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Il vertice della Fao sulla sicurezza alimentare

Un governo mondiale
per vincere la fame


di Jacques Diouf
Direttore generale della Fao

Il vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, che si terrà nella sede della Fao a Roma dal 16 al 18 novembre, vedrà la partecipazione di numerosi capi di Stato e di Governo e di dirigenti di organizzazioni internazionali.
L'annuncio della partecipazione di Benedetto XVI riveste un'importanza particolare. La presenza della più alta autorità religiosa cattolica conferisce al vertice una forte dimensione spirituale per affrontare il problema della fame nel mondo. È molto importante, perché quella della fame non è solo una questione economica; ma anche morale, che esige una lotta quotidiana da condurre a tutti i livelli. Richiede una forte determinazione politica fondata su un'etica che ponga il rispetto dell'uomo e la sua dignità al centro dell'azione.
Di tutte le sofferenze che conosce il mondo di oggi, la fame resta la più tragica e la più intollerabile. Qualsiasi impegno per la giustizia e la pace è inscindibile da un'esigenza di progresso nella realizzazione del diritto all'alimentazione per tutti.
Benedetto XVI lo ha dichiarato nel giugno 2008, in occasione della Conferenza di alto livello della Fao sulla sicurezza alimentare mondiale:  "Occorre ribadire con forza che la fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze  sufficienti  per  mettere  fine a tali drammi e alle loro conseguenze".
Più di recente, nel suo tradizionale messaggio in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, il 16 ottobre 2009, il Papa ha invitato "la Comunità internazionale e le sue Istituzioni a intervenire in maniera più adeguata e più forte" per mettere fine al dramma della fame.
Queste parole dimostrano, se ce n'era bisogno, la somiglianza di vedute fra la Chiesa cattolica e la Fao su questa questione fondamentale. La Chiesa si è sempre data come compito quello di alleviare la miseria dei più bisognosi e il motto della Fao è Fiat Panis, che va inteso come pane per tutti.
Oggi più di un miliardo di esseri umani è denutrito, secondo le stime della Fao. L'imminente vertice mondiale sulla sicurezza alimentare ha come vocazione quella di ottenere un vasto consenso sull'eliminazione totale e rapida della fame, sull'esempio dell'America Latina e dei Caraibi che hanno deciso di sradicare la fame nei loro Paesi da qui al 2025. Dobbiamo raddoppiare la produzione alimentare e assicurare l'accesso ad alimenti sani, senza rischio e in quantità sufficiente, a una popolazione che dovrebbe raggiungere i 9,2 miliardi di abitanti nel 2050.
A tale titolo, l'iniziativa per la sicurezza alimentare del vertice del g8 dell'Aquila del luglio scorso, al quale ho partecipato, ha posto l'accento, per la prima volta, sullo sviluppo agricolo a medio e a lungo termine, a favore dei piccoli produttori dei Paesi in via di sviluppo. Si tratta in effetti di non contare solo sull'aiuto alimentare a breve termine, indispensabile nelle numerose crisi generate dalle catastrofi naturali e dai diversi conflitti, ma non in grado di assicurare l'alimentazione quotidiana a quel miliardo di persone che soffrono la fame nel mondo. L'impegno preso in quella occasione di mobilitare 20 miliardi di dollari statunitensi in tre anni per la sicurezza alimentare è un segno incoraggiante, purché, questa volta, venga messo in atto concretamente e rapidamente. Mi sono pronunciato per molti anni, senza grandi risultati, a favore degli investimenti nella piccola agricoltura dei Paesi poveri per trovare una soluzione duratura al problema dell'insicurezza alimentare. Sono dunque particolarmente lieto che i leader del g8 aderiscano oggi a questo appello.
In primo luogo, le aspettative nei confronti del vertice di Roma risiedono nelle scelte politiche e strategiche che saranno fatte. Il vertice deve permettere di proseguire su questa via, individuando le modalità e le condizioni per mettere in atto le decisioni dell'Aquila, e di decidere i meccanismi di controllo e di supervisione di quegli impegni.
Dai leader mondiali ci si attendono decisioni volte a innalzare la quota destinata all'agricoltura, nell'aiuto pubblico allo sviluppo, allo stesso livello che aveva nel 1980, vale a dire il 17 per cento contro il 5 attuale. Se si vogliono sviluppare le produzioni agricole locali per far fronte ai bisogni alimentari dei più poveri, che sono il 70 per cento dei contadini, bisogna recuperare il ritardo negli investimenti di questi ultimi trenta anni. Si stima che annualmente 44 miliardi di dollari statunitensi dovrebbero essere investiti nell'agricoltura nei Paesi in via di sviluppo, contro i circa 8 miliardi attuali.
Il vertice sulla sicurezza alimentare dovrà anche proporre gli elementi di una nuova struttura internazionale di governo della sicurezza alimentare. I leader mondiali si occuperanno delle modalità per mettere in atto la riforma del Comitato della sicurezza alimentare (Csa), affinché divenga la primissima piattaforma intergovernativa e internazionale incaricata del coordinamento delle politiche e dei programmi per garantire la sicurezza alimentare.
In tale prospettiva, la partecipazione di Benedetto XVI al vertice è un momento eccezionale che deve permettere, al di là dei messaggi politici, di portare la lotta contro la fame nel mondo a un livello di responsabilità collettiva e etica che trascenda gli interessi nazionali e regionali, per riaffermare a voce chiara e forte il diritto all'alimentazione. Il primo dei diritti dell'uomo.

 

(© L'Osservatore Romano 13 novembre 2009)