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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
AI PARTECIPANTI AD UN CONVEGNO PROMOSSO 
DALL'UNIONE CRISTIANA IMPRENDITORI DIRIGENTI

Venerdì, 7 marzo 1997

 

Signor Cardinale,
Signor Presidente Nazionale,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi oggi, in occasione del Convegno Nazionale che ricorda il 50 anniversario di fondazione della Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti ed a tutti rivolgo il mio cordiale benvenuto.

Saluto, in particolare, il caro Cardinale Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli, vostro Consulente Ecclesiastico Nazionale, e lo ringrazio per le cortesi espressioni che ha voluto rivolgermi a vostro nome, illustrando i tratti fondamentali che caratterizzano la vostra Associazione. Estendo altresì il mio saluto al Presidente Nazionale, Professor Giuseppe De Rita, ai Consiglieri Nazionali e a tutti i membri della vostra Associazione. Saluto con lui anche Monsignor Quadri che è sempre vicino alle problematiche della Dottrina sociale della Chiesa.

2. Il vostro Statuto, recentemente approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana, pone tra le finalità precipue dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti “la conoscenza, l’attuazione e la diffusione della dottrina sociale della Chiesa”, “la formazione cristiana dei suoi iscritti e lo sviluppo di un’alta moralità professionale”, nonché la collaborazione tra i soggetti dell’impresa, nel rispetto del valore centrale della persona e della solidarietà.

Tali obiettivi vi impegnano a considerare il vostro Sodalizio quasi un avamposto della missione ecclesiale nel mondo dell’economia e dell’impresa, per promuovere i valori evangelici contrastando le logiche che mortificano la dignità dell’uomo come le varie espressioni di statalismo, l’eccessiva ricerca del profitto e le diverse forme di discriminazione.

Questo impegno di testimonianza, che ha guidato i primi cinquant’anni dell’UCID, diventa sempre più urgente di fronte agli inediti scenari del tempo presente, che interpellano l’impresa, in vista della promozione di un reale benessere che mai può essere disgiunto dai valori umani ed etici.

3. Al riguardo, la dottrina sociale della Chiesa considera la capacità d’iniziativa e di imprenditorialità parte essenziale del “lavoro umano disciplinato e creativo” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 32), riconoscendo all’imprenditore il ruolo di protagonista dello sviluppo. Il dinamismo, lo spirito di iniziativa e la creatività, indispensabili per un imprenditore, lo rendono una figura chiave del benessere sociale.

Il diritto all’imprenditorialità ed alla libera iniziativa economica va pertanto tutelato e valorizzato, poiché è “importante non solo per il singolo individuo, ma anche per il bene comune” (Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 15). A tale diritto corrisponde la responsabilità dell’imprenditore, chiamato a rendere l’impresa una comunità di uomini che lavorano con gli altri e per gli altri (cfr Centesimus annus, 30) e insieme si aiutano a maturare come esseri umani, senza emarginare nessuno.

Sarà compito della vostra benemerita Unione coltivare presso il vasto e dinamico mondo imprenditoriale italiano questa essenziale funzione, richiamando in particolare l’attenzione sull’urgenza di offrire nuove opportunità di lavoro per i troppi che ne sono, oggi, drammaticamente privi.

4. Il corretto rapporto tra profitto e solidarietà rappresenta un altro punto fondamentale della dottrina sociale della Chiesa. In effetti, una situazione conflittuale tra queste istanze, oltre che nuocere all’efficienza dell’azienda, ne tradirebbe lo scopo autentico che “non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini” (Centesimus annus, 35). Sarà pertanto compito dell’imprenditore creare le opportune condizioni perché nell’azienda lo sviluppo della capacità di chi lavora si armonizzi con la produzione razionale dei beni e dei servizi.

L’attuale fenomeno della globalizzazione economica, introducendo profondi cambiamenti nel mondo dell’economia, ne evidenzia la crescente interdipendenza dei soggetti. La constatazione che emerge dall’esperienza che facciamo ogni giorno è che, nel mondo attuale, tutti dipendiamo da tutti. La solidarietà, prima che un dovere, è un’esigenza che scaturisce dalla stessa rete oggettiva delle interconnessioni. L’attenzione pertanto al valore della solidarietà nei processi produttivi, non solo promuove il bene della persona, ma contribuisce a superare le cause profonde che frenano il pieno sviluppo.

Esorto la vostra benemerita Unione ad adoperarsi instancabilmente affinché le leggi economiche siano sempre più al servizio dell’uomo. È infatti necessario che, nelle trasformazioni in atto nell’azienda e nei processi di produzione, l’uomo abbia sempre il primato che gli compete.

5. La storia dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti si intreccia con le vicende politiche e sociali italiane dell’ultimo cinquantennio.

Il vostro sodalizio ha cercato di essere presente nei profondi mutamenti verificatisi nel corso di questi anni, offrendo al mondo produttivo preziosi stimoli per umanizzare il lavoro e l’impresa, e affermando i valori della libertà, della giustizia e della solidarietà. Il nuovo ruolo dei soggetti sociali di fronte allo Stato e le concrete prospettive di integrazione europea chiamano oggi gli imprenditori cristiani ad un rinnovato protagonismo nel movimento cattolico italiano e nella società per fornire risposte concrete alle sfide del momento e contribuire in modo fattivo alla crescita culturale ed economica del Paese.

Mentre auspico di cuore che la vostra Unione possa assolvere i nuovi compiti con la competenza e la generosità finora manifestate, affido voi tutti alla materna protezione di Maria, ed imparto a ciascuno di voi, alle vostre imprese ed alle vostre famiglie una speciale Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1997 - Libreria Editrice Vaticana



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