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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO-10 GIUGNO 1997)

CELEBRAZIONE DELLA PAROLA CON I GIOVANI POLACCHI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

 Piazza «Adam Mickiewicz» (Poznań) - Martedì, 3 giugno 1997

   

Cari abitanti della città di Przemyslaw
Cari Amici Giovani
!

1. "Ecco il giorno che ci ha dato il Signore. Gioiamo ed esultiamo in esso!".

Nell'itinerario del mio pellegrinaggio di quest'anno in Patria, dovunque incontro espressioni di grande benevolenza e gioia. Così è stato a Wrocław , a Legnica, a Gorzów, a Gniezno ed è così anche qui, a Poznan.

Vi ringrazio di tutto cuore per questo incontro e per la partecipazione così numerosa, benchè questo sia tempo di esami e di voti sulle pagelle. Saluto ciascuna e ciascuno di voi, uno per uno, e per mezzo vostro voglio salutare tutta la gioventù polacca, ed anche i vostri genitori, educatori, cappellani e professori e tutto l'ambiente universitario. Rivolgo parole di cordiale saluto al Pastore della Chiesa di Poznan, ai suoi Vescovi Ausiliari e al Popolo di Dio della diletta Arcidiocesi. Saluto anche l'Arcivescovo Monsignor Jerzy Stroba, che ha svolto per lunghi anni in questa Arcidiocesi il suo ministero pastorale. Lo ringrazio per quanto ha fatto per la Chiesa universale, e specialmente per quella in Polonia.

"Ecco il giorno che ci ha dato il Signore . . . ".

2. Il brano del Vangelo di Matteo, che abbiamo appena letto, ci porta sul lago di Genezaret. Gli Apostoli erano saliti sulla barca, per precedere Cristo sull'altra sponda. Ed ecco, remando nella direzione scelta, videro proprio Lui mentre camminava sul lago. Cristo camminava sull'acqua come se fosse terra battuta. Gli Apostoli si spaventarono ritenendo che fosse un fantasma. Gesù, udendo il grido, parlò: "Coraggio, sono io, non abbiate paura" (Mt 14, 27). E allora Pietro disse: «"Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!"» (Mt 14, 27). Pietro scese allora dalla barca e si mise a camminare sull'acqua. Stava già per raggiungere Cristo, quando, di fronte ad un forte colpo di vento, s'impaurì. Quando cominciò ad affondare gridò: "Signore, salvami!" (Mt 14, 30). Allora Gesù stese la mano, lo afferrò e lo trattenne dall'affondare dicendo: "Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?" (Mt 14, 31).

Questo evento evangelico è pieno di un profondo contenuto. Riguarda il più importante problema della vita umana, la fede in Gesù Cristo. Pietro certamente aveva fede, come mostrò più tardi in modo magnifico nei pressi di Cesarea di Filippo, ma in quel momento la sua fede non era ancora solida. Quando cominciò a soffiare più forte il vento, Pietro iniziò ad affondare, poiché aveva dubitato. Non fu il vento a far sprofondare Pietro nel lago, ma l'insufficienza della sua fede. Alla fede di Pietro era mancato un elemento essenziale: il pieno abbandono a Cristo, la totale fiducia in Lui nel momento della grande prova; gli era mancata la speranza in Lui senza riserva. La fede e la speranza, insieme alla carità, costituiscono il fondamento della vita cristiana, la cui pietra angolare è Gesù Cristo.

Nella morte in croce di Gesù e nella sua resurrezione dalla tomba si è rivelato pienamente l'amore di Dio per l'uomo e per il mondo. Gesù è l'unica via al Padre, l'unica via che porta alla verità ed alla vita (cfr Gv 14, 6). Questo messaggio che la Chiesa, sin dal suo inizio, annunzia a tutti gli uomini e a tutte le nazioni è stato ricordato alla nostra generazione dal Concilio Vaticano II. Permettetemi di riportare un breve passo della Costituzione Gaudium et spes: "La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra un altro nome agli uomini, in cui possono salvarsi . . . Crede finalmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine dell'uomo nonché di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che, al di là di tutto ciò che muta, stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli" (n. 10).

Cari ragazzi e ragazze, seguite Cristo con l'entusiasmo dei vostri giovani cuori. Soltanto Lui può calmare la paura dell'uomo. Guardate Gesù dal profondo dei vostri cuori e delle vostre menti! Egli è il vostro inseparabile amico.

Questo messaggio su Cristo, al quale ho dedicato la mia prima Enciclica Redemptor hominis, lo annuncio ai giovani di tutti i continenti durante i viaggi apostolici e in occasione delle Giornate Mondiali della Gioventù. Esso è anche il tema dell'incontro di agosto che i giovani avranno con il Papa a Parigi: ad esso vi invito cordialmente. Come cristiani siete chiamati a testimoniare la fede e la speranza, affinché gli uomini - come scrive san Paolo - "non siano senza speranza e senza Dio in questo mondo", ma "imparino a conoscere Cristo", nostra speranza (cfr Ef 2, 12; 4, 20).

La fede in Cristo e la speranza di cui Egli è maestro permettono all'uomo di riportare la vittoria su se stesso, su tutto ciò che in lui è debole e peccaminoso e, al contempo, questa fede e questa speranza lo conducono alla vittoria sul male e sugli effetti del peccato nel mondo che lo circonda. Cristo ha liberato Pietro dalla paura, che si era impadronita di lui sul mare in tempesta. Anche a noi Cristo permette di superare i momenti difficili della vita, se con fede e con speranza ci rivolgiamo a Lui per chiederne l'aiuto. "Coraggio, sono io, non abbiate paura" (Mt 14, 27). Una fede forte, da cui nasce una sconfinata speranza, virtù di cui c'è tanto bisogno oggi, libera l'uomo dalla paura e gli dà la forza spirituale per resistere a tutte le tempeste della vita. Non abbiate paura di Cristo! Fidatevi di Lui fino in fondo! Egli solo "ha parole di vita eterna". Cristo non delude mai!

Qui, in questo luogo, in piazza Adam Mickiewicz una volta sorgeva un monumento al Sacratissimo Cuore di Gesù, segno visibile della vittoria riportata dai Polacchi grazie alla fede e alla speranza in Cristo. Il monumento era stato eretto nel 1932 con le offerte di tutta la società, come voto di gratitudine per la riacquistata indipendenza. La Polonia rinata si era raccolta presso il Cuore di Gesù, per attingere da questa Fonte d'amore generoso la forza per costruire il futuro della Patria sul fondamento della verità di Dio, nell'unità e nella concordia. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale quel monumento divenne un simbolo così pericoloso di spirito cristiano e polacco che fu distrutto dall'invasore all'inizio dell'occupazione.

3. Cari ragazzi e ragazze! Quante volte la fede e la speranza del popolo polacco sono state messe alla prova, ad una prova molto dura, in questo secolo che sta per terminare! Basti ricordare la prima guerra mondiale e, collegata con essa, la determinazione di tutti coloro che intrapresero una lotta decisa per riacquistare l'indipendenza. Basti ricordare il ventennio tra le due guerre, durante il quale bisognava ricostruire tutto. Poi venne la seconda guerra mondiale e la terribile occupazione in seguito al patto tra la Germania hitleriana e la Russia sovietica, che decise la cancellazione della Polonia, come Stato, dalla carta d'Europa. Quale sfida radicale fu quel periodo per tutti i Polacchi! Veramente, la generazione della seconda guerra mondiale fu immolata, in un certo senso, sul grande altare della lotta, per mantenere ed assicurare la libertà alla Patria. Quante vite umane costò, giovani vite promettenti! Quale alto prezzo pagarono i Polacchi, prima sui fronti del settembre 1939, e poi su tutti i fronti, dove gli alleati combattevano contro l'invasore.

Al termine della guerra venne un lungo periodo, di quasi cinquant'anni, di un nuovo pericolo, questa volta non bellico ma pacifico. La vittoria dell'Armata Rossa non portò soltanto alla Polonia la liberazione dall'occupazione hitleriana, ma anche una nuova costrizione. Se durante l'occupazione gli uomini morivano al fronte, nei campi di concentramento, nella resistenza clandestina politica e militare, il cui ultimo grido fu l'Insurrezione di Varsavia, i primi anni del nuovo potere furono un susseguirsi di maltrattamenti nei confronti di tanti Polacchi, soprattutto dei migliori. I nuovi detentori del potere fecero del tutto per soggiogare la Nazione, per sottometterla a sé sotto l'aspetto politico ed ideologico.

Gli anni successivi, cominciando dall'ottobre del 1956, non furono così cruenti; tuttavia quella lotta contro la Nazione e contro la Chiesa durò fino agli anni ottanta. Fu il seguito della sfida lanciata contro la fede e la speranza dei Polacchi, che continuavano a non risparmiare le forze per non arrendersi, per difendere quei valori religiosi e nazionali, esposti allora ad un particolare pericolo.

Miei cari, bisognava dirlo qui, in questo luogo. Occorreva ricordarlo ancora una volta a voi, giovani, che assumerete la responsabilità per le sorti della Polonia nel terzo millennio. La consapevolezza del nostro passato ci aiuta ad inserirci nella lunga fila delle generazioni, per trasmettere alle successive il bene comune, la Patria.

E' difficile non menzionare qui un altro monumento ancora, il Monumento alle Vittime del giugno 1956. E' stato eretto in questa piazza per opera della popolazione di Poznan e di Wielkopolska nel 25° dei tragici eventi, in cui s'espresse la grande protesta popolare contro il sistema disumano della costrizione dei cuori e delle menti umane. Volevo venire presso questo Monumento nel 1983, quando visitai per la prima volta la vostra Città come Papa, ma allora mi fu rifiutato il permesso di pregare sotto le Croci di Poznan. Sono lieto che oggi, insieme con voi - la Giovane Polonia -, posso inginocchiarmi davanti a questo Monumento e rendere omaggio agli operai, che diedero la loro vita in difesa della verità, della giustizia e dell'indipendenza della Patria.

4. Volgiamo ancora una volta lo sguardo verso il lago di Genezaret, sul quale naviga la barca di Pietro. Il lago evoca l'immagine del mondo, anche del mondo contemporaneo in cui viviamo e nel quale la Chiesa compie la sua missione. Questo mondo costituisce una sfida per l'uomo, come il lago costituiva una sfida per Pietro. Era per lui così vicino e conosciuto come luogo del suo lavoro quotidiano di pescatore e, d'altra parte, era l'elemento naturale con cui bisognava confrontare le proprie forze e la propria esperienza.

L'uomo deve entrare in questo mondo, in un certo senso deve immergersi in esso, poiché ha ricevuto da Dio la raccomandazione di "soggiogare la terra" mediante il lavoro, gli studi, la fatica creativa (cfr Gn 1, 28). D'altra parte, non si può chiudere l'uomo esclusivamente nell'ambito del mondo materiale, omettendo il Creatore. Questo, infatti, è contro la natura dell'uomo, contro la sua verità interiore, poiché il cuore umano, come dice sant'Agostino, è irrequieto fino a quando non riposi in Dio (cfr Confes., I, 1: CSEL 33, p.1). La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, non può diventare schiava delle cose, dei sistemi economici, della civiltà tecnica, del consumismo, del facile successo. L'uomo non può diventare schiavo delle sue inclinazioni e passioni, a volte fomentate di proposito. Bisogna difendersi contro questo pericolo. Bisogna saper usare la propria libertà, scegliendo ciò che è il vero bene. Non lasciate che vi si renda schiavi! Non lasciate che vi si tenti con pseudovalori, con semiverità, col fascino di miraggi, da cui dopo vi allontanerete con delusione, feriti e, forse, con la vita rovinata.

Nel discorso che pronunciai una volta all'UNESCO dissi che il primo ed essenziale compito della cultura è educare l'uomo. E che l'educazione consiste principalmente nel fatto «che l'uomo diventi sempre più uomo, che egli possa "essere" di più e non soltanto "avere" di più e che, come conseguenza, grazie a tutto quello che egli "ha", a tutto quello che egli "possiede", sappia sempre più pienamente "essere" uomo. Per questo occorre che l'uomo sappia "essere di più" non solo "con gli altri", ma anche "per gli altri"» (Giovanni Paolo II, Discorso all'Unesco, 2 giugno 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 (1980) 1644).

Questa verità ha un significato fondamentale per l'autoeducazione, l'autorealizzazione, per sviluppare in se stessi l'umanità e la vita divina innestata nel santo Battesimo e consolidata nel sacramento della Confermazione. L'autoeducazione mira proprio all'"essere" più uomo e più cristiano, a scoprire e sviluppare in se stessi i talenti ricevuti dal Creatore e realizzare la vocazione alla santità.

A volte il mondo può essere un elemento minaccioso, è vero; ma un uomo che vive di fede e di speranza ha in sè la forza dello Spirito per far fronte ai pericoli di questo mondo. Pietro camminava sulle onde del lago, anche se ciò era contro le leggi della gravitazione, poiché guardava Gesù negli occhi. Quando dubitò, quando perse il contatto personale con il Maestro, cominciò ad affondare e fu rimproverato: "Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?" (Mt 14, 31).

Dall'esempio di Pietro impariamo quanto sia importante nella vita spirituale il legame personale con Cristo: esso va costantemente rinnovato ed approfondito. Come? Soprattutto mediante la preghiera. Miei cari, pregate ed imparate a pregare, leggete e meditate la Parola di Dio, consolidate il legame con Cristo nei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, approfondite i problemi della vita interiore e dell'apostolato nei gruppi giovanili, nelle comunità, nei movimenti e nelle organizzazioni ecclesiali, oggi numerosi nel nostro Paese.

5. Cari giovani amici! Stiamo celebrando il giubileo del millennio del martirio di sant'Adalberto. Oggi a Gniezno, durante la solenne Eucaristia, ho detto che sant'Adalberto ha dato testimonianza a Cristo, subendo il martirio per la fede. Questo martirio del grande apostolo degli Slavi vi interpella: invoca anche oggi la testimonianza di vita di ciascuno di voi. Invoca uomini nuovi, che manifestino in mezzo a questo mondo la "potenza e la sapienza" (cfr 1 Cor 1, 22-25) del Vangelo di Dio nella propria vita. Questo mondo, che a volte appare come un indomabile e minaccioso elemento, un mare in tempesta, allo stesso tempo ha una profonda sete di Cristo, ha tanta sete della Buona Novella. Ha tanto bisogno d'amore.

Siate in questo mondo portatori di fede e di speranza cristiana vivendo l'amore ogni giorno. Siate fedeli testimoni di Cristo risorto, non tiratevi mai indietro davanti agli ostacoli che si accumulano sulle strade della vostra vita. Conto su di voi. Sul vostro slancio giovanile e sulla vostra dedizione a Cristo. Ho conosciuto la gioventù polacca. Mai sono rimasto deluso. Il mondo ha bisogno di voi. Ha bisogno di voi la Chiesa. Il futuro della Polonia dipende da voi. Costruite e consolidate nella terra polacca la "civiltà dell'amore": nella vita personale, sociale, politica, nelle scuole, nelle università, nelle parrocchie, nei focolari familiari, che un giorno formerete. Non risparmiate a tal fine l'entusiasmo giovanile, lo sforzo, il sacrificio. "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perchè abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15, 13).

Affido alla protezione di Maria, Vergine fedele, Madre del Bell'amore, Regina della Polonia, voi e tutta la gioventù della nostra Patria.


Il saluto di Giovanni Paolo II al termine dell'incontro con le nuove generazioni a Poznan

Invece di adulare il Papa, fareste meglio a pensare a Parigi.

Voglio ancora una volta ringraziare tutti: i giovani, gli universitari, gli studenti, i giovani lavoratori dell' industria e dell' agricoltura, i soldati, i seminaristi, i novizi e tutta la giovane Poznan e la vostra giovane Chiesa. Vi prego di portare il mio saluto anche ai più grandi, ai vostri genitori, alle vostre famiglie e a tutti gli abitanti di questa terra di Wielkopolska.

Salutate da parte mia soprattutto i malati, gli handicappati e gli anziani.

Voglio ancora ricordare in modo speciale coloro che curano la vostra educazione ossia i professori e gli insegnanti presenti in così gran numero. Saluto quindi cordialmente i rettori degli atenei laici e ecclesiali di Poznan, i rappresentanti dei senati accademici di questi atenei e tutto il corpo docente. Saluto gli insegnanti delle scuole superiori ed elementari.

Ringrazio loro per aver voluto partecipare a questa veglia di preghiera insieme ai loro studenti ed alunni. La vostra presenza è per i giovani una testimonianza di fede, la conferma che possono contare su di voi non solo come persone che trasmettono il sapere ma anche come pedagoghi, come guide sulle vie della vita a cui possono dare la loro fiducia.

Al termine, rispondendo ai giovani che gridavano "resta con noi" il Papa ha detto:

Tutto è possibile. In ogni caso quando sarete a Parigi, dite a tutti: "Noi siamo di Poznan , veniamo dal luogo dove è nata la Polonia con Mieszko I e Boleslao l'Intrepido. Veniamo proprio da quella città! E abbiamo sempre trattato con cura la Polonia perchè si conservasse". Lo Stato polacco ha le sue origini qui. Non dimenticatelo a Parigi. Dio vi benedica!

  

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