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L'urgenza di liberazione


A Roma succede qualcosa di concreto e positivo per sconfiggere la tratta degli esseri umani, una delle peggiori manifestazioni del male nel mondo che semina migliaia di vittime specialmente tra donne, bambine e bambini. La novità consiste in un congresso internazionale dal titolo "Religiose in rete contro la tratta delle persone" voluto dalla Uisg (Unione Internazionale Superiore Generali che riunisce le superiori di 1.900 congregazioni femminili) e l'Oim (Organizzazione Internazionale Migrazioni - struttura intergovernativa cui aderiscono 125 Stati). L'incoraggiamento del Papa, giunto alle religiose tramite il suo segretario di Stato, segna il passaggio a un coinvolgimento di tutta la Chiesa in una iniziativa di liberazione e sostegno avviata nel 2004 ma che ha già prodotto energie positive e solidali all'interno della vita consacrata.

Solo chi non conosce la vita consacrata femminile o ne ha una immagine superficiale può meravigliarsi di un coinvolgimento delle suore nel fare fronte alla grave violenza che mina alla base la dignità di donne, bambine e bambini costretti a subirla, ma che avvilisce anche la dignità di quanti la causano e l'alimentano con il traffico internazionale. Quando si viene a contatto con le storie di vita dei nuovi schiavi stravolte dalla tratta, ci si interroga su come sia possibile parlare di Dio oggi senza partire dalla sofferenza degli innocenti. La scommessa di Benedetto XVI che pone Dio amore a fondamento di un nuovo umanesimo - dove ragione e fede si completino senza prevaricazione reciproca - trova nella realtà della tratta degli esseri umani un grave ostacolo. Si spiega così la sua insistenza e la determinazione con cui donne consacrate, in risposta al suo appello, si sono immerse in tematiche e storie tanto distanti dalla quiete di monasteri e conventi. E si spiega l'attenzione che il nostro giornale riserva alla questione. Il contrasto alla tratta non può restare un compito di pochi, per quanto questi pochi siano ormai significativi.
Dal congresso al quale prendono parte 50 religiose provenienti da cinque continenti emergono, infatti, dati indicativi:  nei cinque anni (dal 2004) di lavoro comune Oim-Uisg, sono stati realizzati corsi cui hanno partecipato oltre 500 religiose; sono state costruite reti a livello locale e internazionale per informare e prevenire, e riaccogliere le vittime di tratta nel rientro nei paesi di origine. Si sta lavorando per coinvolgere le congregazioni maschili che tanto potrebbero fare sul fronte della domanda maschile di prostituzione. L'anno scorso i programmi Oim-Uisg hanno consentito a 81 vittime di tratta e 137 casi umanitari di poter uscire dallo sfruttamento e rientrare nei Paesi di origine contando su strutture di solidarietà ed accoglienza. Primi frutti di un cammino solo agli inizi.

c. d. c.

 

(© L'Osservatore Romano 17 giugno 2009)