Index   Back Top Print


logo

 

L'abbandono del sistema di difesa missilistico voluto da Bush

Obama, lo scudo
e gli equilibrismi del ministro


di Giuseppe Fiorentino

Un ministro nominato dalla precedente Amministrazione è stato inviato da Obama per spiegare alla stampa la scelta di abbandonate il progetto di difesa missilistico europeo così come Bush l'aveva concepito. Robert Gates, segretario alla Difesa sia con Obama che con Bush, si è trovato così a chiarire ai giornalisti accreditati che parlare di cancellazione dello "scudo spaziale" già concordato con cechi e polacchi semplicemente non corrisponde alla realtà dei fatti.
Ai reporter che lo ascoltavano con crescente scetticismo, Gates - già direttore della Cia e quindi abituato a sostenere sguardi indagatori - ha detto che la scelta di Obama, lungi dal rappresentare un cambiamento di dottrina, consentirà di sviluppare un sistema di difesa più rapido, più flessibile e certamente più corrispondente alle moderne esigenze. Perché lo scudo di Bush era in realtà tarato su minacce che l'attuale Amministrazione considera ormai obsolete.
Il precedente inquilino della Casa Bianca aveva infatti pensato di installare una sofisticata stazione radar nella Repubblica Ceca e una batteria di missili intercettori in Polonia per contrastare il lancio di eventuali vettori a lungo raggio da parte dell'Iran. Allo stato attuale delle cose, invece, pare che la minaccia iraniana abbia in qualche modo ridotto la sua portata, o meglio la sua gittata.
L'Amministrazione statunitense - supportata dai rapporti dei servizi segreti - è infatti ora convinta che la strategia di Teheran si stia spostando verso lo sviluppo di missili a breve e media gittata, in grado al massimo di colpire obiettivi mediorientali o europei. Meglio quindi soprassedere alla costruzione di un sistema rigido e ingombrante per orientarsi su qualcosa di più flessibile, basato sul trasporto navale e situato più vicino alla regione mediorientale. L'"International Herald Tribune" cita anche uno studio dell'Università di Stanford, secondo il quale la Repubblica Ceca e la Polonia non sarebbero stati i luoghi ideali per ospitare un sistema antimissile corrispondente all'attuale minaccia iraniana. L'ubicazione migliore sarebbe invece l'area dei Balcani o la Turchia, dalla quale sarebbe più facile difendere Israele o l'Europa sudorientale.
Nonostante gli equilibrismi di Gates e i suoi sforzi dialettici per garantire al progetto di Obama una parvenza di legame con il passato, ben poco o quasi nulla resta dello scudo spaziale di Bush. E questo non solo perché la minaccia iraniana ha cambiato aspetto, ma soprattutto - secondo la maggioranza degli analisti - perché a Washington sta mutando il modo di intendere le relazioni internazionali, o meglio il ruolo che queste possono svolgere nella risoluzione delle crisi.
Certo, Repubblica Ceca e Polonia non hanno avuto reazioni entusiastiche dopo l'annuncio della Casa Bianca. L'ex premier ceco, Topolanek, in particolare è apparso abbastanza seccato. "Torniamo a essere orfani di un alleato in grado di difenderci", ha dichiarato. In Polonia ha invece suscitato un qualche scalpore il fatto che la notizia venisse divulgata proprio nel giorno in cui ricorreva il settantesimo anniversario dell'invasione sovietica. Indiscutibilmente la tempistica non è stata in questo caso un punto di forza di Washington. Ma, nell'edizione on line di giovedì 17 il "Wall Street Journal" aveva già pubblicato le prime indiscrezioni. A Obama non è restata quindi che la conferma, nonostante le dimostranze degli alleati centroeuropei, che si sono sentiti abbandonati al cospetto del gigante russo tornato al vigore di un tempo. Ma evidentemente, secondo la prassi politica degli Stati Uniti di oggi, la Russia non può essere vista solo come un'antagonista. Mosca, al contrario, deve essere coinvolta in una sorta di partenariato strategico per disinnescare i focolai di tensione nel mondo. Si tratta - secondo alcuni analisti - del risultato di quel reset delle relazioni bilaterali avviato poco dopo l'insediamento di Obama alla Casa Bianca.
Alla vigilia dell'incontro tra Obama e Medvedev - previsto a margine della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite - l'abbandono dello scudo voluto da Bush è stato secondo alcuni dettato dalla necessità di ottenere l'aiuto russo su alcune questioni vitali per gli Stati Uniti. A partire proprio dal dossier nucleare iraniano - dove più forti dovrebbero essere le pressioni di Mosca su Teheran - fino all'Afghanistan.
Obama ha smentito che si sia trattato di uno scambio, sottolineando anzi che il nuovo sistema è molto più economico di quello precedente. La Russia ha replicato all'annuncio americano mettendo sul piatto della bilancia il congelamento dell'installazione di missili Iskander nell'enclave baltica di Kaliningrad. Ma nel caso russo nessun ministro dovrà spiegare la scelta ai giornalisti.

 

(© L'Osservatore Romano 20 settembre 2009)