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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL SINODO DEI VESCOVI
DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA UCRAINA

Venerdì, 24 novembre 1995

 

Signor Cardinale!
Venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. È per me motivo di grande gioia incontrarvi in occasione della solenne Assemblea sinodale, nella quale celebrate il quarto centenario della ristabilita unità tra la Metropolia di Kiev e la Sede di Roma.

Vi saluto tutti con grande affetto, dal Cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky agli Eparchi ed a quanti hanno preso parte a questa riunione. Con voi intendo abbracciare tutte le Comunità affidate alle vostre cure pastorali.

Il 23 dicembre 1595 il Papa Clemente VIII, di venerata memoria, accoglieva a Roma i Vescovi rappresentanti della Metropolia di Kiev, e con la Costituzione apostolica Magnus Dominus et laudabilis nimis dava al mondo intero l’annuncio della raggiunta piena comunione, che realizzava l’ardente desiderio di un significativo numero di Pastori e di fedeli della Rus’ di Kiev. Il felice evento porta il nome di “Unione di Brest”, perché fu solennemente proclamata a Brest-Litovsk, sul fiume Bug, il 16 ottobre 1596.

Quel momento costituì il punto di partenza di un cammino ricco di luci ma anche di ombre, per le difficoltà e le incomprensioni che la Chiesa greco-cattolica ucraina è stata costretta ad affrontare in questi quattro secoli di storia, al fine di mantenere salda la propria identità. La fedeltà al Successore di Pietro, vissuta con perseveranza e amore, ha profondamente segnato le vostre Comunità cristiane e le ha rese testimoni viventi di fede davanti alla Chiesa universale. L’incomprensione non le ha scoraggiate, la persecuzione non le ha piegate, l’oppressione non le ha soffocate; anzi, il sangue di coloro che hanno saputo donare la vita per la causa del Vangelo è diventato linfa capace di dare rinnovata vitalità al tessuto ecclesiale.

Rendiamo grazie a Dio onnipotente per aver infuso nel cuore dei figli della vostra Chiesa il coraggio di testimoniare, senza tentennamenti, la fede in Cristo e la comunione col Vescovo di Roma!

Alcuni giorni fa è stata pubblicata la Lettera apostolica con la quale ho voluto richiamare all’attenzione della Chiesa intera questa importante ricorrenza ed il suo significato (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/2 [1995] 1075 ss). Oggi vorrei piuttosto soffermarmi con voi sulle prospettive presenti e future che la divina Provvidenza ha riservato alla Comunità ecclesiale ucraina e che sono oggetto della vostra riflessione di questi giorni.

2. “La Chiesa greco-cattolica in Ucraina – ho scritto nella Lettera – è tornata a respirare l’aria della libertà ed a riacquistare in pieno il proprio ruolo attivo nella Chiesa e nella storia. Questo compito, delicato e provvidenziale, richiede oggi una riflessione particolare, perché sia svolto con sapienza e lungimiranza” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/2 [1995] 1079 s.). A tale esigenza di discernimento risponde la riunione di questi giorni. Essa, come dimostra il programma dei lavori, si riallaccia esplicitamente al Concilio Vaticano II, il cui insegnamento proietta la Chiesa verso il terzo millennio cristiano. E come i vostri antenati ristabilirono la piena comunione con Roma in spirito di fedeltà al Concilio di Firenze (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/2 [1995] 1076 s.), così la vostra adesione al Vaticano II non mancherà di recare frutti positivi alla Comunità ucraina ed all’intero popolo di Dio che è in Europa, aiutandolo a “respirare” con entrambi i suoi “polmoni”, orientale ed occidentale.

In tale prospettiva, la Chiesa greco-cattolica ucraina è chiamata ad apportare il proprio ricco patrimonio di fede, di preghiera e di testimonianza, maturato nei secoli, avvalorato dalla sofferenza e sigillato col sangue, come contributo al cammino verso il Grande Giubileo dell’Anno 2000. Sarà particolare cura di voi Pastori coniugare le linee emerse dalla riflessione sulla vostra storia con quelle da me proposte a tutta la Chiesa nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente.

3. Le due grandi sfide che in qualche modo riassumono la presente stagione della vita della Chiesa sono la nuova evangelizzazione e l’ecumenismo. Esse sono strettamente legate l’una all’altra, e ciò è particolarmente evidente in quei Paesi che ospitano al proprio interno una consistente compresenza di diverse confessioni cristiane.

Il dialogo e la collaborazione con i fratelli ortodossi sono elementi importanti per la necessaria azione di diffusione del Vangelo tra popolazioni per lungo tempo sottoposte a persistente propaganda ateistica. Se tale collaborazione è stata vivamente auspicata dal Concilio Vaticano II per la prima evangelizzazione (cf. Decreto Ad Gentes, 6), essa s’impone anche per l’opera di ri-evangelizzazione, specialmente in situazioni come quella in cui si trova l’Ucraina oggi. Come scrivevo nell’Enciclica Redemptoris Missio, “l’attività ecumenica e la testimonianza concorde a Gesù Cristo dei cristiani appartenenti a differenti Chiese e Comunità ecclesiali, hanno già recato abbondanti frutti. Ma è sempre più urgente che essi collaborino e testimonino insieme in questo tempo nel quale sètte cristiane e paracristiane seminano la confusione con la loro azione” (cf. Redemptoris Missio, 50).

Auspico vivamente che anche in Ucraina si possa trovare una risposta efficace al preoccupante problema delle sètte. Tale risposta richiede, da parte delle Chiese cristiane, l’impegno di un’azione concordata nel campo dell’evangelizzazione, un’azione, cioè, che nell’annuncio di Cristo orienti le persone a riscoprire le proprie radici religiose, nel pieno rispetto della libertà di coscienza di ciascun fedele e senza mire di proselitismo (Ivi).

4. Un attento ascolto di “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2, 7), suggerisce, inoltre, alla Comunità greco-cattolica ucraina di promuovere l’impegno di riconciliazione tra i fedeli cattolici e ortodossi là dove ancora permangono tensioni. Tale riconciliazione implica, anzitutto, l’accettazione e il rispetto reciproci. Dovunque essi si trovino, su tutto il territorio del Paese ed in qualsiasi proporzione numerica, greco-cattolici ed ortodossi debbono imparare a vivere insieme da fratelli che hanno in comune più di quanto li divida.

Con maggior forza, inoltre, lo Spirito esorta alla conversione dei cuori ed alla preghiera, le quali indurranno anche alla necessaria purificazione della memoria storica (cf. Enciclica Ut unum sint, 2).

Un simile servizio alla conversione ed alla riconciliazione non mancherà di riflettersi positivamente sul bene comune del Paese, già provato da non poche problematiche e difficoltà.

5. Venerati Fratelli, il processo di rinnovamento – voi lo sapete – sarà lungo e richiederà pazienza e perseveranza, ma certamente porterà i frutti sperati. Siete sulla buona strada. Proseguite nel condurre a compimento quanto avete iniziato.

L’impegno di evangelizzazione esige una valida formazione del clero, e ho appreso con piacere che questa è stata la vostra prima preoccupazione. Avete subito aperto i Seminari e organizzato corsi di aggiornamento per i sacerdoti che non avevano potuto ricevere un’adeguata formazione nella clandestinità. Intensificate questo sforzo; ricorrete all’opera di validi maestri di fede, che siano testimoni di autentica fedeltà al Vangelo, esperti nelle discipline teologiche e nella tradizione orientale, dotati di profondo spirito ecumenico, che sappiano, inoltre, trasmettere ai sacerdoti e ai seminaristi la ricchezza della dottrina sulla Chiesa messa in particolare evidenza dal Concilio Vaticano II e dal Magistero post-conciliare.

Orientate sempre più la vostra azione pastorale verso il mondo dei giovani, che portano nei loro cuori tante aspettative e rappresentano il futuro della Chiesa e della patria Ucraina. Stimolate le iniziative di formazione dei catechisti e delle catechiste, già felicemente avviate. Sono essi, insieme con i sacerdoti e le religiose e sotto la guida dei Vescovi, gli artefici della nuova evangelizzazione specialmente per i giovani, sempre più esposti al dilagare di movimenti religiosi esterni alla tradizione cristiana delle vostre terre.

Sviluppate l’impegno in favore della famiglia e della vita, utilizzando ogni mezzo per educare le coscienze, per restituire al matrimonio cristiano la dignità e la stabilità che gli sono proprie ed eliminare il più possibile la piaga dell’aborto.

6. Il prossimo anno, il 1996, sarà consacrato al ricordo della storica “Unione di Brest”. Sarà un singolare anno giubilare. Le celebrazioni che state programmando, e che in questi giorni avete previsto, saranno caratterizzate da un corale rendimento di grazie al Signore onnipotente per il clima di ritrovata libertà religiosa in cui il giubileo potrà celebrarsi. Siano anche supplica allo Spirito Santo per ottenere l’amore fraterno insieme col perdono delle ingiustizie subite nel passato; siano invocazione di coraggio e di speranza per avanzare nel cammino ecumenico.

Io vi sono vicino e vi seguo con affetto fraterno, affidando ogni sollecitudine per il bene e lo sviluppo di tutte le Eparchie della Chiesa in Ucraina e nell’emigrazione all’intercessione della Madre di Cristo, sempre presente nell’opera del Signore e del suo Popolo.

È con tali sentimenti di profonda comunione, cari e venerati Fratelli, che imparto di cuore a tutti voi, ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose, ai seminaristi, ai fedeli dell’amata Chiesa che è in Ucraina e all’intera vostra Nazione una speciale Benedizione Apostolica.

 

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