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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL VENEZUELA

Venerdì, 5 maggio 1995

 

Signor Presidente,

1. E per me motivo di profonda gioia accoglierLa, accompagnata dal suo illustre seguito, in occasione della Sua visita alla Città Eterna, alla guida della Delegazione ufficiale del suo Paese per la cerimonia di Beatificazione di Madre María de San José, prima figlia dell’amato popolo venezuelano innalzata agli onori degli altari. Nell’esprimerLe la mia profonda gratitudine per questo incontro che, ancora una volta, mette in evidenza il suo apprezzamento e la sua stima nei confronti della Sede Apostolica, è con vero piacere che Le rivolgo un saluto deferente e affettuoso, e allo stesso tempo Le do il mio più cordiale benvenuto.

2. La Sua presenza qui, oggi, mi fa ricordare il viaggio apostolico che ho compiuto in Venezuela, nel gennaio del 1985, che mi ha permesso di venire a contatto con un popolo nobile, generoso, accogliente e solidale, animato spiritualmente e contagiato dal dinamismo evangelizzatore di una Chiesa impegnata in una Missione Nazionale al motto di: “Venezuelano, rinnova la tua fede”. Si tratta della fede soprannaturale, dono di Dio per la vita e h salvezza dei credenti. Fede che porta alla fiducia nell’essere umano, nella sua dignità, che porta a promuovere la giustizia, la solidarietà, la fraternità, l’amore e la pace.

3. Sostenuto dalla mia sollecitudine pastorale di servizio all’unità e carità di tutte le Chiese, ho seguito con interesse gli avvenimenti della vita sociale, a livello morale e spirituale, nel suo Paese. Alla tradizionale aspirazione ad incarnare il sogno e l’impegno americano di Simon Bolivar, di costituire una grande Nazione, “meno per estensione e ricchezza che per libertà e gloria” (Lettera di Kingston, 6 settembre 1915), il Venezuela ha saputo unire, negli ultimi decenni, alla realtà di un progresso economico significativo lo sviluppo di un regime di libertà incarnate in uno Stato di diritto e il mantenimento di un sistema democratico.

Riguardo alla vita sociale, devo segnalare che negli ultimi tempi si è prodotta una serie di circostanze e di cambiamenti che costituiscono sfide importanti per il futuro. La democrazia ha vinto su alcuni fronti, ma ha in sospeso alcune battaglie che potranno essere vinte solo con un rinnovamento interno della stessa democrazia che, con onestà e trasparenza, possa servire al bene comune di tutti i cittadini.

In questo contesto, merita particolare attenzione la delicata, decisa ed efficace volontà di salvaguardare e promuovere qualsiasi vita umana, ai suoi diversi stadi e livelli, quale segno inequivocabile di umanizzazione effettiva e di sviluppo autentico e integrale. Quest’impegno morale vale per tutti e, in particolare, per gli Stati, ad esempio, a partire dalla dinamica e dai risultati della Conferenza su Popolazione e Sviluppo svoltasi al Cairo, nel quadro di quanto stabilito dalla Costituzione del suo Paese e della generosa e solenne accoglienza da Lei riservata, Signor Presidente, alla mia Lettera ai Capi di Stato sulla Conferenza stessa. In questo senso, mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione l’iniziativa, da me presa, di proporre la celebrazione annuale di una Giornata per la vita (cf. Evangelium Vitae, 85).

E altrettanto importante sottolineare il predominio del bene comune con il duplice obiettivo di servire, da una parte, tutti e ogni uomo o donna venezuelani, nelle loro necessità più urgenti, nelle loro aspettative più nobili, nei loro desideri più elevati, personali e familiari e, dall’altra, di “promuovere uno Stato umano” (Evangelium Vitae, 101), ossia, di progettare e mettere in pratica politiche destinate a combattere, fino a sradicarle, la miseria e l’estrema povertà, a sconfiggere la disoccupazione e l’emarginazione con la creazione di posti di lavoro e di una giusta ricchezza, a trasformare le grandi risorse naturali mediante l’onesto lavoro e l’ingegno creativo, tecnico-scientifico e organizzativo, senza disattendere le richieste di una “ecologia umana e sociale del lavoro” (Centesimus Annus, 38).

E oserei aggiungere la promozione della moralità privata e pubblica, la necessità di sostenere ed elevare il livello etico e spirituale delle persone e delle comunità, attraverso una testimonianza personale istituzionale inequivocabile, favorendo un’educazione integrale alla responsabilità, al servizio e all’abilitazione, verso una cultura della vita, della solidarietà e dell’amore.

4. Affinché il necessario progresso materiale sia veramente al servizio della persona considerata nella sua integralità, bisogna prestare una particolare attenzione alla protezione, allo sviluppo e al consolidamento della famiglia come prima comunità, come educatrice spirituale e, fra i cristiani, come chiesa domestica. Le caratteristiche peculiari della sua esistenza e della sua configurazione in Venezuela, richiedono una collaborazione ancora più vasta e profonda fra le varie istanze governamentali e la Chiesa, sia per un’adeguata formazione, morale e spirituale, innanzitutto dell’infanzia e dei giovani, sia per un’autentica promozione della donna, della sua specificità personale e di un suo sano protagonismo sociale.

5. Lo stesso sviluppo umano integrale richiede, oggi più che mai, una grande attenzione per la cultura, in particolare per quanto attiene ai supremi valori dello spirito: la verità, la bontà e la bellezza. Sulla verità devono fondarsi innanzitutto tutte le iniziative tendenti a dare alla libertà, alla tolleranza e all’efficacia le loro radici più profonde e la loro proiezione più trascendente in vista di un’autentica umanizzazione che, assumendo la parte migliore del moderno sviluppo, offra alla cultura contemporanea quel “supplemento di anima” che essa richiede urgentemente di fronte a certe tendenze disumane e nichiliste del consumismo materialista, dell’edonismo individualista e delle nuove pretese totalitarie.

6. Vasti e profondi sono i legami che uniscono, fin dalla sua nascita come Nazione, la Repubblica del Venezuela alla Santa Sede, legami particolarmente apprezzati dal suo “Libertador”, Simon Bolivar, e consolidati negli ultimi decenni, a partire dal Convegno del 1964. La celebrazione dell’inizio della prima Evangelizzazione, che incominciò quasi cinquecento anni fa, sarà di certo non solo occasione e motivo per un rinnovamento spirituale e morale della Chiesa come comunità di fede, ma anche per una presenza più umanizzatrice dei cattolici nel cammino della comunità nazionale.

L’Episcopato, i sacerdoti, le comunità religiose e i fedeli laici, nel consacrarsi alla missione evangelizzatrice con la loro presenza in attività educative, assistenziali, di promozione sociale e nei mezzi di comunicazione, contribuiscono all’elevazione integrale dei venezuelani e alla salvaguardia e promozione delle migliori tradizioni e costumi, dei valori più genuini, dei progetti più promettenti e maggiormente portatori di speranza. C’è da augurarsi, ed ho molta fiducia in questo, che la Beatificazione di Madre María de San José, modello di missione evangelizzatrice che porta alla santità di vita e, quindi, alla testimonianza esemplare di servizio ai più poveri, costituisca un pegno sicuro per i fedeli cattolici di numerose e nuove vocazioni dedite alla cura materiale e spirituale dei loro fratelli venezuelani.

Prima di concludere questo incontro, desidero ribadirLe, Signor Presidente, il mio ringraziamento sincero per la sua visita. Ho fiducia che i progetti e gli impegni, suoi personali e del suo Governo, a favore di uno sviluppo umano giusto e solidale, libero e pacifico del popolo venezuelano, si vadano realizzando in maniera concreta. Il suo radicarsi nei principi della fede cattolica, tradizionalmente maggioritaria, come pure negli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa, in grado di illuminare i principi della Costituzione Nazionale, possano assicurare al suo Paese uno sviluppo equilibrato, una convivenza rispettosa e una solida istituzionalità.

Spiritualmente inginocchiato davanti all’immagine della Vergine di Coromoto, Patrona e guida spirituale dei venezuelani, chiedo ferventemente all’Onnipotente di elargire abbondanti benedizioni e grazie su di Lei, Signor Presidente, sulla Sua famiglia e sui Suoi collaboratori e su tutti e su ognuno degli amatissimi figli e figlie del nobile popolo del Venezuela.

 

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