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 FESTIVITÀ DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO

ANNUNCIO DELLA DATA DI INIZIO
DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XIII

Venerdì, 2 febbraio 1962

 

Diletti figli!

L'incontro dello stuolo numeroso e caro di membri del clero secolare e regolare dell'Urbe, e di antichi sodalizi, qui convenuti per la offerta dei ceri benedetti, Ci diede l'occasione nei due anni recenti di alcune parole così liete a dire, come gradite per voi ad ascoltare.

L'episodio della Presentazione: Gesù infante, sostenuto dalle braccia materne di Maria, con accanto S. Giuseppe, il custode di entrambi, diffonde intorno a sé tanta tenerezza e pace, da toccare i cuori.

L'odierna liturgia prende tono dagli accenti arcani del vecchio Simeone, che saluta la visione della luce, discoperta innanzi agli uomini retti e timorati di Dio, lungo la successione dei secoli.

Oh! quale spettacolo e quale intimo godimento nella contemplazione di questa luce — lumen ad revelationem gentium — di cui si esalta la storia dell'umanità tutta intera: luce di verità, luce di carità. Questa, a sua volta, come dice S. Paolo, è gaudio, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mansuetudine: tutte espressioni di umana fraternità [1].

Nella ricorrenza festiva di quest'anno, non sulla letizia serena, purtroppo, né sulla tranquillità e sulla pace, richiamiamo l'attenzione vostra, ma sulle pene, i cui gemiti Ci arrivano da varie parti del mondo — Europa, Asia, Africa, Americhe — dove la irrequietezza del vivere civile è sovvertimento e rovina degli ordinamenti sociali.

I punti nevralgici e pericolosi di questo disordine minaccioso voi li conoscete da alcuni nomi divenuti da parecchi mesi tragici e funesti.

Ci sia concesso fare il nome esplicito di un Paese, che visitammo nel 1950, e che Ci lasciò incancellabili e belle impressioni: l'Algeria. Ogni giorno, ogni notte le violenze più gravi là moltiplicano le vittime. Gli avvenimenti così tristi, che si succedono in varie parti del mondo, taluni aggravatisi in queste ultime settimane, fino ad esplodere in episodi di aperto disordine e di delitto, Ci sono motivo di grave ansietà, di commossa mestizia. Sono assai frequenti le notizie di nuovi attentati contro la vita e i beni di numerosi cittadini. L'esperienza comprova, purtroppo, che violenza produce violenza: Qui gladio ferit, gladio perit. In tal modo non si difendono i sacri beni dell'uomo: la sua libertà, l'ordine civico, il vero progresso, la civiltà, la pace.

Ci addolorano tutti gli episodi di soprusi d'ogni genere : così della sconsiderata ribellione, come della arbitraria repressione, che continuano ad insanguinare il mondo. In tali bufere sono caduti anche numerosi missionari, i quali obbedivano al comando di Cristo di recare la luce della cristiana rivelazione, promovendo in tal modo anche il progresso spirituale e sociale.

Per addivenire ovunque all'auspicata pacifica convivenza fra le comunità di diversa stirpe bisogna anzitutto che, deposta ogni animosità, si nutrano cogitationes pacis et non afflictionis: pensieri di pace e non di afflizione [2].

Ed è questo, diletti figli, che vogliamo affidare alle preghiere vostre e di tutti i buoni, particolarmente nella festività di Gesù presentato al tempio, e della Madre sua, che lo offre all'Eterno Padre.

Per i meriti di Gesù Salvatore, per l'intercessione di Maria cominci a brillare l'astro della duratura concordia tra i fratelli, oggi tristemente opposti gli uni agli altri; e le popolazioni protese verso la conquista della serena operosa convivenza trovino l'esaudimento delle loro legittime aspirazioni.

Qua e là, all'occhio inteso a studiare l'orizzonte, si offre l'accenno di qualche schiarita, come di serenità che ritorna per situazioni almeno non peggiorate e forse in via di migliorare.

Ma al Pastore del gregge universale di Cristo è motivo di intensa pena — cui l'abituale serenità dell'animo riesce a velare, ma non a lenire — la condizione di sofferenza, di disagio, di inquietudine, in cui tanti suoi figli si trovano. E come non potrebbe addolorarsi nell'intimo, al pensiero delle loro angustie, se a tutti indistintamente vanno le sue paterne sollecitudini? Gesù Benedetto è il Redentore di tutto il genere umano; Egli è oggi salutato lumen ad revelationem gentium: Salvatore di tutte le genti, e quindi a Lui non solo appartengono quanti sono figli della Cattolica Chiesa, ma quanti sono battezzati nel nome santo di Lui, e quanti sono egualmente suoi per diritto di creazione e per la virtù redentiva del suo Sangue Preziosissimo, versato a salute di tutto il genere umano. Sangue della Croce! O Signore: per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Scenda questo Sangue Redentore su tutti gli uomini, non più estranei, nè ostili, ma fratelli: ne confermi la volontà di pace, le aspirazione alla tranquillità e al benessere; estingua ogni germe di divisione e di rivalità, affinché si diffonda e regni il reciproco amore, fondamento di cristiana duratura civiltà.

Diletti figli! Vi abbiamo riservato qui sulla fine del Nostro colloquio, e come a temperare la mestizia per l'argomento doloroso toccato, un annuncio che, sotto gli auspici della offerta di Gesù al tempio fatta dalla Madre benedetta, Madre sua e nostra, pensiamo debba riuscire molto caro.

Eccovi qui, segnato di mano Nostra, innanzi a voi, che per la varietà delle provenienze rappresentate la Santa Chiesa sparsa in ogni regione della terra, il Motu proprio che fissa la data della solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Questa data è l'11 ottobre dell'anno 1962, ora cominciato; ed è un richiamo al Concilio di Efeso, e precisamente alla partenza dalla chiesa di S. Pietro in Vincoli del prete Filippo — huius tituli presbyter — per Efeso in rappresentanza di Papa Celestino. A quella stessa basilica il Santo Padre Pio IX, animato da profonda reverenza per tanto insigni memorie, si recò il I° agosto 1862 e, successivamente, il 27 marzo 1868, mentre già era in atto la preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano I.

È questa una notizia bene augurale ed incoraggiante.

Diletti figli! Il Concilio Vaticano II Ci sta innanzi, oggetto dei desideri, e dei voti omai si può ben dire di tutto il mondo.

Noi confidiamo nel Signore: ma chi conosce il mistero dell'avvenire circa tutte le circostanze della sua celebrazione?

Il Pastore della Chiesa universale è innanzi tutto il guardiano e il custode che vigila sul gregge di Cristo.

È ben naturale che possa annunziarsi e preoccuparci qualche ora di incertezza: e che accada di doversi rivolgere a Lui, diciamo, all'umile Vicario di Cristo, che vi parla, con le parole bibliche di Isaia: Custos quid de nocte? custos quid de nocte? [3]. A che ora siamo della notte: a che ora siamo?

Il guardiano, il mistico pastore, non potrà egli rispondere: « questa è una schiarita verso il mattino: ma la notte può tornare ancora? ». È bene che voi continuiate a domandare: Si quaeritis, quaerite. Ma il pastore, custode del gregge, proseguirà nel suo buon avvertimento: convertimini, venite [4]: ma come a dire a tutti: « ravvedetevi dai vostri errori, e tornate tutti insieme » — venite, venite — non ad ostinazione di malintesi, di crudeltà fra popoli fratelli, ma alla legge della umana e cristiana saggezza — ad lumen et revelationem gentium — che sarà splendore di verità e di giustizia; a gloria verace del popolo di Dio: gloriam plebis tuae Israel.

Diletti figli! Tale il voto migliore di questa sacra giornata: e sul voto, certo un poco commosso del cuore e delle labbra, poniamo il suggello della Benedizione Apostolica. Amen, amen.


[1] Cfr. Gal. 5, 22.

[2] Cfr. Ier. 29, 11.

[3] Is. 21, 11.

[4] Ib. 21, 12

 

 



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