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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI DELL’ARCIDIOCESI DI BOLOGNA
A CONCLUSIONE DEL «BIENNIO DELLA FEDE»

Sabato, 28 ottobre 1995

 

Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Autorità civili,
Religiosi e Religiose,
Carissimi fedeli dell’Arcidiocesi di Bologna!

1. Questo vostro pellegrinaggio a Roma suscita in me speciali motivi di gioia per la memoria che conservo particolarmente della prima visita compiuta, la domenica 18 aprile 1982, alla vostra Città ed all’intera Comunità cattolica bolognese, sempre così spiritualmente vicina alla Sede di Pietro.

Rivolgo il mio cordiale saluto al vostro caro Arcivescovo, il Cardinale Giacomo Biffi, al Vescovo Ausiliare Mons. Claudio Stagni, ai sacerdoti e ai diaconi, alle persone consacrate nella vita religiosa, ai collaboratori laici delle Associazioni e dei Movimenti d’impegno apostolico, a tutti voi, cari fedeli della Chiesa che vive in Bologna e nel suo territorio diocesano.

Siete venuti da Pietro perché riconoscete che l’eterno Pastore, Gesù Cristo, ha stabilito in lui “il principio e il fondamento visibile dell’unità della fede e della comunione” (Lumen Gentium, 18).

La santa Messa, che nel pomeriggio il vostro Arcivescovo concelebrerà all’altare della Confessione, esprimerà anche visibilmente la bimillenaria, perdurante e irrevocata unità della fede della Chiesa di Bologna con la fede di Pietro nel suo Signore: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16).

2. Siete venuti per concludere un lungo itinerario spirituale, il “biennio della fede”. È questo un “tempo favorevole”, che ha visto fiorire nella vostra Arcidiocesi numerose e provvidenziali iniziative per riportare alla considerazione di molti il valore della Liturgia come “fonte” e “culmine” della vita cristiana e di ogni opera ecclesiale (cf. Sacrosanctum Concilium, 10). Avete meditato sul significato della Domenica, giorno del Signore; delle Feste, memoriali dei misteri della fede sempre attuali nel tempo; nonché sull’efficacia salvifica dei Sacramenti.

Questo itinerario ha, inoltre, sollecitato in voi il desiderio di proclamare il carattere sempre sacro di ogni vita umana e vi ha spinto a riaffermare senza incertezze il ruolo naturalmente primario della famiglia nella società e la sua importante funzione ecclesiale. Durante il “biennio della fede” vi siete impegnati a rispondere con rinnovato slancio di carità alle invocazioni di poveri e di sofferenti, rianimando in voi lo spirito missionario, tanto necessario pure nella vostra terra. Ben ricordo come vi esortai, poco prima della recita del “Regina Caeli”, nella splendida Piazza Maggiore, ad essere araldi del Vangelo, annunciatori di Dio, missionari della fede.

3. Le motivazioni che stanno alla base del “biennio della fede” si fondano nella storia e nelle origini della vostra Comunità diocesana: la parola di Cristo, l’insegnamento della Chiesa e lo spirito di preghiera sono infatti fortemente radicati nelle tradizioni della Chiesa bolognese.

Il “biennio della fede” muove dalla memoria di Vitale e Agricola, martiri di Cristo nella vostra regione. La fede dei martiri è modello per noi, poiché è fede provata come l’oro del crogiolo (cf. 1 Pt 1, 7), certificata e sigillata dall’atto definitivo e irrevocabile dell’effusione del sangue. Invero, non vi è propriamente fede se non in relazione al martirio, poiché il nostro Salvatore è “venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37). Per la verità Egli ha consegnato la propria vita ai persecutori.

Vi è così una inseparabile connessione tra martirio e verità: la misura della nostra adesione alla fede dei martiri si compie nell’accoglienza della verità, tutta intera, senza mutilazioni e senza pentimenti.

“La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri” (Tertio Millennio Adveniente, 37). Lo sa bene la Chiesa di Bologna, che oggi si è fatta pellegrina a Roma per visitare la Chiesa segnata dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo.

4. La fede di Pietro, la fede dei martiri indica “Gesù Cristo unico Salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre”. Questo è il tema opportunamente scelto per la celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Bologna nel 1997.

Desidero incoraggiarvi cordialmente a ben preparare questo evento, che porrà la vostra Comunità al centro dell’attenzione dell’intera Chiesa italiana e potrà contribuire ad una riscoperta adeguata delle radici cristiane dell’Italia. Cristo Gesù è il Salvatore dei cuori, che riscatta dalla condizione di disperazione e di abbandono, offrendo una prospettiva senza eguali. “A quanti l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1, 12); Egli è il “Salvatore del mondo” (Gv 4, 42) e lo libera dai gioghi pesanti delle “strutture di peccato” (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 36).

È così potente la forza della Grazia, che niente di ciò che è umano nel lavoro, nell’attività culturale, nella vita privata e pubblica, nell’impegno politico, nella ricerca scientifica e nella scuola può essere legittimamente sottratto alla forza rinnovatrice del Vangelo.

5. Il 25 novembre prossimo, vigilia della solennità di Cristo Re dell’universo, voi inizierete la preparazione diocesana al Congresso. Vi accompagno anch’io con la preghiera e vi invito a fare in modo che in questo tempo rifulga la verità di “Gesù Cristo, unico Salvatore”. Specialmente ai “lontani” essa appaia come l’unica valida risposta ai gravi interrogativi posti dalle tante incognite incombenti sul nostro tempo. Voi saprete spiegare ai vostri fratelli che Cristo è il Figlio del Dio vivente, colui che ha parole di vita eterna. Nella confessione di Pietro, “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, troviamo il cuore e la somma del messaggio cristiano.

6. Siamo ormai alle porte del terzo Millennio dell’era cristiana e questo suscita in noi nuove prospettive e speranze. Il tempo presente segna come una speciale scansione, che ci fa riflettere sul fatto che tutto il tempo è permeato dalla presenza di Dio e dalla sua azione salvifica. Perciò ho indetto per l’anno 2000 un Grande Giubileo, che “vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento, soprattutto per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata” (Tertio Millennio Adveniente, 32).

L’odierno vostro pellegrinaggio si colloca nel contesto della preparazione a tale Giubileo, e ad esso è orientato.

Chiediamo a Dio che il Giubileo costituisca per l’intero popolo di Dio una “nuova primavera di vita cristiana” (Tertio Millennio Adveniente, 18).

Come ebbi a dirvi, cari fedeli dell’Arcidiocesi di Bologna, nel corso della Visita del 7 giugno 1988, siete chiamati a realizzare una nuova evangelizzazione, per la quale occorre una nuova cultura, una nuova inculturazione della fede (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI/2 [1988] 1908 ss.).

Vi illumini, vi sorregga ed interceda per voi in questo compito la Vergine di San Luca, da tutti i Bolognesi venerata ed amata. Vi guidino i santi martiri e pastori dell’Arcidiocesi. I venerati Arcivescovi che l’hanno servita in questo secolo, così carico di problemi, di scontri e violenze, di guerre e rivoluzioni sociali, intercedano dal cielo, affinché tutta la Comunità diocesana trovi la via di un’autentica rinascita della vita cristiana e della fede nel territorio emiliano.

“Combatti la buona battaglia della fede – ci esorta l’apostolo Paolo – cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 12).

Con tali sentimenti invoco il conforto della protezione divina anzitutto per Lei, Signor Cardinale Arcivescovo; per il Vescovo Ausiliare e l’intero Presbiterio; per i Religiosi ed i Laici impegnati nella diffusione del Vangelo; per i malati e sofferenti, specialmente per quelli che non hanno potuto intervenire a questo incontro; per i giovani e per le loro famiglie; per tutti coloro che con animo sincero cercano di conoscere il messaggio della fede che voi vi impegnate a testimoniare, mentre a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

 

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