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LEONE XIII

LETTERA

AL RE DEL PORTOGALLO*

 

Non senza provarne sentimento di vivo rammarico, abbiamo appresa la notizia della perdita del Re Ferdinando, Augusto Genitore di Vostra Maestà.

Che se i Nostri suffragi come pure quelli che gli si renderanno solennemente nella Chiesa Nazionale del Portogallo, e la parte che prendiamo a così luttuoso avvenimento, valessero a lenire il dolore di Vostra Maestà, Noi saremmo confortati almeno dal pensiero, di aver potuto compiere un pietoso uffizio.

In tale occasione poi Ci permetta Vostra Maestà di aprirle tutto l' animo Nostro, come già Ci proponevamo, sulle negoziazioni, che corrono fra la Santa Sede ed il Governo di Vostra Maestà, in rapporto al Patronato Portoghese nelle Indie.

Nel rivolgere pertanto direttamente a Vostra Maestà la Nostra parola, Ci è grato innanzi tutto di constatare, che come per lo passato, così al presente la Nazione Portoghese ha ben meritato di questa Sede Apostolica, alla quale ha costantemente tributato l' omaggio del suo ossequio e della sua venerazione.

Ci gode invero l'animo nel rammentare, che mentre quella Nazione rimase unita al centro della Cattolicità, i suoi sovrani si adoperarono alacremente a propagare il Cattolicismo nelle nuove terre per essi conquistate. Può quindi veramente affermarsi che la bandiera Lusitana si spiegò ovunque all' ombra della Croce, sicché le conquiste del Portogallo ponno riguardarsi come altrettante conquiste della Religione. Pertanto, come il titolo di Re Fedelissimi, così pure furono ben conceduti que' molti e particolari privilegi dei quali i sovrani del Portogallo furono dai Romani Pontefici largamente insigniti. Fra questi hassi certamente ad annoverare il privilegio del Patronato sulle chiese delle Indie Orientali, che i Nostri Predecessori vollero ad essi nelle forme più ampie conferire.

Che se i Romani Pontefici nel profondere così speciali concessioni furono mossi dal sentimento di rimunerare lo zelo religioso di quei Sovrani, ebbero però al tempo stesso in vista di eccitarli a fondare nuove chiese e fornirle di congrua dote, ed a costituirvi un ecclesiastico organamento, che meglio rispondesse all' esigenze di quelle cristianità ed alla propagazione della fede.

È questo d'altronde il concetto fondamentale del Patronato, al quale dovevano ispirarsi i Nostri Predecessori, ed al quale in realtà s' ispirarono, come risulta da' relativi documenti.

Senonchè queste condizioni inerenti alla natura del Patronato, e richieste esplicitamente nella sua concessione, per un complesso di circostanze, che ora non è d'uopo il ricordare, non furono attuate nella proporzione che richiedeva il bene spirituale di quei popoli.

In tale stato di cose, la S. Sede non potendo permettere che per motivi ad Essa estranei, gran parte di quelle cristianità fosse pressoché abbandonata; che l'opera dell' evangelizzamento degli infedeli rimanesse quasi paralizzata, si studiò di provvedere al bisogno, collo inviarvi elette schiere di operai Evangelici.

Da qual felice risultato siano state coronate le fatiche dei Missionari, lo addimostrano le conversioni per essi operate e le fiorenti missioni ivi costituite.

È perciò che il progressivo sviluppo e le rigogliose condizioni di quel popolo cristiano ci consigliano di far cessare lo stato anormale e precario fin qui protratto, e di sostituirvi la forma normale e canonica della Ecclesiastica Gerarchia.

Mentre però Ci disponiamo a prendere tale provvedimento che sarà per tornare di grande vantaggio alla Chiesa delle Indie, e di gloria non lieve al nome cattolico, Noi per altra parte non abbiamo omesso di togliere nella dovuta considerazione i rilievi che il Governo di Vostra Maestà ha fatto comunicare alla S. Sede sul tema del Regio Patronato.

Nell' intento pertanto di far cosa grata alla Maestà Vostra, ed alla Nazione Portoghese, abbiamo fatto presentare per mezzo del suo Ambasciatore al di Lei Governo un progetto, che Ci sembra soddisfare alle avite tradizioni ed ai legittimi interessi del Portogallo, compatibili colla istituzione della Gerarchia, e col bene religioso delle popolazioni delle Indie: alle quali non potrebbe provvedersi colla creazione di una doppia autorità nello stesso territorio. E di già il Nostro Predecessore Gregorio XVI nel Breve del 4 gennaio 1837 dichiarò: A Nobis duplicem in urbe Calcuttae auctoritatem creari non expedit, quod neque Ecclesiae mos patitur, nec paci et unitati fovendae idoneum foret.

Al contrario, secondo le proposte della S. Sede, l' Arcivescovo di Goa viene innalzato alla dignità di Patriarca in tutte le Indie Orientali, sulle quali può spiegare tutta quell' influenza che la onorifica posizione di Capo morale gli crea.

Inoltre la facoltà, che gli si conferisce, di presiedere a' Concilii nazionali, lo pone nella condizione di provvedere, insieme coll' Episcopato delle Indie, all' esigenze del clero e del popolo cattolico.

Quindi coll' erezione di tre diocesi Portoghesi il medesimo Arcivescovo di Goa viene a godere de' dritti metropolitani su que'Vescovati suffraganei.

La Corona poi col nominare l' Arcivescovo di Goa ed i tre Vescovi suoi suffraganei nonché collo scegliere e presentare alla S. Sede un candidato compreso nella terna compilata dai Vescovi delle nuove quattro provincie ecclesiastiche, nelle quali si trova un numero ragguardevole di Goani, manterrebbe il Patronato non solamente come ricordo storico di quello che gli Augusti Antenati di Vostra Maestà hanno operato a favore della Religione, ma eziandio coll' esercizio effettivo di quel privilegio nelle forme che le attuali circostanze consentono. Né si è omesso di prendere in considerazione quei gruppi principali di Goani che sarebbero esclusi dalla giurisdizione de' Vescovi Portoghesi ; avvegnaché abbiamo appalesato la Nostra disposizione perchè la cura di quelle anime sia affidata a sacerdoti Goani.

Dal che si può inferire che anche l' ultimo Concordato del 1857 viene sostanzialmente conservato, coll' introdurvi quelle modificazioni che sono reclamate dalle condizioni religiose dell' attuale situazione.

Per tal guisa cesserebbero le cagioni degl' inconvenienti e degli attriti che si sono dovuti deplorare fin qui, e, rifiorendo l'unità e la pace nella Chiesa delle Indie, tutte le forze convergerebbero allo scopo essenziale della Religione, cioè alla salute delle anime.

In tutto questo procedimento, come la Maestà Vostra vorrà rendersene giustizia, Noi non fummo animati da altro desiderio , che da quello di porre un termine alle difficoltà inseparabili da un modo di esistere eccezionale e complicato, nonché di provvedere nel miglior modo possibile all' incremento ed all' avvenire del Cattolicismo nell' Indie.

Nondimeno nell' adempimento de' Nostri doveri, e nel conseguimento del fine impostoci dal Nostro Apostolico Ministero, abbiamo usato ogni studio ed industria per appagare il Governo di Vostra Maestà, nella più larga misura, che per Noi si potesse.

È poi nostro intendimento che su que' territorii, le cui condizioni non hanno subito sostanziali cangiamenti , il Patronato della Corona Portoghese rimanga nel suo pieno vigore. Vogliamo specialmente alludere al Congo, ove desideriamo vivamente che Vostra Maestà, giovandosi de' privilegi che a Reale Patrono si appartengono, voglia adoperarsi per farvi progredire e dilatare il Cattolìcismo, sopratutto coll'istituzione di Collegi pe' Missionarii, che incentrandosi nella Sede Metropolitana di Lisbona, alla quale forniranno idonei soggetti anche gli altri Vescovi, diffondano quindi i loro allievi pei dominii Portoghesi nel Congo, come altrettanti raggi di luce e di vita.

Dopo ciò noi portiamo ferma fiducia che Vostra Maestà investendosi degli obblighi inerenti al Nostro Apostolico Ministero, ed apprezzando l' equità delle accennate proposte, vorrà rendersi benemerito cooperatore nella sistemazione della Chiesa delle Indie. Dal che ne seguirà che come il nome dei gloriosi suoi Predecessori, i quali fecero propagare il Regno di Cristo fra quei popoli, così il nome di Vostra Maestà, per avere generosamente contribuito alla definitiva costituzione della Chiesa Indiana, sarà benedetto dai cattolici, e registrato con sensi di riconoscente affetto negli Annali Ecclesiastici.

Né dissimile fiducia nutriamo che il popolo Portoghese vorrà rendere ragione ai Nostri sentimenti.

Lungi da Noi l' idea di adombrare le sue gloriose tradizioni, o di contraddire alle sue legittime aspirazioni !

La conoscenza delle Nostre proposizioni varrà a farle giustamente apprezzare, ed a dileguare qualunque impressione preconcetta.

Ma d' altronde un popolo, che va orgoglioso di noverare come prima sua gloria, l' aver conservata intatta la fede degli avi, saprà comprendere che la Chiesa Cattolica, comechè universale e perpetua, deve seguire le situazioni create dalla variabilità degli umani eventi, nell' intendimento supremo di coordinarli agl' interessi religiosi.

Riceva frattanto l' Apostolica benedizione che dall' intimo del Nostro cuore impartiamo a Vostra Maestà ed a tutta la Reale Famiglia.

Roma 6 gennaio, 1886.

 

LEO PP. XIII


*ASS, vol. XIX (1886), pp. 3-10.



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