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Il fenomeno migratorio e l'Europa

Prevenzione e solidarietà

 

di Vittorio Nozza
Direttore Caritas Italiana


Il crescente senso di paura e insicurezza va ben oltre i lavavetri, i campi nomadi, il variegato mondo dei rom, travalica confini e frontiere. Gli effetti di un mondo squilibrato e sempre più collegato sono sotto i nostri occhi, con una crescente globalizzazione anche delle povertà che vede a livello planetario trentacinque milioni di profughi, sfollati e rifugiati costretti a lasciare le loro abitazioni, per lo più spinti da fame e guerra. È ormai dunque esigenza comune - anche per arginare le sempre più frequenti derive xenofobe come in questi giorni in Sud Africa - quella di una politica ispirata al perseguimento del bene comune per cercare di governare con lungimiranza i processi sociali, senza chiusure, senza paure, con coraggio e preveggenza. Solidarietà dunque come principio organizzativo, strutturale della vita sociale, economica e, quindi, politica. Un principio che, coniugato con un concetto di giustizia, dà vita, nella logica del diritto, ad azioni in solidum che devono portare a una responsabilità condivisa.
Come? Rafforzando, proprio a partire dalle ferite sulle persone e sulle società, azioni di tutela dei diritti essenziali e fondamentali e riaprendo un confronto sui loro significati.
Ricominciando in altre parole a parlare in modo insistente e ostinato di diritto: 
alla vita, al cibo, all'acqua, per sradicare lo scandalo della fame e della miseria;
alla scuola, per impedire meccanismi di esclusione o trappole della povertà;
alla casa, perché vi siano politiche pubbliche che rappresentino una possibilità per chi non ha reddito;
all'ascolto, per chi non è tutelato da meccanismi di protezione sociale;
a un reddito adeguato per vivere dignitosamente;
alla partecipazione, per chi rischia di essere condannato a stare ai margini;
al lavoro, non solo come diritto per ogni persona, ma anche come dovere istituzionale, nel tentativo di non creare continua precarietà.
Senza trascurare il diritto alla salute, alla parità fra uomini e donne, e la sostenibilità ambientale dei nostri modelli di sviluppo.
È significativo ad esempio che nella stessa Romania, proprio l'impegno per la casa e il lavoro ha consentito l'uscita del 26% di persone, soprattutto bambini, dal mondo della microcriminalità e dell'abbandono (i famosi bambini delle fogne di Bucarest).
Declinare queste attenzioni rispetto al tema dell'immigrazione deve indurci pertanto a considerare in modo congiunto una pluralità di aspetti:  accordi con gli Stati di provenienza, costruzione di percorsi di pacificazione nei territori del mondo costantemente in conflittualità, gestione e accompagnamento dei flussi, ricongiungimenti familiari, lotta decisa alla criminalità che brutalizza la vita di minori, donne e uomini disperati, progetti di cooperazione e di riduzione o cancellazione del debito, politiche immigratorie sempre più collocate nel contesto europeo e soprattutto grande, comune e ricco lavoro sull'integrazione.
D'altra parte una politica puramente di contrasto, non promozionale né lungimirante, non riuscirà mai a ridimensionare traffici, trafficanti, criminalità e tensioni. Anzi contribuisce ad alimentare un pregiudizio culturale, che porta a ritenere gli immigrati di per sé una minaccia per le regole fondamentali sancite nella costituzione del Paese che li accoglie.
Lo ricordava anche Giovanni xxiii nella enciclica Pacem in terris:  "L'autorità che si fonda solo o principalmente sulla minaccia o sul timore di pene o sulla promessa e attrattiva di premi non muove efficacemente gli esseri umani all'attuazione del bene comune" (n. 28).
Perché allora non si mette la stessa determinazione anche nell'organizzazione dei servizi, nell'accoglienza, nell'accompagnamento delle persone, in azioni di integrazione? Una prospettiva è infatti per noi certa:  le misure più efficaci per contrastare insicurezza e violenze consistono, come auspicato dalla Commissione Europea, nell'equiparazione la più ampia possibile degli immigrati ai cittadini nazionali, attraverso l'attribuzione di un'ampia gamma di diritti sociali.

 

(© L'Osservatore Romano 23-24 maggio 2008)