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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR GIUSEPPE BALBONI ACQUA
NUOVO AMBASCIATORE D'ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE*

Venerdì, 9 gennaio 2004

 

Signor Ambasciatore!

1. Accolgo volentieri le lettere con le quali il Presidente della Repubblica Italiana La accredita quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario presso la Santa Sede. In questa felice circostanza Le porgo il mio cordiale benvenuto insieme a un fervido augurio per il nuovo anno, da poco iniziato.

Desidero ringraziarLa per avermi recato il saluto del Signor Presidente della Repubblica e del Signor Presidente del Consiglio dei Ministri. Le chiedo di voler cortesemente ricambiare tali sentimenti e di comunicare Loro il mio fervido auspicio che il popolo italiano possa progredire costantemente sulla via della prosperità e della pace, mantenendo intatto il patrimonio di valori religiosi, spirituali e culturali, che ne hanno reso grande la civiltà. In momenti difficili, la diletta Nazione che Ella qui rappresenta ha saputo mantenere alto il suo spirito di altruismo, prodigandosi con vivo senso di responsabilità e generosa dedizione verso quanti, colpiti da avverse congiunture, si sono trovati nel bisogno di solidarietà concreta e fattiva. Né va dimenticata la fattiva attenzione a creare in campo internazionale un giusto ordine al cui centro ci sia il rispetto per l’uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti.

Tale impegno comporta anche dei rischi, com’è accaduto di recente con il tributo di sangue sia dei militari caduti in Iraq sia di volontari italiani in altre parti del mondo. Formulo cordiali voti che l’Italia possa continuare, con le sue peculiari doti di umanità e generosità, a promuovere vero dialogo e crescita, soprattutto nel bacino del Mediterraneo e nella zona dei Balcani, a cui è geograficamente vicina, ma anche in Medio Oriente, in Afghanistan e nel Continente Africano.

2. Come Ella, Signor Ambasciatore, ha rilevato, molto stretti sono i millenari vincoli che uniscono la Sede di Pietro agli abitanti della Penisola, il cui ricco patrimonio di valori cristiani costituisce una vivace sorgente di ispirazione e di identità. Lo stesso Accordo del 18 febbraio 1984 asserisce che la Repubblica Italiana riconosce “il valore della cultura religiosa”, tenendo conto del fatto che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del Popolo italiano” (cfr art. 9, 2).

L’Italia, pertanto, ha particolare titolo per operare affinché anche l’Europa, nelle istanze competenti, riconosca le proprie radici cristiane, le quali sono in grado di assicurare ai cittadini del Continente un’identità non effimera o meramente basata su interessi politico‑economici, bensì su valori profondi e imperituri. I fondamenti etici e le idealità che furono alla base degli sforzi per l’unità europea sono oggi ancor più necessari, se si vuol offrire una stabilità al profilo istituzionale dell’Unione Europea.

Desidero incoraggiare il Governo e tutti i rappresentanti politici italiani a proseguire negli sforzi finora compiuti in questo campo. Continui l’Italia a richiamare alle Nazioni sorelle la straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha permesso all’Europa di essere grande lungo i secoli. 

3. Nel corso dell’anno da poco iniziato si ricorderanno due importanti tappe nei rapporti fra la Santa Sede e l’Italia: il 75° anniversario dei Patti Lateranensi ed il 20° dell’Accordo di modificazione firmato a Villa Madama. Due ricorrenze che testimoniano quanto proficua sia la collaborazione esistente fra le Parti contraenti, collaborazione che si è sviluppata mediante il rispetto dei reciproci ambiti e un costante e sereno dialogo, nella volontà di trovare soluzioni eque alle esigenze reciproche.

I criteri di distinzione e di legittima autonomia nelle rispettive funzioni, di  mutua stima e di leale collaborazione per la promozione dell’uomo e del bene comune costituiscono i principi ispiratori del Concordato Lateranense ed hanno­ trovato conferma nell’Accordo del 18 febbraio 1984. A tali criteri occorrerà costantemente ispirarsi nella soluzione degli eventuali problemi che via via emergeranno.

Nei trascorsi venti anni dall’Accordo di Villa Madama le competenti Autorità italiane hanno proceduto a stipulare diverse intese integrative previste dal predetto Accordo. Si può, pertanto, guardare con soddisfazione a quanto è stato finora realizzato.

Per quanto ancora manca, o per eventuali sviluppi e completamenti, è sperabile che, nello stesso spirito, si possa presto giungere ad una regolamentazione pattizia. La Chiesa non chiede privilegi, né intende sconfinare dall’ambito  spirituale proprio della sua missione. Le intese, che scaturiscono da questo dialogo rispettoso, non hanno altro fine che di permetterle di svolgere in piena libertà il suo compito universale e di favorire il bene spirituale del popolo italiano. La presenza della Chiesa in Italia ridonda in effetti a vantaggio dell’intera società.

4. Signor Ambasciatore, Ella ha sottolineato il ruolo cardine della famiglia, insidiata oggi, a parere di molti, da un mal inteso senso dei diritti. La Costituzione italiana richiama e tutela la centralità di questa “società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29). È, perciò, compito dei governanti promuovere leggi che ne favoriscano la vitalità. L’unità di questa cellula primordiale ed essenziale della società ha bisogno di essere tutelata; la famiglia attende anche quegli aiuti di carattere sociale ed economico che sono necessari allo svolgimento della sua missione. Essa è chiamata a svolgere un’importante funzione educatrice, formando persone mature e ricche di valori morali e spirituali che sappiano vivere da buoni cittadini. E’ importante che lo Stato  presti aiuto alla famiglia, senza mai soffocare la libertà di scelta educativa dei genitori e sostenendoli nei loro inalienabili diritti e nei loro sforzi, a consolidamento del nucleo familiare.

Signor Ambasciatore, sono queste le riflessioni che suscita nel mio animo la Sua gradita visita. Iddio renda l’Italia sempre più intimamente unita e solidale. È questo il mio augurio, che accompagno con una speciale preghiera. Le assicuro la mia stima e il mio sostegno nell’espletare l’alta missione affidataLe, come pure la piena attenzione da parte dei miei Collaboratori. Avvaloro tali sentimenti con la Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a Lei, alla Sua famiglia e all’amato Popolo italiano.


*Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XXVII, 1 p. 30-33.

 L'Osservatore Romano 10.1.2004 p.5.

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