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Il vescovo coadiutore di Hong Kong all'apertura dei Giochi

 

Perché ho accettato l'invito di Pechino

 

di John Tong


Con sentimenti ambivalenti ho accettato un invito del Governo cinese a partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici, che si svolgerà a Pechino l'8 agosto 2008.
Personalmente, provo gioia per lo sport, non soltanto come spettatore, ma anche come atleta. Sebbene non sia più giovane, occasionalmente gioco ancora a pallacanestro. Il mio rendimento non è mai stato eccezionale, e ora corro più lentamente di prima, ma la pallacanestro è divertente, permette di mantenere una buona forma fisica e offre anche la possibilità di socializzare. L'esercizio fa bene al corpo e alla mente, mens sana in corpore sano. Senza la preghiera quotidiana non potrei affrontare la pressione e l'ansia che il mio lavoro implica. Parimenti ritengo che l'attività fisica giovi a tutti noi.
Ho sempre apprezzato i Giochi olimpici. Quest'anno, sono orgoglioso del fatto che sia proprio il mio Paese a ospitarli. È per me un onore ricevere dal Governo l'invito a partecipare alla cerimonia di apertura. "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso" (Romani 14, 7).
Appena ho ricevuto l'invito, ho capito che avrei dovuto consultarmi con i miei superiori. La Santa Sede non ha mosso obiezioni, e il Cardinale Joseph Zen mi ha incoraggiato ad andare. Quindi ho deciso di accettare. Quando un'orchestra cinese suonò in Vaticano alcuni mesi fa, Papa Benedetto XVI espresse l'augurio che i Giochi olimpici in Cina avessero un grande successo. Sono lieto di andare a Pechino e di poter assistere personalmente a una parte di quel successo.
Tuttavia, mentre sono stati invitati a Pechino i responsabili di tutte le sei maggiori religioni a Hong Kong, soltanto nel caso della Chiesa cattolica l'invito non è stato esteso alla personalità più alta. Ho provato imbarazzo per il fatto che il nostro Governo ha ignorato il Cardinale Zen per invitare me al suo posto. Come faccio a volte, ho pranzato con amici che lavorano presso il Governo cinese. Ho menzionato il mancato invito al Cardinale Zen. Hanno commentato:  "Speriamo che lei capisca". Ho risposto:  "No, non capisco", ma sono rimasti in silenzio. Forse non volevano fornirmi alcun dettaglio o muovere critiche ai loro superiori. È bene che la Cina abbia una mente aperta e inviti tutti i responsabili religiosi a partecipare al divertimento offerto dai Giochi olimpici.
Eppure, un certo numero di responsabili cattolici si trova ancora in carcere o agli arresti domiciliari. Solo per citare alcuni casi di prim'ordine:  del Vescovo Shi En'xiang non si sa nulla da un decennio; il Vescovo Liu Guangdong vive sotto stretta sorveglianza, e il Vescovo Su Zhemin è detenuto da circa dieci anni. Per molto tempo, dopo il suo arresto avvenuto il 31 marzo 2005, non abbiamo avuto notizie del Vescovo Yao Liang, ma ora sappiamo che si trova agli arresti domiciliari, così come il Vescovo Giulio Jia. I Vescovi Fan Zhongliang e Li Side hanno una ridotta possibilità di movimento. Molti sacerdoti clandestini (underground), anche quando non vengono confinati entro le mura della propria abitazione, nondimeno non possono allontanarsi dai loro villaggi. Altri vengono arrestati e rilasciati, arrestati e rilasciati, il che interrompe il loro ministero. Questi uomini hanno sofferto e ancora soffrono per la nostra fede cattolica e per la fedeltà al Santo Padre.
L'inquinamento atmosferico è un problema per i Giochi olimpici. Il Governo ha chiuso per tre mesi tutta l'industria pesante all'interno di un'area enorme. Alle fabbriche, che si trovano entro un raggio di duecento chilometri dal centro di Pechino, è stato chiesto di chiudere. Solo una piccola produzione può ricollocarsi in siti più distanti con un breve preavviso. Severe restrizioni per le automobili e per i camion a Pechino sono un'ulteriore misura drastica per garantire aria pulita. Questi provvedimenti disagevoli e costosi dimostrano a tutto il mondo che l'aria pulita è essenziale per i Giochi. Vorrei che comprendessero anche l'importanza di una maggiore libertà religiosa e sociale.
Dal lato positivo, sono felice di vedere segni di apertura. Dopo il devastante terremoto a Sichuan il 12 maggio, il Governo è divenuto più trasparente e ha concesso a giornalisti, perfino stranieri, la libertà di entrare nell'area colpita e di riferire quanto hanno visto e ascoltato. Tutto il Paese si è mobilitato come una sola grande famiglia per aiutare le vittime, in maniera del tutto opposta a quanto è accaduto in Myanmar dopo che un ciclone colpì quel Paese.
I cinque anelli del logo olimpico sono noti in tutto il mondo. Vorrei che la Cina attribuisse la stessa importanza ai cinque aspetti interconnessi di democrazia, diritti umani, stato di diritto, giustizia e pace.
Un recente, triste esempio è stata la Giornata di Preghiera per la Cina il 24 maggio. Molti cattolici volevano andare in pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Sheshan, fuori Shangai. La polizia ha ristretto l'accesso al santuario e ha limitato il numero dei visitatori. Prima del 24 maggio alcuni sacerdoti clandestini (underground) nella Provincia di Hebei sono stati arrestati; altri erano stati posti in stato di fermo alcuni giorni prima e condotti a vedere alcuni siti panoramici nella propria zona per impedire loro di accompagnare pellegrini a Sheshan; alcuni sono stati perfino imprigionati. Le autorità ancora non si fidano dei cattolici cinesi e si sentono minacciate quando noi pratichiamo la nostra fede.
Qual è il fine ultimo dei Giochi olimpici? Il successo implica qualcosa di più delle medaglie e dei primati mondiali. I Giochi olimpici mostrano il progresso materiale della Cina. Noi cristiani sottolineiamo di più lo sviluppo spirituale. Con san Paolo, ci piace paragonare il nostro cammino spirituale al correre verso la meta "per arrivare al premio che Dio ha preparato per noi in Cristo Gesù" (Filippesi, 3, 13-14). Nostro Signore ha amato il suo Paese natale, Israele, tutta la razza umana e anche il suo Padre Celeste. Quindi non c'è alcun conflitto per noi nel passare da un circolo di amore a un amore ancor più bello e maggiore. Non è peccato per i cristiani provare sentimenti ambivalenti, ma dobbiamo anche nutrire fede, speranza e carità.
Nonostante tutta la pubblicità, anche eccessiva, preghiamo affinché lo Spirito Santo conduca a un felice esito tutti coloro che partecipano a questa gara.

 

(© L'Osservatore Romano 8 agosto 2008)