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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE CINESE
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 19 agosto 1995

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. È con profondo affetto nel Signore che vi saluto, Vescovi di Taiwan, in occasione della vostra visita “ad Limina”. Lo scorso anno è stato celebrato il settecentesimo anniversario dall’arrivo a Pechino del primo evangelizzatore di quella regione, il francescano Giovanni di Montecorvino. Innanzitutto ringraziamo Dio per le grandi cose che questo missionario, spinto da un amore incrollabile per Cristo, è riuscito a fare per estendere il Regno di Dio in quella che è oggi la Cina. Prego affinché la vostra visita presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e questo incontro con il Successore di Pietro, al quale in particolare è stata affidata la cura di tutte le Chiese (cf. 2 Cor 11, 28), vi rafforzi nella stessa missione di proclamazione del Vangelo e di guida del gregge di Dio. Possiate apprezzare in modo rinnovato la Grazia di Dio che opera nella Chiesa e il suo potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare (cf. Ef 3, 20-21).

2. Questa fiducia nell’incomparabile potere della grazia di Dio deve essere sempre più evidente nella vita dei cristiani mentre la Chiesa si avvicina al Terzo Millennio della nascita di Cristo. Il grande Giubileo dell’anno 2000 è inteso come celebrazione, in tutto il mondo, della gioia della Redenzione concessa all’umanità con l’Incarnazione del Figlio unico del Padre. Con il Mistero pasquale di Cristo è stata definitivamente realizzata l’unità dell’intera famiglia umana e la Chiesa, riconosciuta come sacramento di unione con Dio e come segno dell’unità di tutta l’umanità (cf. Lumen Gentium, 1), è stata mandata a proclamare al mondo la riconciliazione e la speranza offerte dal Vangelo. Convocando il Giubileo, la Chiesa invita tutti i suoi membri a gioire della Buona Novella della salvezza attraverso Gesù Cristo e a operare in modo sempre più efficace per portare il suo potere a tutti i popoli e a tutte le culture (cf. Tertio Millennio Adveniente, 16).

Sono contento di sapere che l’esigenza di un’evangelizzazione rinnovata è ben sottolineata nella novena di anni programmata dalla Conferenza Episcopale Cattolica Regionale Cinese in preparazione al Grande Giubileo, e che il prossimo anno, il 1996, sarà dedicato in particolare ai temi della Catechesi e della Evangelizzazione. Una grande risorsa a questo riguardo sarà la traduzione cinese del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il Catechismo trasmette un profondo senso dell’unità e della coerenza del messaggio cristiano, messaggio che parla direttamente ai cuori e alle menti delle persone di ogni età e situazione. L’incredibile risposta al Catechismo rivela la grande sete di Dio e della vita spirituale presente anche nelle società altamente secolarizzate. Considerando la vacuità e l’aridità di gran parte della vita moderna, non possiamo forse riconoscere in questo interesse un ulteriore segno che, ai nostri giorni, “Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un’umanità più preparata alla semina evangelica”? (Redemptoris Missio, 3).

3. Come Pastori del popolo di Dio a Taiwan, cercherete di compiere ogni sforzo per incoraggiare il vostro popolo a pregare e operare in comunione con l’intera Chiesa affinché la preparazione spirituale e materiale del Grande Giubileo dell’Anno Santo 2000 rechi i frutti di un rinnovamento interiore e della crescita di un autentico spirito missionario in tutti i battezzati. Sono certo che la Commissione Episcopale per la celebrazione dei 2000 anni dalla nascita di Cristo della vostra Conferenza cercherà, con questa celebrazione, di risvegliare in tutta la Chiesa in Taiwan un senso sempre più vivo del suo legame con la Chiesa universale attraverso la comunione con le altre Chiese particolari e con questa Sede Apostolica.

In questi tempi di grazia per l’intera Chiesa, anche i cinesi cattolici devono sentirsi profondamente impegnati nella nuova evangelizzazione e nella predicazione del Vangelo ad gentes. Entrambi questi aspetti del mandato missionario sono essenziali per un autentico rinnovamento ecclesiale. L’Asia attende di udire la Parola di Dio e devono essere soprattutto gli asiatici ad assicurare che essa si radichi profondamente nelle antiche culture del Continente. Nel vostro caso, l’inculturazione del Vangelo nella vostra cultura deve mostrare che non esistono opposizione o incompatibilità tra l’essere allo stesso tempo veramente cattolico e autenticamente cinese.

4. Proprio per questa ragione vi invito a coinvolgere tutti i cattolici di Taiwan nell’opera di evangelizzazione. Penso in particolare all’importante contributo che può essere dato dalle donne, dai giovani, dai religiosi e dalle religiose, dall’Università cattolica e dai seminari, dai professionisti cattolici nel campo dell’arte, della scienza e della comunicazione sociale. I fedeli laici devono essere incoraggiati a riconoscere e a superare ogni sorta di separazione tra la loro fede in Cristo e le attività quotidiane a casa, sul lavoro e in società (cf. Christifideles Laici, 34). A ogni livello della vita ecclesiale il Vangelo dovrebbe essere vissuto e condiviso come dono liberatore che permette agli uomini e alle donne di vivere con gioia e in pace, di promuovere la riconciliazione e di operare con abnegato amore per il bene spirituale e materiale degli altri.

Non è necessario ribadire che un ruolo insostituibile in questa grande opera di rinnovamento spetta al clero, sia diocesano che religioso. Oggi più che mai i sacerdoti devono avere la mentalità e il cuore di missionari, soprattutto in considerazione di quanti ancora non conoscono Cristo (cf. Redemptoris Missio, 67). È molto importante fare sì che lo spirito missionario venga promosso durante la formazione nei seminari e nei programmi di formazione permanente, affinché la vita e il ministero del sacerdote riflettano l’urgenza della missione espressa nelle ben note parole di San Paolo: “guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16). Al centro di ogni spiritualità sacerdotale vi devono essere il ravvivamento costante della grazia ricevuta con l’ordinazione sacra, una sempre maggiore configurazione a Cristo e una più intensa partecipazione all’amore ardente del suo Sacro Cuore. Il vostro esempio e la vostra guida deve ispirare i vostri sacerdoti a coltivare la virtù della carità pastorale. In questo modo voi e i vostri collaboratori comprenderete meglio le speranze, i bisogni, i problemi e le situazioni delle persone che servite, così da trovare modi sempre più efficaci di proporre il Vangelo a tutti (cf. Pastores dabo vobis, 70).

5. Sottolineo la necessità di un rinnovato impegno per l’evangelizzazione, in quanto voi stessi siete consapevoli delle difficoltà che questo comporta, soprattutto in considerazione del calo del numero dei sacerdoti e della crescita delle esigenze pastorali dei fedeli, e in particolare di coloro che sono ancora giovani nella fede. Questa situazione richiede soluzioni creative, la gestione saggia delle risorse attuali e un’attenta programmazione pastorale per il futuro. Vi è un bisogno urgente di promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, intensificando i notevoli sforzi fatti per aiutare i giovani a riconoscere e a rispondere alla chiamata di Dio. Le numerose comunità religiose di Taiwan sono state e continuano a essere una grande risorsa spirituale e materiale per la vita della Chiesa. Tutt’intorno a voi ci sono i segni di una vita spirituale che sta sbocciando. Come Pastori, è vostro compito discernere, alimentare e sviluppare ogni nuovo dono e ogni speranza.

6. Come membri della grande famiglia cinese, i cattolici di Taiwan si sentono affettuosamente vicini ai loro fratelli e alle loro sorelle nella fede del Continente. Riconoscete quindi con gioia la vostra responsabilità di assisterli nella loro difficile situazione spirituale. Ancor più dei cattolici negli altri Paesi, voi sentite di essere una Chiesa sorella di quella comunità cattolica, soprattutto quando tra i suoi membri vi è la crescente consapevolezza del bisogno di sentirsi maggiormente parte della Chiesa cattolica universale.

Da parte mia, so che la comunità cattolica in tutta la Cina, in unione di fede con il resto della Chiesa cattolica, prega per il Papa, riconoscendo generalmente in questo modo la specifica natura del ministero petrino come un aspetto essenziale del progetto di Cristo per la sua Chiesa. Tuttavia la maggior parte dei cattolici cinesi, proprio per vivere pienamente questa fedeltà, ha scelto il cammino della sofferenza e del silenzio. Con profondo affetto i nostri cuori si volgono verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, esposti a grandi privazioni, colmi di gratitudine per il loro esempio generoso ed eroico. Speriamo e preghiamo affinché anche gli altri operino con rinnovata fede e forza per la piena comunione e l’unità con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro.

Sono perfettamente consapevole del fatto che la situazione attuale della comunità cattolica è fonte di dolorosa preoccupazione per tutti i cattolici cinesi. Ognuno di loro occupa un posto speciale nel mio cuore di Pastore della Chiesa universale, e per tutti prego il Signore, che ha voluto che la sua Chiesa fosse una, sotto un unico Pastore. Oggi, attraverso voi, ripeto l’esortazione che ho rivolto loro da Manila lo scorso gennaio: “Vi invito tutti ardentemente a ritrovare cammini di comunione e di riconciliazione, cammini che prendono luce e ispirazione dalla Verità stessa: Gesù Cristo” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/1 [1995] 121). So che molti si stanno domandando come possa avvenire questa riconciliazione. Tutti devono mobilitarsi; tutti devono volgersi verso Cristo, che ci chiama all’unità e alla comunione. Ognuno deve scoprire i passi che portano alla riconciliazione. Ognuno deve portare con sé tutto se stesso, il suo passato, i suoi momenti di coraggiosa testimonianza e quelli di debolezza, le sue sofferenze attuali e le sue speranze per un futuro migliore. Quello di cui stiamo parlando è un viaggio lungo e difficile. La meta è abbastanza chiara ma il sentiero che vi conduce appare ancora oscuro. Dobbiamo invocare la luce dello Spirito e farci guidare dalla sua ispirazione.

Voi, Vescovi di Taiwan, siete chiamati a fare ogni sforzo per promuovere l’armonia, la pazienza, la comprensione, l’amore fraterno e la riconciliazione tra tutti i cattolici della grande famiglia cinese, in uno spirito di carità e nel pieno rispetto della la crescita della Chiesa nel continente. In questo delicato momento chiedo a tutti voi di pregare incessantemente a tal fine.

7. Cari Fratelli, il nostro incontro ricorda tutti i fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale, ai quali mi sento molto vicino. Vi prego di rassicurare i sacerdoti, i religiosi e i laici appartenenti alle vostre Chiese locali di Taiwan del mio profondo affetto nel Signore. Allo stesso tempo rinnovo l’assicurazione del mio amore, del mio incoraggiamento e dei miei voti augurali a tutti i membri cattolici della più vasta famiglia cinese. Se questi nostri fratelli e sorelle già pregano per il Papa e in qualche modo riconoscono in lui lo speciale ministero di Pietro, quanto tempo ci vorrà prima che egli possa abbracciarli e confermarli nella fede e nell’unità?

Con questi sentimenti affido voi e tutta la Chiesa in Taiwan all’amorevole intercessione di Maria, Regina della Pace, e imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

 

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