempo gli rivolsero i discepoli: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11, 1). Come il cieco di Gerico nel brano evangelico da voi efficacemente mimato poco fa, chiamate Gesù con la preghiera; Lui vi donerà un modo nuovo, mai superficiale, di vedere la vita, e voi potrete seguirlo sulla sua strada (cf. Mc 10, 46-52).

4. Il secondo gioiello del vostro patrimonio proviene invece dall’ambito del teatro antico: anche stasera abbiamo visto qui un teatro moderno ma molto collegato, radicato, basato su quello che era il teatro classico greco o romano. E il secondo gioiello che proviene dall’ambito di questo antico teatro è il senso del fato, del destino. L’uomo ha l’impressione, a volte, di essere dominato da una forza superiore, contro la quale sembrerebbe vano lottare, eppure proprio affrontandola egli manifesta la sua più alta dignità. Voi, giovani, siete sensibili al destino e vi ponete i più profondi interrogativi sulla vita e sulla libertà, cercando di scoprire il progetto ed il senso della vostra esistenza.

Come vorrei oggi, cari giovani di Catania, far risuonare in ciascuno di voi tutta la meraviglia dell’annuncio cristiano, quello stupore del Vangelo la cui dirompente carica di liberazione prese le mosse proprio dal mondo mediterraneo. Dio si è rivelato in Cristo, in lui ha offerto se stesso all’uomo come suo vero destino, come sua dimora perenne, nel tempo e nell’eternità. Cari giovani, apriteGli la mente ed il cuore: accettatelo nella vostra vita e seguitelo con fedele ed amorosa docilità. Voi ben sapete che il Vangelo proclama Dio quale destino dell’uomo, e l’uomo quale destino di Dio! La vita del cieco di Gerico cambia totalmente quando il suo destino è incrociato dal destino di Gesù, quando si sente dire: “Coraggio, alzati, ti chiama!” (Mc 10, 49).

Il destino è “vocazione”, cioè chiamata a legarsi e a rimanere uniti a Dio, che ha voluto legarsi a noi perché avessimo la vita in abbondanza (cf. Gv 10, 10).

Giovani di Catania, sappiate scoprire che il vostro destino è una vocazione, e che questa vocazione ha un nome ed un volto: Gesù.

5. Questo è stato, il segreto di sant’Agata. Se domandiamo alla vostra giovanissima Patrona: Spiegaci, come hai potuto, all’età di circa quattordici anni, essere già così forte nel testimoniare Gesù, così matura da avere l’onore di dare la vita per lui, Lei ci risponde: “Non è merito mio se sono stata buona. È stato Gesù a farmi buona, è Lui il segreto del mio nome e della mia vita. Io sono stata semplicemente come un tralcio attaccato alla vite”. Ecco: questo è il segreto di Agata e di tanti come lei.

Pensate a quanti giovani hanno dato la vita per il Vangelo! Sono una schiera che non si può contare, di ogni razza, di ogni popolo e lingua. È questa veramente la “nuova generazione”: quella dei santi! Non abbiate pertanto paura di entrare a far parte di questa stupenda compagnia: chi perde la vita per Gesù, la trova, e chi vuole tenerla per sé, se la vede svanire tra le mani (cf. Mt 16, 25).

Per seguire Cristo, non bisogna essere superuomini, o compiere azioni sovrumane. Il giovane cristiano, certamente, si distingue dalla massa, ma non per l’apparenza esterna, bensì per il modo con cui pensa e agisce. È diverso dentro, nel cuore, e questo si riflette all’esterno, nel suo modo di comportarsi, di parlare, di trattare con gli altri, in ogni situazione quotidiana.

Se la “linfa” di Gesù scorre in noi, subito cominciano a maturare certi frutti buoni ben riconoscibili. L’apostolo Paolo ci insegna a identificarli parlando ai cristiani della Galazia: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 22). Quando le nuove generazioni portano questi frutti, la corruzione è vinta, la violenza è vinta, la mafia è vinta; e a Catania, in Sicilia, in tutta Italia, nel mondo si realizza la civiltà dell’amore.

Questo è il mio augurio, cari amici di Catania; questa è soprattutto la mia preghiera, e desidero che diventi anche la vostra preghiera. Avete dalla vostra parte sant’Agata: lei vi aiuterà. Avete con voi la Madonna: lei vi guiderà su tale arduo ma esaltante cammino. Vi accompagno anch’io con la mia preghiera e tutti ora vi benedico.

Infine il Papa ha così concluso:

Devo dirvi che quest’anno, questo con i giovani di Catania è il primo incontro con le nuove generazioni, dopo quello di Lecce. A Zagabria non ho potuto incontrare i giovani. A me piace sempre incontrare i giovani, non so perché, ma mi piace. È ancora forte nella mia memoria e nel mio cuore il grande incontro di Denver, negli Stati Uniti, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Ora mi sto preparando per l’incontro mondiale con i giovani a Manila. Non so se avete già comprato i biglietti. Si potranno forse abbassare i prezzi. Io per ora mi preparo a quest’incontro nelle Filippine portando un bastone. Con questo bastone vi arriverò. Alcuni dicono che il bastone mi ha invecchiato, altri dicono, invece, che il bastone mi ha ringiovanito. Vedo che anche voi siete a favore del bastone e non contro di esso. Dobbiamo ora concludere per andare a Siracusa, perché anche là ci aspettano. E là dirò subito che i giovani di Catania non volevano che li lasciassi per andare a Siracusa. Avete illustrato molto bene questo grande Etna fumante e tanto pericoloso, ma avete anche ben descritto come superare i pericoli.

 



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