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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI DIRIGENTI E ALLE MAESTRANZE
DELLA SOCIETÀ DALMINE
IN OCCASIONE DEL LORO
PELLEGRINAGGIO A ROMA

Sala Clementina
1° giugno 1959

 

Diletti figli!

Ieri fu giornata, come molte altre che la precedettero, particolarmente densa di incontri, e soffusa di grandi emozioni. Migliaia di fedeli convennero dapprima nell'Aula della Benedizione, e poi nella Basilica Vaticana ed in Piazza S. Pietro. La maggior parte erano lavoratori della Maremma Toscana, delle Industrie più fiorenti d'Italia, artigiani ed operai. Li accogliemmo tutti con grande amore.

Oggi siamo lietissimi di dare il benvenuto a voi, della Società Dalmine, Dirigenti e Maestranze, qui convenuti per venerare le insigni memorie della Chiesa Romana e per ricevere la benedizione del Vicario di Cristo.

Potete ben credere che la Nostra esultanza si accresce per il fatto di vedere in mezzo a voi, che ne conoscete le persone e ne apprezzate l'altissimo ministero pastorale, i venerabili fratelli Nostri, il Signor Cardinale Arcivescovo di Milano e i Vescovi di Bergamo e di Apuania. Queste città segnano come tre punti luminosi della espansione della vostra Industria, che cerca sempre nuove fonti di lavoro, moltiplica i suoi commerci, e si propone di promuovere ogni iniziativa intesa a rafforzare tra voi i vincoli della fraternità e della solidarietà. Questi sono fecondi di reciproca intesa, ed assicurano non solo il progresso dell'industria, ma il miglioramento dell'uomo, delle condizioni di vita di ciascuno, e danno la sicurezza del pane, della casa, della istruzione professionale e della tranquillità per tutti.

Voi conoscete il vostro Papa, diletti figli. Parlando con voi, quasi in famiglia, possiamo dirvi che niente Ci sfugge di ciò che tocca da vicino le vostre persone: di ciò che preoccupa i vostri fratelli lavoratori di tutto il mondo.

La consuetudine che ebbimo durante la Nostra vita, ma specialmente negli anni di lieto ministero pastorale a Venezia, con figli Nostri di umile condizione, della città e della campagna, Ci ha spesso condotti a meglio valutare i problemi che si riferiscono all'avviamento, allo sviluppo ed alla trasformazione delle industrie e dei commerci.

Noi sappiamo quanto è buona la nostra gente. Essa in generale non desidera di raggiungere e di possedere niente più, se non ciò che Dio stesso ha posto nelle aspirazioni umane.

Perchè questo si avveri, Noi parliamo a Dio con assidua e confidente preghiera. E non cesseremo di parlare anche agli uomini responsabili, ma cominciando sempre con il mettere in luce ed in valore le virtù fondamentali dell'uomo illuminato dalla retta ragione, e le virtù proprie del cristiano, che è consapevole della sua dignità di figlio di Dio.

Chiunque si pone in contrasto con il Decalogo e con il Vangelo è fautore di disordine. Chi sta con il Decalogo e con il Vangelo affretta sicuramente i tempi di una maggiore maturazione del senso sociale. Chi sta con il Cristo e con la sua Chiesa si riempie, per così dire, dello spirito di amore e di solidarietà, da non trovare riposo, se non nella sicurezza e nella letizia dei fratelli suoi.

Questo stesso incontro di stamane si allarga alla serena visione della comunità cristiana, che deve nascere ed affermarsi al di sopra e al di là delle sofferenze e difficoltà presenti.

Assieme a voi, diletti lavoratori della « Dalmine », ecco un Gruppo di Zelatrici della Pia Opera delle Vocazioni di Bergamo; ecco una bella rappresentanza della fiorente parrocchia di Nostra Signora di Lourdes di Mestre; ecco i giovani coscritti di Verdello. Che è come dire: ecco riuniti insieme, in lieta fraternità, le rappresentanze più qualificate del lavoro, dell'apostolato per dare nuovi e santi sacerdoti alla Chiesa: ecco le rappresentanze della parrocchia e della giovinezza.

Diletti figli! Questa è la Santa Chiesa: la famiglia di Dio. Questo è il vero progresso dell'uomo e dei tempi. Questa è la sicurezza per tutti e per ciascuno.

 



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