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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI 1200 DELEGATI PARTECIPANTI ALLA IX ASSEMBLEA NAZIONALE
DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Basilica Vaticana – Sabato, 29 aprile 1995

 

Signor Cardinale
e venerati Fratelli nell’Episcopato!
Carissimi Fratelli e Sorelle dell’Azione Cattolica Italiana!

1. Benvenuti! Vi accolgo tutti con affetto, a partire dall’Assistente Generale, Mons. Salvatore De Giorgi, e dal Presidente, avvocato Giuseppe Gervasio, che ringrazio per i nobili indirizzi rivoltimi. Saluto i membri del Consiglio Nazionale e i Delegati. La presenza del Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e di Monsignor Tettamanzi, Segretario Generale, eletto di recente Arcivescovo di Genova, ai quali rivolgo un cordiale saluto, sottolinea il vincolo di comunione organica che lega la vostra Associazione ai Pastori della Chiesa italiana.

A questo riguardo, desidero anzitutto rinnovare il mio apprezzamento per il lavoro pastorale che l’Azione Cattolica svolge nelle diocesi e nelle parrocchie, ma anche per la sollecitudine con cui accoglie il Magistero del Papa rispondendo alle iniziative di respiro universale via via promosse, come le Giornate Mondiali della Gioventù e l’Incontro mondiale delle Famiglie dell’ottobre scorso.

2. Il tema della nona Assemblea: “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia verso il Terzo Millennio”, richiama quello della precedente: “Laici in missione col Vangelo della carità”. Esso esprime la continuità del cammino associativo sui sentieri della nuova evangelizzazione, di cui il “Vangelo della carità”, che è Cristo stesso, costituisce il cuore e la sintesi. In pari tempo evoca due traguardi a cui tende tale cammino: il prossimo Convegno ecclesiale di Palermo e il grande Giubileo del Duemila.

Questa vostra Assemblea è pertanto un momento significativo e qualificato della preparazione al Convegno di Palermo. Gli obiettivi di fondo: formazione, comunione, missione, spiritualità, sono i medesimi che l’Azione Cattolica persegue e che la caratterizzano come singolare forma di ministerialità per la crescita della Comunità cristiana (cf. Ad Gentes, 15; Lettera di Paolo VI all’Assistente Generale dell’A. C. I., Insegnamenti di Paolo VI, VII [1969] 1322 s.). In questa “palestra” di vita si sono formati laici esemplari, che veneriamo come santi, beati e servi di Dio e che Mons. De Giorgi ha opportunamente ricordato.

Alle soglie poi del terzo millennio, la loro testimonianza non va dimenticata. Obiettivo prioritario del Giubileo del Duemila è, infatti, “il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani” (Tertio Millennio Adveniente, 37). Anche per l’Azione Cattolica l’anelito alla santità costituisce l’impegno primario: “I laici che aderiscono all’Azione Cattolica Italiana – afferma lo Statuto – s’impegnano a una formazione personale e comunitaria che li aiuti a corrispondere alla universale vocazione alla santità e all’apostolato nella loro specifica condizione di vita” (Statuto, art. 3).

3. È questa la prospettiva ultima che vi siete proposti: “perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”; è Cristo, unico Redentore dell’uomo, unico Salvatore del mondo. Collaborare con Cristo per la salvezza del mondo è il compito esigente ed esaltante di tutti i credenti. Voi laici, in particolare, lo vivete a contatto più diretto con gli uomini e le donne del nostro tempo, che hanno bisogno di ascoltare quello che con coraggio annunciò Pietro davanti al Sinedrio: “In nessun altro c’è salvezza; non v’è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). Far risuonare questo annuncio nel mondo di oggi è la vostra missione.

Come ho precisato nell’Enciclica Redemptoris Missio, l’unica missione della Chiesa è diretta sia a quanti non conoscono ancora Gesù Cristo e il suo Vangelo (è la “missio ad gentes”), sia ai battezzati che hanno perduto la fede o non si riconoscono più membri della Chiesa (è la “nuova evangelizzazione”) e sia alle comunità che hanno adeguate e solide strutture ecclesiali (è la “cura pastorale”). Poiché questi tre ambiti missionari non sono nettamente separati, anche l’Azione Cattolica è chiamata a svolgere il suo impegno missionario in tale triplice direzione.

4. La “nuova evangelizzazione” infatti impegna la Chiesa intera – e in essa l’Azione Cattolica – in tutti gli ambiti della missione, nei quali, come in “nuovi areopaghi”, la presenza dei laici è necessaria per l’animazione cristiana delle realtà temporali, come presenza di Chiesa al servizio dell’uomo e della società. Nella Esortazione Apostolica Christifideles Laici ho indicato tali principali ambiti, e i Vescovi italiani li hanno richiamati nelle cinque “vie preferenziali” secondo cui dar vita alla nuova evangelizzazione: cultura e comunicazione sociale, impegno sociale e politico, amore per i poveri, famiglia, giovani.

Vorrei in particolare sottolineare l’importanza del rapporto tra il Vangelo e la cultura, che costituisce “un campo vitale, sul quale si gioca il destino della Chiesa e del mondo in questo scorcio finale del nostro secolo” (Discorso alla Plenaria del Collegio Cardinalizio, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 1092).

A ragione i Vescovi italiani nell’attuale contesto sociale ravvisano la necessità e l’urgenza di investire “con lungimiranza energie e mezzi nella elaborazione e nella messa in atto di un nuovo “progetto culturale”, frutto della libera e creativa convergenza di tutti gli apporti e di tutte le esperienze” (Traccia per il Convegno di Palermo, n. 14). Non può quindi mancare il valido apporto e la collaudata esperienza dell’Azione Cattolica, particolarmente aperta e attenta al dialogo culturale.

Tale dialogo deve sempre rimanere ancorato alla piena verità sull’uomo, che fonda il rispetto della vita umana dal suo concepimento sino alla morte naturale: quello alla vita è diritto primo e fontale, condizione per tutti gli altri diritti della persona. Nella recente Enciclica Evangelium Vitae si esprime l’urgenza di una “generale mobilitazione delle coscienze... per mettere in atto una grande strategia a favore della vita” e costruire insieme “una nuova cultura della vita”, anzitutto attraverso la “formazione della coscienza morale” (nn. 95-96). A quest’opera di formazione e di educazione al valore della vita l’Azione Cattolica è chiamata a dare un contributo notevole, strutturata com’è in articolazioni che abbracciano le varie fasce di età e le svariate condizioni di vita.

5. Ciò è richiesto anche dalla sua particolare collocazione nell’ambito della pastorale ecclesiale, della quale è a diretto e immediato servizio. Si tratta di un servizio “all’incremento di tutta la comunità cristiana, ai progetti pastorali e all’animazione evangelica di tutti gli ambiti di vita” (Christifideles Laici, 31).

Un tale servizio alla Chiesa locale, svolto in costante solidarietà con le sue esigenze e le sue scelte pastorali, è la finalità primaria dell’Azione Cattolica, che lo compie con generosità, fedeltà, costanza, umile spirito evangelico e forte senso ecclesiale, in salda comunione e diretta collaborazione con i Pastori. Esso esige e qualifica anche la presenza dell’Associazione nella vita del Paese, con la luce e la forza della dottrina sociale della Chiesa. In questo momento di non facile transizione, compito dell’Azione Cattolica è di tutelare, con l’incessante preghiera e con l’esempio di concordia e di unità, il patrimonio religioso e culturale che ha fatto grande la storia dell’Italia, la quale oggi ha di esso più che mai bisogno per il rinnovamento della società.

I valori morali e antropologici che scaturiscono dalla fede cristiana non solo non si oppongono agli autentici valori umani, ma li portano a pienezza di significato e di contenuto, perché siano alla base di una convivenza più umana, di più corretti e fecondi rapporti civili, culturali, economici e politici, e di una democrazia degna di questo nome (cf. Centesimus Annus, 46). Confido che l’Azione Cattolica saprà dare il proprio contributo al raggiungimento di tali obiettivi, restando sempre fedele alla propria natura di associazione ecclesiale, che evita di coinvolgersi con l’una o l’altra parte politica.

Carissimi, invoco sui lavori della vostra Assemblea la protezione di Santa Caterina da Siena, che la memoria liturgica ci ripropone proprio oggi come modello di appassionata fedeltà a Cristo ed alla Chiesa e, mentre affido il cammino dell’Azione Cattolica Italiana alla materna guida di Maria Santissima Madre della Chiesa, imparto di cuore a voi e a tutti i soci la Benedizione Apostolica.

 

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