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  DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI SACERDOTI PARTECIPANTI
AL XVI CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE
ASSOCIAZIONI DEL CLERO ITALIANO (FACI)

Sala Clementina
Venerdì, 10 novembre 1961

Signor Cardinale,
diletti figli!

Grande è la consolazione, che fedeli e istituzioni di tutto il mondo Ci procurano nei ripetuti incontri delle Nostre giornate di servizio apostolico. Ma tutta particolare invero è la commozione che voi oggi offrite al Nostro animo, diletti figli Sacerdoti. In voi risplende il carattere di ministri di Dio, per cui siete costituiti collaboratori preziosi ed insostituibili dei Vescovi. Questo fa dire il Pontificale romano nel rito dell'ordinazione : cooperatores ordinis nostri. Oggi amiamo far Nostre le parole di S. Leone Magno, i cui sermoni Ci hanno offerto pascolo di viva consolazione ed edificazione mentre venivamo preparandoCi alle recenti celebrazioni. Eccole, diletti figli, ve le ripetiamo a vostro conforto e incoraggiamento : « Cum hanc venerabilium consacerdotum meorum splendidissimam frequentiam video, angelicum nobis in tot sanctis sentio interesse conventum » (1). Vi salutiamo dunque in questa luce di cielo che si apre sul presente incontro.

Convenuti a Roma per il XVI Congresso della Federazione del Clero Italiano, abbiamo appreso con viva soddisfazione che, accanto ai problemi di carattere sociale e organizzativo, avete voluto sottolineare in primo luogo le finalità più alte dell'Associazione. Poiché lo scopo di essa è « l'assistenza morale, sociale, economica e culturale del clero », voi volete anzitutto che essa vi aiuti ad essere fedeli allo spirito della vita sacerdotale; che è quanto dire : lieta obbedienza al Vescovo, cooperazione generosa alle sue direttive, dedizione completa alle anime, e fraternità di intendimenti e di affetti con i confratelli.

Questo intimamente Ci rallegra, perchè è una nuova conferma delle distinte qualità di mente e di cuore, che ornano lo stuolo dei Nostri diletti sacerdoti, e sono di edificazione e di letizia per il popolo cristiano.

Se è giusto che il clero si unisca in federazioni, per adeguarsi alle esigenze dei tempi, e portarsi un mutuo aiuto nelle necessità di indole temporale e sociale; se è sommamente vantaggioso che esso si difenda dai pericoli dell'isolamento e della solitudine : bisogna tuttavia che queste preoccupazioni vengano considerate alla luce della sua dignità altissima e unica, e animate dalla stima sempre più consapevole e vissuta del suo sacerdozio. Che i sacerdoti siano santi : è questa l'aspirazione ardente del Nostro cuore, e l'abbiamo effusa nei paterni colloqui del Sinodo Romano : « La persona del sacerdote è sacra... Il suo ufficio, primo e principale, è di offrirsi ostia immacolata per compiere l'opera di Cristo Redentore del genere umano... Questo carattere di consacrazione aumenta di dignità, ove le si aggiunge, la potestà conferita al sacerdozio di rimettere i peccati. Ebbene, diventa naturale che questa offerta divina e questo esercizio di misericordia... salga, salga più gradita a Dio, quanto più innocente, puro, immacolato, lontano dal peccato ed elevato nei cieli è il sacerdote che con Gesù si offre e in nome di Dio assolve » (2).

La vostra presenza qui, il vostro consenso lietissimo, i propositi formulati nel giorno del Congresso, Ci dicono che queste parole trovano nel vostro cuore una eco di fervida rispondenza. Continuate, diletti figli, su la via intrapresa, nella fedeltà generosa all'ideale sacerdotale, risposta continua e gioiosa alla chiamata della prima giovinezza.

Noi vi siamo vicini con la preghiera, e con l'appoggio paterno e comprensivo di ogni vostra necessità. Ed è da questa effusione di sentimenti e di affetti che si distende su voi, sui vostri cari, sulle anime a voi affidate l'Apostolica Benedizione.

Le parole stesse vogliono essere solenni e commosse, affinché ciascuno di voi, e particolarmente i parroci, riporti da Roma la certezza che niente più dei sacerdoti è vicino al cuore del Papa.


(1) Serm. de Natali eiusdem II; PL 54, 143.

(2) A.A.S. LII, 1960, p. 214.

 



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