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 CONCISTORO SEGRETO PER LA CREAZIONE
DI QUATTRO NUOVI CARDINALI

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AL SACRO COLLEGIO
IN OCCASIONE DELL'IMPOSIZIONE
DELLA BERRETTA CARDINALIZIA
AI NUOVI PORPORATI,
NOMINATI NEL CONCISTORO SEGRETO
DEL 16 GENNAIO 1961

Sala del Concistoro
Mercoledì, 18 gennaio 1961

 

Signor Cardinale!

Le siamo grati per le nobili e meditate espressioni che Ella, anche a nome dei suoi Colleghi, testé chiamati a far parte del Sacro Collegio, ha voluto rivolgerCi nella lingua di Roma, felicemente sottolineando il significato dell'odierno evento, e facendo eco alle Nostre parole del Concistoro Segreto. Ella ha fatto vibrare i sentimenti, che sono nel loro cuore in questa circostanza solenne, ed ha ben messo in luce con quale devozione ed amore la loro vita, già così generosa e distinta, voglia spendersi in avvenire nel servizio della Chiesa. La ringraziamo di cuore.

Quanto avemmo a dire, effondendo l'animo a voci di trepidazione insieme e di speranza, potrebbe esimerCi oggi da ogni altro discorso. Ma questa cerimonia intima e familiare, che prepara in San Pietro il dispiegamento delle insegne cardinalizie, come pure il suo amabile indirizzo, Signor Cardinale, Ci offrono la opportunità di una parola, che più particolarmente può tornare gradita al cuore di tutti i presenti : variamente sensibili ad emozioni e ricordi che la grazia del Signore avviva ed eleva. 

INNANZI TUTTO È IL PAPA
CHE DÀ LA BERRETTA

In sé questo è un rito semplice e discreto. Della sua significazione di onore già parlammo il 18 dicembre 1958, in una medesima circostanza [1].

Senza ripetere quanto allora dicemmo, è opportuno tuttavia sottolineare l'importanza del gesto, che racchiude in sé profonde rispondenze di luminoso insegnamento. Il Papa dà personalmente la berretta, perchè questo voglia significare, in Roma, la intima collaborazione dei più alti prelati al suo ministero apostolico ed al governo generale della Santa Chiesa; e, nelle varie parti del mondo, come il riflettersi della luce del Papa presso tutti i popoli, chiamati alla comunanza della fede cattolica. Il rosso cardinalizio dice appunto il riferimento di ciascuno a quest'alma Città dei Principi degli Apostoli, che col sangue ne segnarono il cammino glorioso.

L'atto poco appariscente, forse, della consegna, sottolinea finemente la nota caratteristica della cattolica unità. Di fatto la compattezza dell'episcopato attorno al Successore di Pietro è una realtà che splende, consola, e rafforza il compito caratteristico del Vescovo, in stretta comunione con la Sede Apostolica. E la distribuzione dei titoli di « prete romano », « presbiter cardinalis », fatta ornai in Oriente come in Occidente, nel nuovo e nuovissimo mondo come negli antichi continenti, dà anche sensibilmente una colorazione più nitida a tutte insieme le quattro note della Chiesa : una, santa, cattolica e apostolica.

Questa colorazione purpurea — diciamo — anche nella visione irradiante del Concilio Ecumenico, è quanto di più efficace ed esemplare possa proporsi alla ammirata considerazione del clero e del popolo cristiano. L'immagine della Chiesa docente, che ne risulta, è rapimento degli occhi e dei cuori: con il Papa al vertice, con la varietà dei suoi riti e delle sue voci, con il suo dinamismo apostolico, essa esprime la sua unità e concordia nella professione della fede, nel vigore dell'apostolato, nel fervore della conquista missionaria.

Vedete dunque, diletti figli, quale valore abbia, per chi lo sappia scorgere, il rito della consegna della « berretta », e quale forza di dottrina e di incoraggiamento esso irraggi, in un rapporto di unità che da questa Roma degli Apostoli e dei Martiri abbraccia il mondo intero.

I QUATTRO
NUOVI CARDINALI

Bastano i tre Cardinali delle Americhe ad amplificare al massimo la portata di questa creazione, insieme col cardinale Ferretto, che porta nel suo cuore il palpito della Congregazione Concistoriale, le cui attribuzioni, nella loro vastità, esaltano le singole sezioni di quel Dicastero, che negli ultimi quarant'anni ha assunto proporzioni e incombenze via via più gravi.

Uomini di chiara intelligenza e di buona volontà si applicano ad un ben apprezzato e nobile servizio per l'avvento e la celebrazione della universale fraternità delle genti. Iddio non mancherà certo di premiare anche gli sforzi umani, fatti in tal senso da anime rette, sulle quali batte la luce della grazia celeste.

Il fatto odierno vuole essere un contributo positivo a questa consolante realtà, ed Ella, Signor Cardinale Ritter, non ha mancato di rilevarlo. La berretta cardinalizia di prete romano ai Vescovi delle due Americhe, come già a quelli di Australia, di Asia, di Africa, è un omaggio — ancora amiamo ripeterlo — alla comunità dei popoli, che, senza distinzioni di età e di colore, si assidono gli uni accanto agli altri nella successione di decananza del Sacro Collegio.

In tanta espressione di gioia spirituale, Ci sia consentita la confidenza di una nota, che punge costantemente il Nostro cuore.

È l'assillo, fatto proprio dalla Sacra Congregazione Concistoriale, per la assistenza religiosa e morale agli emigranti sparsi in tutto il mondo, e per favorire il loro pacifico e fruttuoso inserimento nelle nuove convivenze, per un vantaggio comune. Non ostante ogni sforzo, spesso non si arriva a sopperire alle molte esigenze imposte da condizioni di vita nuove e disagevoli, dal cambiamento di ambiente, dagli usi e mentalità diversi.

Venerabili Fratelli! Voi Ci comprendete bene, perchè conoscete per esperienza le difficoltà del problema. A voi dunque affidiamo queste Nostre sollecitudini, certi che esse trovano nell'episcopato delle singole Nazioni, una sempre generosa rispondenza, dettata da profonda sensibilità apostolica.

A tale motivo di ansia si aggiunge poi il lamento dei vescovi, specialmente dell'America Latina, per il problema delle vocazioni, tuttora impari alle necessità di territori tanto estesi; e per quello, non meno grave, della evangelizzazione di alcuni gruppi etnici, tanto più cari al Nostro cuore, in quanto essi conservano preziosissime energie native, e risorse di sensibilità e di intelletto, che, unite alla pratica convinta della fede, possono portare frutti inestimabili alla Chiesa di Dio.

Ma oltre ogni preoccupazione pur impellente, Noi confidiamo. Tanta generosità e bontà d'animo, tanta schiettezza di fede, di genuina religiosità, che si riscontrano nelle repubbliche dell'America, non resteranno — se ben comprese ed educate — senza la risposta del Cielo.

Signori Cardinali!

In questi giorni pensavamo sorridendo ai tre precedenti Concistori, ed alla significazione che Ci piacque dare al gruppo numerico corrispondente ad ogni singola creazione cardinalizia. Anzitutto, il numero ventitré ha richiamato la successione a Noi tanto cara di Giovanni XXII e degli altri omonimi, assunti a titolo di protezione e di esempio per il Nostro servizio apostolico. Il numero otto volle poi ripresentare specialmente al ceto ecclesiastico, ma anche ai fedeli cristiani, la visione di Gesù, che — aperiens os suum [2] — proclamò sul monte le beatitudini evangeliche. E il numero sette ha riproposto alla comune considerazione la somma delle principali virtù infuse, le tre teologali e le quattro cardinali, sul cui vertice si aderge lo splendore della santità.

Voi, diletti figli, i quattro eletti di questa creazione, volgete i nostri pensieri al carro infocato di Elia ed alla ruota quadriforme di Ezechiele, che più volte riappare qua e là nel libro dei profeti su fino all'Apocalisse [3].

Che vivacità nella descrizione di Ezechiele. È in sintesi la storia della Chiesa : « ... Apparuit rota una super terram, iuxta animalia, habens quatuor facies. Et adspectus rotarum et opus earum quasi visio maris... Statura quoque erat rotis et altitudo et horribilis adspectus, et totum corpus oculis plenum in circuitu ipsarum quattuor... Quocumque ibat spiritus, illuc, eunte spiritu, et rotae pariter elevabantur sequentes eum; spiritus enim vitae erat in rotis » [4].

È una visione possente, questo carro profetico, quasi visio maris: fuoco, vento, occhi scintillanti, movimentato turbinio di ruote aggirantesi in vario senso, enormi ma pur docili nel seguire il cammino. Applicato ai compiti dei Signori Cardinali, antichi e nuovi, nel suo simbolismo, tutto ciò induce a volgere il loro intelletto e la loro volontà a procurare la gloria di Dio, ad instaurare il regno dei Cieli, sì, anche sulla terra, santificata così nell'intimo delle coscienze, come nella pubblica adorazione dei popoli. Questo lavoro santo e benedetto vuole diffondere la carità attraverso l'esempio trascinatore e l'esercizio delle opere di misericordia, superare l'egoismo personale, dimenticare i propri interessi nella ricerca dei supremi interessi di Dio e delle anime.

In questa visione, quale rilievo è riservata a prendere l'opera che ciascuno di voi, Signori Cardinali, è chiamato a svolgere, ora e in avvenire, nella Chiesa Santa, specialmente negli sviluppi di operosità, di buon volere, anche se di qualche fatica, che il Concilio Ecumenico dischiuderà più vividamente!

Ruote che avanzano, che si muovono attorno al Trono dell'Altissimo, che a null'altro tendono se non alla sua gloria, se non a portare avanti il suo carro di fuoco, che toccando la terra la trasforma nell'ardore della carità.

Alla contemplazione di questo lavoro preziosissimo Noi vi invitiamo paternamente, venerabili Fratelli e diletti Figli, esultanti con voi a questi riflessi di cielo, che si aprono sulla nostra vita di quaggiù. E amiamo invocare sulla vostra attività, presente e futura, i doni fecondi e vivificanti dello Spirito del Signore.

Pegno delle celesti predilezioni vi sia propiziatrice l'amplissima Benedizione Apostolica, che di cuore tracciamo su di voi, sulle anime di sacerdoti e fedeli a voi affidati, e su quanti con voi esultano, qui in quest'aula pontificale, e lontano, nelle vostre dilette Nazioni, per l'alta distinzione oggi conferitavi.

 


[1] Cfr. Giovanni XXIII, Discorsi, Messaggi, Colloqui, I, pp. 87-91.

[2] Matth. 5, 2.

[3] IV Reg. 2, 11 ss.; Ez. I, 15 ss.; cfr. Ez. 10, 2; Eccl. 48, 9; Dan. 7, 9; Apoc. 4, 1-8.

[4] Ez. I, 15-16; 18, 20

 



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