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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SUPERIORE
DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

Giovedì, 4 maggio 1995

 

Signor Cardinale,
Carissimi Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Direttori Nazionali,
Collaboratori e Collaboratrici
nelle Pontificie Opere Missionarie!

1. Insieme al caloroso benvenuto, porgo a tutti voi un cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, per i sentimenti manifestati a nome dei presenti e per le informazioni che mi ha fornito circa l’attività delle Pontificie Opere Missionarie.

Estendo la mia riconoscenza all’Arcivescovo Mons. Giuseppe Uhac, Segretario della Congregazione, a Mons. Charles Schleck, Segretario aggiunto dello stesso Dicastero e Presidente del Consiglio Superiore delle Opere, ai Segretari Generali, ai Direttori Nazionali, a tutti i Collaboratori e le Collaboratrici che sono a servizio delle Pontificie Opere Missionarie.

2. Questo incontro mi offre la felice occasione di esprimere nuovamente il mio apprezzamento e sostegno per il prezioso lavoro di animazione, formazione e solidarietà missionaria, che le Pontificie Opere, affidate alla vostra guida competente e al vostro amore, svolgono ai diversi livelli della Chiesa universale, delle singole Chiese particolari e di ogni comunità cristiana.

Grazie all’impegno costante e capillare dei responsabili e dei collaboratori delle Pontificie Opere, i membri del Popolo di Dio, a cominciare dai bambini, sono stimolati e aiutati ad attuare la loro vocazione a cooperare alla universale missione evangelizzatrice della Chiesa offrendo il dono della preghiera, dei sacrifici, dell’aiuto materiale per le grandi necessità che sempre accompagnano l’attività dei missionari e la fondazione e lo sviluppo delle giovani Chiese.

3. Nota peculiare delle Pontificie Opere Missionarie è l’universalità. Esse, infatti, si pongono accanto a tutti ed a ciascuno dei missionari che lavorano alle frontiere dell’evangelizzazione; ispirano e suggeriscono le molteplici forme della cooperazione missionaria e sollecitano le comunità cristiane, i loro pastori, le famiglie e i singoli battezzati, ciascuno secondo le proprie possibilità, a partecipare attivamente all’annuncio del Vangelo a tutti i popoli e a tutti gli uomini.

Per questa dimensione e per questi intendimenti di respiro universale, le Pontificie Opere Missionarie sono veramente le Opere del Papa, la Sua qualificata voce missionaria. Lo sono specialmente – vorrei dire – guardando al terzo millennio cristiano al quale ci stiamo preparando. Quanto è grande la messe del Vangelo, e quanto pochi sono gli operai (cf. Mt 10, 2), soprattutto in Asia, l’immenso continente che per l’evangelizzazione missionaria costituisce l’orizzonte del nuovo Millennio (cf. Omelia ai partecipanti al Forum internazionale dei giovani a Manila, n. 7, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/1 [1995] 92).

4. Il mandato missionario, affidato dal Signore alla Chiesa, conserva permanente validità. Esso, anzi, dopo duemila anni dalla nascita di Cristo, è reso più vincolante ed evidente dal fatto che la missione “ad gentes” si presenta sempre più vasta, complessa ed urgente. È necessario, quindi, che tutte le comunità cristiane siano formate allo spirito missionario e cooperino con accenti nuovi e forme idonee al lavoro dei missionari e delle giovani Chiese. E, come ho affermato nell’Enciclica Redemptoris Missio, “in questa opera di animazione il compito primario spetta alle Pontificie Opere Missionarie” (Redemptoris Missio, 84). Esse sono così importanti e valide, che, come ebbe a dichiarare Paolo VI nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 1974, se le Pontificie Opere Missionarie non esistessero, bisognerebbe crearle (cf. Insegnamenti di Paolo VI, XII [1974] 618).

Per questo è importante che esse siano organizzate ed agiscano con entusiasmo e perseveranza veramente missionari in tutte le Chiese particolari, anche le più giovani. Lavorate con slancio e speranza, e comunicate lo stesso fervore ed impegno a tutti coloro che fanno riferimento a voi.

5. Riconoscere l’indispensabile e costante servizio che le Pontificie Opere svolgono in seno al Popolo di Dio al fine di rendere sempre più generosa la sua partecipazione all’attività missionaria non significa escludere che siano ugualmente valide e da incoraggiare altre forme ed iniziative di animazione e cooperazione da parte di Organismi, Movimenti e Istituzioni ecclesiali, impegnati a partecipare alla missione “ad gentes”. Questa, infatti, proprio a motivo della sua attuale crescente complessità e dei suoi “nuovi areopaghi”, ha bisogno dell’efficace contributo di tutte le svariate forze e di ogni membro della Chiesa.

Occorre però che vi sia autentica comunione e cordiale collaborazione fra tutti coloro che si dedicano alla causa missionaria, perché comunione e missione “sono profondamente congiunte tra loro, si compenetrano e si implicano mutuamente, al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione: la comunione è missionaria e la missione è per la comunione” (Christifideles Laici, 32).

A voi, responsabili delle Pontificie Opere, esperti della comunione col Papa, Pastore della Chiesa universale, e con i Vescovi, Pastori delle Chiese particolari, raccomando vivamente di favorire nelle comunità cristiane questa comunione missionaria, sorgente di vocazioni e di aiuto per le missioni e occasione di rinnovamento e rafforzamento della propria fede per chi coopera all’annuncio del Vangelo ai non cristiani.

Maria, Madre del Signore e della Chiesa, che accompagnò con la sua preghiera e il suo amore materno gli Apostoli all’inizio della missione “ad gentes”, accompagni e sostenga tutti i missionari ed anche voi, che promuovete la cooperazione missionaria nell’intero Popolo di Dio.

A tutti voi ed a quanti offrono il loro contributo spirituale e materiale per l’attività missionaria va la mia affettuosa riconoscenza insieme con la Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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