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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA ANNUALE
DELLA «RIUNIONE DELLE OPERE
PER L'AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI» (ROACO)

Sala del Concistoro - Giovedì, 27 giugno 1996

 

Signor Cardinale,
Venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Membri ed Amici della ROACO!

1. Porgo di cuore a tutti il mio benvenuto, accogliendovi in questa speciale Udienza, che si svolge in occasione della vostra annuale assemblea.

Saluto con affetto il Signor Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Presidente della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali, e lo ringrazio per le parole che gentilmente mi ha rivolto a nome di tutti.

La vostra riunione e l’incontro odierno sono per me motivo di gioia e di consolazione, perché mi permettono di constatare direttamente il grande bene che andate svolgendo con impegno da molti anni. Il tempo non ha diminuito il vostro entusiasmo iniziale, anzi, posso rilevare che la solidarietà generosa verso tanti fratelli delle Chiese Orientali suscita in ciascuno di voi e nelle associazioni che rappresentate lo slancio di una crescente disponibilità. Il Signore vi renda merito per tutto ciò che contribuite a realizzare per il bene di questi fratelli in Cristo e per alleviarne le sofferenze, in ubbidienza al precetto evangelico dell’amore. Voi vi muovete sotto la spinta di una carità che non conosce confini, perché desidera raggiungere, ovunque si trovi, l’uomo sfigurato dall’ingiustizia e dal dolore, per riportarlo a condizioni rispondenti alla sua dignità di figlio di Dio in Cristo Gesù.

2.

San Giovanni Crisostomo, con realismo di fede, nel commentare il passo del Vangelo di Matteo: "In verità vi dico: ogni volta che l’avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me" ( Mt 25,41 ), parla di "sacramento del fratello". Sacramento significa qui concreta esperienza di incontro con Dio e con la sua grazia e veicolo privilegiato di comunione con la sua stessa vita. Questo grande Vescovo, che difese fino al martirio la libertà di coscienza e i diritti dei più poveri, affermava con coraggio che il povero è un altro Cristo e che l’andare verso di lui significa vivere una carità fatta soprattutto di condivisione e di spartizione equa dei beni.

Il mettere i beni in comune, il saper donare generosamente, secondo il modello iniziale della Chiesa di Gerusalemme, a chi ha meno e vive nella difficoltà, rimane nella storia del cristianesimo un’immagine significativa della vittoria volontaria su ogni egoismo e sull’avidità, per fare spazio ad un’umanità rinnovata nell’amore. Voi siete un prezioso aiuto per il Papa, al quale consentite di esercitare in modo più efficace il ministero di presiedere "alla carità universale".

La vostra opera benemerita manifesta concretamente che il cuore dinamico che pulsa al centro del mistero della Chiesa è l’amore, l’amore che sa donare e sa donarsi, aprendosi all’uomo ed accorrendo laddove egli si trova in particolare difficoltà. Possa la Chiesa trovare sempre in voi, carissimi fratelli e sorelle, collaboratori attenti nell’esprimere la straordinaria efficacia della solidarietà, così che in voi il Vangelo della carità divenga storia e l’annuncio di salvezza si traduca in opere visibili, che testimonino la premurosa vicinanza del Padre, sempre sollecito del bene dei suoi figli.

3.

La Sede di Pietro e il suo Vescovo, che sente come proprio il compito arduo di raccogliere tutte le richieste di aiuto che si alzano dall’orizzonte del mondo intero, continua a contare con fiducia sulla vostra generosa disponibilità. Il vostro cuore, aperto soprattutto ai bisogni dei fratelli d’Oriente, è un segno chiaro e forte dell’amore che travalica ogni confine e raggiunge con successo ogni situazione, manifestando così la dimensione universale della Chiesa, madre sollecita di tutti.

Un fervido ringraziamento vada, dunque, a ciascuno di voi e alle Organizzazioni che rappresentate: con il vostro agire consentite alle varie Chiese Orientali di conservare la ricchezza delle loro tradizioni e dei loro riti, in virtù dei quali la Chiesa è una realtà multiforme, capace di comprendere e valorizzare ogni legittima varietà.

Sono ben lieto di notare come la vostra azione corrisponda alle direttive della Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, nella quale ho espresso l’auspicio che le prospettive dell’ormai prossimo Giubileo valgano a far nascere in tutti, mediante la conversione del cuore, un atteggiamento di umiltà e di generosità, da cui scaturisca una rinnovata cultura di cristiana carità (cf. n. 34: AAS 87 [1995] 26-27). Si tratta di una vera e propria diaconia della Chiesa all’uomo di oggi, affinché l’umanità si presenti sempre più unita e concorde in Cristo Signore.

Voi, carissimi fratelli e sorelle, siete particolarmente impegnati in questo cammino di unità, perché il servizio di carità che vi proponete è segno di una apertura a tutti senza discriminazioni e, come tale, è un grande servizio all’incontro delle Chiese. In virtù del vostro impegno concreto, si attivano molteplici fattori di unità, "perché il mondo creda" ( Gv 17,21 ) e credendo manifesti la buona volontà di vivere in comunione rispettosa e solidale. Le Chiese Orientali Cattoliche possono, con il vostro aiuto, arrecare un grande contributo alla causa dell’unità, sotto la spinta della grazia divina (cf. Lett. ap. La lieta ricorrenza, per i 350 anni dell’Unione di Uzhorod [18 aprile 1996], n. 3: "L’Osservatore Romano", 22-23 aprile 1996, p. 4).

In questo nobile e altissimo impegno, nel quale vi esorto a perseverare, vi assista sempre la Beata Vergine Maria, Madre di Dio, intercedendo per voi e per i vostri cari.

Con questo auspicio, di cuore imparto a voi ed alle Opere che rappresentate la Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana

    



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