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L'audacia di Dio
e l'opposizione del nemico


di Robert P. Imbelli

Nel 2001, nella solennità dell'Epifania del Signore, Giovanni Paolo ii ha pubblicato la magnifica riflessione sull'esperienza della Chiesa che aveva appena celebrato il Grande giubileo dell'anno 2000. Ma la lettera apostolica Novo millennio ineunte non è stata solo un guardare indietro con gratitudine, ma anche un guardare avanti con speranza. In modo originale e incisivo ha posto la persona di Gesù al centro della gratitudine e della speranza della Chiesa.
Il terzo capitolo è intitolato "Ripartire da Cristo" e dichiara con schiettezza:  "Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde:  Io sono con voi!" (29). Un imperativo urgente è scaturito da questa gioiosa convinzione. Giovanni Paolo ii insiste sul fatto che bisogna "porre la programmazione pastorale nel segno della santità" ed esorta tutto il popolo di Dio a "riscoprire il valore programmatico" del quinto capitolo della Lumen gentium, dedicato alla chiamata universale alla santità. Questo compito non spetta solo ad alcuni nella Chiesa, ma a tutti coloro che sono stati battezzati nella morte e nella nuova vita di Gesù il Cristo.
Nove anni dopo, in un'altra grande solennità del Signore, il Sacro Cuore di Gesù, Benedetto XVI ha pronunciato un'omelia che ha ripetuto, in molti modi, l'esortazione del suo predecessore. Sebbene si incentri chiaramente sul dono del sacerdozio, poiché la Chiesa conclude il suo Anno sacerdotale, essa riguarda in realtà l'intero popolo di Dio.
Molto opportunamente nella solennità del Sacro Cuore, il Pontefice si è riferito ancora una volta a un testo del Nuovo Testamento con cui ha un'affinità speciale:  la descrizione giovannea del fianco trafitto di Cristo, da cui sgorgarono sangue e acqua (cfr. Giovanni, 19, 34). Benedetto XVI, con molti Padri della Chiesa, sostiene che questa scena rappresenta i sacramenti del battesimo e della eucaristia, fonte di nuova vita nella Chiesa. Il Papa ha affermato con parole che ricordano la Novo millennio ineunte:  "Ogni cristiano e ogni sacerdote dovrebbero, a partire da Cristo, diventare sorgente che comunica vita agli altri. Noi dovremmo donare acqua della vita ad un mondo assetato".
Nei nove anni trascorsi fra la lettera di Giovanni Paolo ii e l'omelia di Benedetto XVI vi sono state innumerevoli testimonianze di santità e dedizione da parte di laici cristiani e di sacerdoti. Purtroppo, vi è anche stata la rivelazione di abusi terribili commessi da chi era stato chiamato a essere ministro del Vangelo. Non è di alcun conforto riconoscere che negli scorsi decenni, in tutta la società, è scoppiata un'epidemia di abusi. La Chiesa è chiamata dal Signore a essere luce del mondo, non ad aggiungersi alle sue tenebre.
Per questo motivo l'omelia di Papa Benedetto offre una prospettiva di fondamentale importanza ed esorta la Chiesa a un discernimento più profondo. Sebbene sia certo importante esaminare le condizioni psicologiche e sociologiche che hanno promosso e permesso l'abuso dei minori, è imperativo riconoscere che sono all'opera anche altri fattori. Nel suo testo, Benedetto XVI celebra con gioia l'"audacia" di Dio, che desidera essere presente nel mondo attraverso la mediazione umana. Ciononostante, ammonisce anche con vigore contro l'opposizione feroce del "nemico" verso tutto quello che è più sacro.
I Vangeli descrivono l'inizio del ministero di Gesù come tormentato dalle tentazioni di Satana. È come se il diavolo si fosse appostato sulla scena del battesimo del Signore e percepisse la minaccia dell'unico Santo, chiamato a combattere il regno di Satana. Ciò che non gli è riuscito con Cristo, egli continua a tentarlo contro i cristiani. Il nemico è infatti letteralmente anti-Cristo, opposto a tutto ciò che è del Signore. Risponde all'"audacia" di Cristo assalendo quel che è più vicino al cuore di Gesù:  l'innocenza dei bambini e la santità dell'eucaristia.
Di fronte all'opposizione del nemico, la Chiesa deve impegnarsi di nuovo sulla via pasquale del suo Signore, che è sempre via di amore nella verità:  caritas in veritate. Come il Papa ha affermato nella omelia:  "Non si tratta di amore quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale". Fra i passi promessi da Papa Benedetto per prevenire in futuro lo scandalo dell'abuso, c'è la necessità di intraprendere un discernimento più attento dell'attitudine alla vocazione ministeriale e di offrire un sostegno migliore per affrontare le attuali sfide del ministero sacerdotale.
A questo proposito la Novo millennio ineunte offre idee preziose circa le "strutture di comunione" nella Chiesa. Queste strutture sono necessarie proprio per offrire veicoli per esprimere quella spiritualità di comunione che è la vita della Chiesa. Infatti Giovanni Paolo ii ha scritto:  "Il nuovo secolo dovrà vederci impegnati più che mai a valorizzare e sviluppare quegli ambiti e strumenti che, secondo le grandi direttive del Concilio Vaticano ii, servono ad assicurare e garantire la comunione" (44). A questo fine è fondamentale l'impegno generoso per le consultazioni e il dialogo.
Il discernimento spirituale, che spetta alla legittima autorità, non viene minacciato, ma migliorato dall'impegno in una seria consultazione. Qui Giovanni Paolo ii fa riferimento alla Regola di san Benedetto (cara anche al cuore di Benedetto XVI):  "Occorre a questo scopo far nostra l'antica sapienza che, senza portare alcun pregiudizio al ruolo autorevole dei Pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio ascolto di tutto il Popolo di Dio. Significativo ciò che san Benedetto ricorda all'abate del monastero, nell'invitarlo a consultare anche i più giovani:  "Spesso ad uno più giovane il Signore ispira un parere migliore" (Regula, iii, 3)" (Novo millennio ineunte, n. 45). Il nemico dell'umanità è diá-bolos, che dilania e odia la comunione, l'eucaristia è sým-bolos:  il grande sacramento di comunione che crea la Chiesa, semper amanda et purificanda.