Index   Back Top Print

[ ES  - IT ]

  DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI PARTECIPANTI AL CORSO DI STUDIO
«LA DONNA E LA PROFESSIONE»
PROMOSSO DALL'UNIVERSITÀ CATTOLICA
DEL SACRO CUORE
*

Mercoledì, 6 settembre 1961

 

Convenuti a Roma per il corso di studio promosso dall'Università Cattolica del Sacro Cuore sul tema « La donna e la professione », voi avete desiderato un incontro col Padre.

Con viva gioia accogliamo questo filiale omaggio, di cui non Ci sfugge il significato e la delicatezza. E tanto più esso Ci torna gradito, in quanto offre a Noi la soddisfazione tutta paterna di vedere, insieme ai benemeriti organizzatori del Corso, così vasta rappresentanza dei Movimenti Femminili Cattolici più qualificati, cioè dell'Unione Donne di Azione Cattolica e del Centro Femminile Italiano. Volentieri, pertanto, cogliamo questa occasione per rivolgervi una parola di esortazione e per esprimervi l'interesse e la fiducia che riponiamo nella vostra attività.

E anzitutto Ci congratuliamo con voi per lo spirito di fraterna intesa con cui in questi giorni prendete in esame il problema di così grande importanza ed attualità. In tal modo, mettendo in comune il frutto delle esperienze e delle ricerche condotte in parecchi settori, voi potrete meglio coordinare le iniziative sul piano nazionale e raggiungere benefici risultati.

Abbiamo detto che voi avete affrontato l'esame di un argomento di grande importanza ed attualità. Infatti il ritmo dinamico dell'evoluzione tecnica e sociale di questi ultimi cinquant'anni ha avuto anche quest'effetto, di far uscire la donna dalle pareti domestiche e metterla a diretto contatto della vita pubblica. La vediamo così prestare la sua opera nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende, ed entrare in quasi tutte le professioni che erano campo di vita e di azione riservato esclusivamente all'uomo.

Non è il caso di soffermarci a considerare se questo stato di cose corrisponda al vero ideale della donna, o tanto meno di lasciarci andare a lamentele e recriminazioni. È dovere, invece, dei cattolici esaminare questo fatto e, alla luce degli insegnamenti cristiani, ricavare quelle indicazioni che valgano a mitigare le difficoltà della odierna condizione della donna e ad ovviare i pericoli che un simile stato di cose indubbiamente comporta.

Senza entrare nei dettagli di questo problema vasto e complesso, Noi Ci limiteremo a porre l'accento su alcuni punti di fondamentale importanza per il giusto orientamento dei vostri lavori. In primo luogo la professione della donna non può prescindere dai caratteri inconfondibili con cui il Creatore ha voluto contrassegnarne la fisionomia. È vero che le condizioni di vita tendono a introdurre praticamente la quasi assoluta parità dell'uomo e della donna. Tuttavia la parità di diritti giustamente proclamata, se deve riconoscersi in tutto quello che è proprio della persona e della dignità umana, non implica in nessun modo parità di funzioni. Il Creatore ha dato alla donna doti, inclinazioni e disposizioni naturali che le sono proprie, o in grado diverso dall'uomo; ciò vuol dire che le sono stati assegnati anche compiti particolari. Non distinguere bene questa diversità delle rispettive funzioni dell'uomo e della donna, anzi la loro necessaria complementarietà, sarebbe mettersi contro natura e si finirebbe per avvilire la donna e toglierle il vero fondamento della sua dignità. Amiamo inoltre ricordare che il fine a cui il Creatore ha voluto ordinare tutto l'essere della donna è la maternità. Questa vocazione materna le è talmente propria e connaturale, che essa è operante anche quando manca la diretta generazione della specie. Se si deve dunque offrire alla donna un conveniente aiuto nella scelta del lavoro, nella preparazione e nel perfezionamento delle proprie attitudini, bisogna che essa trovi nell'esercizio della sua professione un mezzo per sviluppare sempre più un animo materno. Quale contributo potrebbe essa offrire alla società, se fosse messa in grado di impiegare più convenientemente queste sue preziose energie, specialmente nel campo educativo, assistenziale, religioso ed apostolico, e trasformare così la sua professione in tante forme di maternità spirituale ! Anche oggi il mondo ha bisogno di sensibilità materna, per prevenire e dissipare quella atmosfera di violenza, di grossolanità, in cui talora gli uomini si dibattono.

Infine bisogna sempre tenere ben presenti le particolari esigenze della famiglia, che costituisce per la donna il centro principale delle sue attività ed in cui la sua presenza è indispensabile. Purtroppo le  necessità economiche costringono spesso la donna a prestare la sua opera fuori delle pareti domestiche. Non è chi non veda come questa dispersione di energie, questa assenza prolungata dalla casa mettano la donna in condizioni da non potere assolvere debitamente i suoi doveri di sposa e di madre. Ne deriva un rallentamento dei vincoli familiari e la casa cessa di essere il nido accogliente, caldo, riposante, dove ciascuno riassesta la propria vita alla fiamma degli affetti. Appunto per ricondurre la sposa e la madre alla sua propria funzione nel focolare domestico, anche Noi nell'Enciclica Mater et Magistra, come i Nostri Predecessori fecero in memorabili documenti, abbiamo rivolto le Nostre sollecitudini a favore di un salario sufficiente al sostentamento del lavoratore e della sua famiglia.

Diletti figli e figlie, le moderne strutture sociali sono ancora lontane dal far sì che la donna, nell'esercizio della sua professione, possa realizzare la pienezza della sua personalità e offrire quel contributo che la società e la Chiesa attendono da essa. Di qui l'urgenza di ricercare nuove soluzioni al fine di raggiungere un ordine e un equilibrio più confacenti alla dignità umana e cristiana della donna. Di qui dunque la necessità che le forze cattoliche femminili prendano coscienza dei doveri che loro incombono. Questi non si esauriscono più, come un tempo, nel ristretto ambito della vita familiare. Il progressivo salire della donna a tutte le responsabilità della vita associata richiede il suo attivo intervento sul piano sociale e politico. La donna non meno che l'uomo è necessaria per il progresso della società, specialmente in tutti quei campi che esigono tatto, delicatezza ed intuito materno.

Fatevi dunque solerti esecutori di questi sublimi ideali, diletti figli e figlie, con la parola, con l'esempio, con l'azione. Non lasciatevi vincere dalle difficoltà. Continuate instancabilmente ad illuminare le coscienze in spirito di verità, di giustizia, e di amore. Affinché questi Nostri voti si adempiano, ed una rinnovata fiamma di zelo si riaccenda tra i membri delle vostre Associazioni, Noi, non senza volgere uno sguardo pio e confidente alla più grande Donna della creazione di Dio, la santa e dolcissima Madre di Gesù e Madre nostra, invochiamo su ciascuno di voi l'abbondanza dei divini favori, con l'auspicio della paterna Benedizione Apostolica, che di cuore vi impartiamo.

 


* A.A.S. 53 (1961) 610-612.

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana