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Chiesa e diritti umani

Quando la corsa alle vittime
oscura la realtà


di Lucetta Scaraffia

Nei giorni scorsi la Chiesa cattolica, per il suo rifiuto di accettare documenti proposti al voto delle Nazioni Unite, è stata sottoposta a pesanti critiche, accusata addirittura di volere la persecuzione legale dell'omosessualità e di non appoggiare nemmeno una convenzione sui disabili che dovrebbe migliorare la loro vita quotidiana e l'accettazione da parte della società. Sarebbe quindi colpevole, per molti, di avere infierito su gruppi sociali deboli e perseguitati. Un'immagine negativa, quindi, del tutto contraria a quella di istituzione caritatevole e attenta a difendere i più deboli che emerge da buona parte della sua storia.
La spiegazione delle vere motivazioni che hanno obbligato la Chiesa a non aderire a queste proposte - che contenevano molti elementi positivi, ma insieme ad altri inaccettabili per la morale cattolica, come la possibilità di aborto per i disabili e l'accreditamento del matrimonio per le persone omosessuali, con conseguente apertura all'adozione e alla procreazione artificiale - alla fine non è stata quasi considerata, anche quando questa spiegazione è stata riportata fedelmente. In particolare i media non hanno in realtà dato conto del testo della proposta francese sull'omosessualità, che pure è breve, un testo da cui si sarebbe facilmente capito che l'inserimento in esso di termini come "discriminazioni" e "pregiudizi", accanto a parti ovviamente del tutto condivisibili come l'elenco dei comportamenti che le Nazioni Unite devono denunciare ("arresto o detenzione arbitrarie, pena di morte", "trattamenti crudeli, inumani e degradanti"), rendeva di fatto questo documento uno strumento per introdurre, nel contesto dei diritti umani da rispettare obbligatoriamente, anche il matrimonio per le persone omosessuali, e di conseguenza l'adozione di figli o la procreazione assistita.
Questa formulazione ambigua del testo ha dato modo di denunciare la supposta "crudeltà" della Chiesa cattolica verso un gruppo considerato debole, con un'accusa che si va a sommare, nell'opinione pubblica, ad altre analoghe che già erano state costruite ad arte e diffuse nel corso degli ultimi anni. Con il risultato di rappresentare un'istituzione che sarebbe senza pietà:  al dolore dei malati, di cui si afferma che potrebbero guarire con lo sviluppo della ricerca sulle cellule staminali embrionali, o a quello di quanti si dice che vorrebbero essere liberati delle loro sofferenze con la morte, questa istituzione opporrebbe infatti solo rifiuti. Si tratta naturalmente di abili manipolazioni, che mascherano la verità degli intenti e i motivi autentici di questi atteggiamenti, ma che danneggiano gravemente l'immagine della Chiesa, percepita sempre più spesso dall'opinione pubblica come dura e priva di carità, pur di rimanere fedele a istanze dogmatiche.
È questo il prezzo che la Chiesa cattolica paga per essere nel mondo l'unica istituzione importante che si oppone ragionevolmente a pratiche e provvedimenti contrari alla dignità di tutti gli esseri umani, l'unica cioè che indica senza stancarsi quali sono le vere vittime:  non soltanto gli omosessuali quando sono discriminati, ma anche e soprattutto i figli che essi vogliono o vorrebbero avere, non soltanto le donne che abortiscono o sono costrette ad abortire, ma anche e soprattutto i feti privati della possibilità di nascere, non soltanto i malati, ma anche e soprattutto gli embrioni a cui viene impedito lo sviluppo vitale.
Come ha scritto il filosofo francese Marcel Gauchet, dopo la caduta delle ideologie, la fede nell'avvenire è stata rimpiazzata dall'indignazione o dalla colpevolezza, cioè dalla "tirannia impotente dei buoni sentimenti". Per cui non importa tanto la ricerca della giustizia e della verità, ma piuttosto la capacità di riuscire a rappresentarsi come vittime. Gli esempi sono molti:  uno particolarmente calzante l'ha ricordato Nicoletta Tiliacos sul sito "Più voce". Nel marzo 2007, a una riunione della commissione dell'organismo delle Nazioni Unite che si occupa della situazione femminile nel mondo, nessun Paese europeo - come anche, ovviamente, quelli asiatici direttamente chiamati in causa - "volle appoggiare la richiesta avanzata dalla delegazione americana perché fosse inserita nel documento finale una chiara condanna dell'infanticidio e dell'aborto finalizzato alla selezione del sesso del nascituro". E questo nel timore di mettere in discussione i cosiddetti diritti riproduttivi delle donne, considerati ben più degni di tutela della vita di milioni di bambine, con una scelta tra vittime per lo meno discutibile. Un esempio, fra tanti, della realtà nascosta dietro quella che si vorrebbe presentare come una gara fra chi è più pietoso e più buono.

 

(© L'Osservatore ROmano 9-10 dicembre 2008)