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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL NUOVO AMBASCIATORE DI SVEZIA 
PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DELLA
PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI*

Lunedì, 20 dicembre 1999

 

Signor Ambasciatore,

È un piacere per me darLe oggi il benvenuto in Vaticano e ricevere dalle Sue mani le Lettere credenziali con le quali Ella è accreditata come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Regno di Svezia. Desidero esprimere la mia gratitudine a Sua Maestà Carlo XVI Gustavo  e  al  Governo  svedese per i  sentimenti  di  ossequio  che, per Suo  cortese  tramite,  hanno  voluto esprimere alla mia persona, come pure per le parole di apprezzamento riservate all'attività che la Santa Sede compie in ambito internazionale.

Memore dell'incontro del 13 novembre scorso, desidero rinnovare alle Loro Maestà il Re e la Regina, ed alla Principessa Ereditaria l'assicurazione della mia preghiera per le loro persone e per il servizio che sono chiamati a rendere alla Nazione. Intendo estendere i medesimi sentimenti agli altri membri della  Famiglia  reale,  alle  Autorità di governo e all'intero popolo della Svezia, formulando voti di serenità e di pace, nella ricerca costante di ciò che contribuisce alla tutela ed alla promozione della persona umana ed allo sviluppo degli autentici valori della civile convivenza.

È ancora viva nel mio cuore la gioia per la recente proclamazione a compatrona dell'Europa, insieme con Santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce, di Santa Brigida, illustre figlia di Svezia, pellegrina di Cristo e guidata da grazie mistiche straordinarie. Si è trattato di un'occasione provvidenziale per riflettere sulla comune responsabilità dei cristiani di proseguire nel cammino verso la piena unità, così da offrire al Continente una testimonianza sempre più credibile dell'unico Vangelo, sorgente di speranza e fondamento solido della civiltà dell'amore.

Segno visibile di questo ardente desiderio, che per Santa Brigida costituì un intenso programma di vita, è stata la celebrazione ecumenica svoltasi nella Basilica di San Pietro lo scorso 13 novembre, quando, insieme con i più alti Rappresentanti luterani di Svezia e di Finlandia e con i Vescovi cattolici di Stoccolma e Copenaghen, ho pregato affinché si avveri presto per tutti i discepoli di Cristo il desiderio del Divino Maestro:  Ut unum sint. La circostanza ha ravvivato in me l'indimenticabile ricordo del mio viaggio di dieci anni orsono a Stoccolma, ad Uppsala, a Vadstena e a Linköping, quando ebbi modo di incontrare e dialogare con l'amato popolo di Svezia, apprezzandone il gusto per la vita, l'amore per i bambini e la generosità d'animo nell'accogliere persone ivi giunte da altri Paesi per trovare lavoro, dignità e speranza.

La Santa Sede conosce e stima l'azione della Svezia a favore della pace, della collaborazione e del rispetto dei diritti umani a livello regionale ed internazionale, come pure la generosità concretamente dimostrata e posta in atto a favore delle Nazioni più povere. Sono certo che tale programma, unito a convinta adesione agli autentici valori etici e religiosi, contribuirà all'affermazione di una civiltà di pace e di mutua comprensione tra i popoli. Pur nelle specificità che gli sono proprie, il popolo svedese saprà inserirsi sempre più profondamente nell'insieme dei popoli d'Europa, favorendo l'edificazione della casa comune del Continente, fondata sulla dignità della persona, il rispetto del carattere sacro della vita, la valorizzazione del ruolo centrale della famiglia, il riconoscimento dell'importanza dell'educazione, la tutela delle libertà fondamentali, a cominciare da quella religiosa, la promozione del contributo di ciascuno al bene comune nel contesto di uno Stato retto dalla legge e dalla ragione.

In questo processo, la Chiesa non mancherà di compiere la parte che le è propria, ponendo a disposizione dell'uomo contemporaneo le ricchezze della propria fede mediante il costante annuncio del Vangelo, così che la luce del Cristo vivifichi i valori che sorreggono la società civile.
Signor Ambasciatore, il Grande Giubileo dell'Anno 2000 che inizierà con l'ormai imminente apertura della Porta Santa, vedrà convenire a Roma sicuramente anche pellegrini suoi connazionali. Desidero far giungere loro il mio saluto, assicurando che troveranno fraterna accoglienza presso le Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Qui potranno sentirsi in qualche modo a casa loro, per celebrare insieme ai cristiani provenienti da altre parti del mondo il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio.

Le prossime feste natalizie mi offrono, infine, l'opportunità di porgere a Lei ed alla Sua famiglia e, per Suo tramite, ai Sovrani che Ella rappresenta, come pure all'intero Popolo svedese fervidi voti augurali per un santo Natale e felice Anno nuovo. Unisco volentieri agli auguri il mio orante ricordo al Signore perché le cordiali relazioni tra la Svezia e la Santa Sede continuino a svilupparsi sui saldi binari ormai tradizionali. Le confermo, altresì, la mia stima e il mio sostegno nell'espletare l'alta missione affidataLe, ed avvaloro tali sentimenti con l'invocazione di abbondanti benedizioni divine su di Lei e sulle persone che Le sono care.


*Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XXII, 2 p.1222-1224.

L'Osservatore Romano 20-21.12. 1999 p.4.

 

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