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La Filmoteca Vaticana ha digitalizzato la pellicola del 1959 sulla vita del santo

Padre Damiano
e l'isola maledetta


di Claudia Di Giovanni

La Filmoteca Vaticana ha digitalizzato una pellicola spagnola in bianco e nero, realizzata nel 1959, Molokai, la isla maldita, di Luis Lucia, sulla figura di padre Damiano, che in Spagna ebbe notevole successo di pubblico e critica, ricevendo addirittura un riconoscimento come miglior film e miglior regia.
La pellicola, che nel ciclo di revisione del materiale è stata rigenerata ed esaminata alla moviola, ha da poco compiuto cinquant'anni e ricopre un certo interesse per la storia del cinema religioso, ma anche della Filmoteca stessa. Si tratta, infatti, di uno dei primi film entrati a far parte dell'archivio vaticano, istituito nel medesimo anno in cui la pellicola fu realizzata e, quando il film uscì nelle sale, attirò l'attenzione dell'ambiente ecclesiale tanto che venne proiettata per la Curia, ottenendo un riconoscimento ufficiale da parte delle Opere Missionarie Pontificie.
Il lavoro di analisi e digitalizzazione ha permesso di rivedere una pellicola rappresentativa di un'epoca, realizzata con il linguaggio visivo di allora e secondo precisi canoni estetici, tipici di un determinato modo di fare cinema religioso in quegli anni. Con alcune ingenuità narrative, Molokai ricorda Joseph de Veuster, sacerdote belga della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, conosciuto con il nome di padre Damiano, che rappresenta un esempio universale di aiuto umanitario e di solidarietà.
Il film si apre con l'immagine di un'imbarcazione che naviga nelle acque dell'oceano Pacifico. A bordo c'è padre Damiano che nel 1873 parte come missionario volontario verso l'isola di Molokai, nelle Hawai, infelicemente conosciuta come luogo di segregazione per i malati di lebbra. Qui il sacerdote resterà sedici anni, riportando tra quegli uomini la dignità negata, e morirà nel 1889, dopo aver contratto egli stesso la lebbra, non prima di essere riuscito a portare avanti il suo servizio ai malati e aver favorito numerose conversioni.
Padre Damiano, che sull'isola di Molokai affrontò una doppia battaglia, combattendo non solo contro la lebbra ma contro i pregiudizi, è stato beatificato da Giovanni Paolo ii nel 1995 e poi canonizzato da Benedetto XVI nell'ottobre 2009. Anche se Molokai è un film di genere e religiosamente convenzionale, il suo valore per la Filmoteca sta nel proporre comunque una riflessione di cinquant'anni fa sulla figura del sacerdote, mettendo in scena la sua dedizione, il sacrificio e il duro lavoro che dovette affrontare sull'isola, a contatto con la più antica malattia del mondo, ritenuta spesso un castigo divino e motivo di allontanamento dalla società di ogni tempo.
Il film è conosciuto da quanti si occupano di storia del cinema religioso, poiché si tratta di una pellicola che, con uno stile narrativo semplice, affronta il tema della malattia, della sofferenza, coinvolgendo emotivamente lo spettatore, grazie anche a una fotografia di alta qualità, al supporto di una recitazione intensa e a una colonna sonora di grande efficacia.
Come accade a numerosi film, osannato da molti e criticato da altri, Molokai resta comunque un esempio di produzioni cinematografiche al servizio dei valori e della spiritualità che, allora come oggi, attirano l'attenzione del pubblico. Ma soprattutto, pur nell'incapacità di affrontare con profondità psicologica la realtà della chiamata missionaria e della disperazione, il merito di Molokai sta nel portare alla luce un fatto storico, facendo conoscere al grande pubblico un personaggio realmente esistito e mettendo in scena una realtà concreta che, poiché umana, lo spettatore sente vicina.
Rivedere oggi questa pellicola ha valore se si considera il cinema al servizio dell'umano, poiché un film, pur se con il linguaggio dell'epoca in cui è stato realizzato, rispecchia la cultura di una società, porta allo scoperto tematiche taciute, sottolinea conflitti, problemi e allo stesso tempo espone temi umani fondamentali e senza tempo, come la malattia, la famiglia, i figli, il senso della comunità, la fede, il bisogno di Dio, l'emarginazione, la dignità e il rispetto dell'individuo.
"Con la tua vita esprimi la tenerezza e la misericordia di Cristo per ogni uomo, svelandogli la bellezza del suo essere interiore, che nessuna malattia, nessuna deformità e nessuna debolezza possono sfigurare completamente". Con queste parole Giovanni Paolo ii concludeva nel 1995 la sua omelia per la beatificazione di padre Damiano e il senso di queste parole si ritrova nella narrazione di Molokai, nell'impegno di un semplice film per ricordare quel sacerdote che ha combattuto per la dignità di persone che il mondo non considerava più, per la difesa di quei diritti umani imprescindibili che troppo spesso si infrange contro la discriminazione e il biasimo. E la lebbra stessa, nella narrazione cinematografica, meglio di qualsiasi altra realtà riesce a sottolineare questo senso dell'emarginazione, poiché per gli uomini Molokai è l'inferno, un promontorio aspro tra la scogliera e il mare, praticamente inaccessibile, che simboleggia l'abbandono.
E allora ecco che un film convenzionale, datato, ma comunque sincero, può essere occasione per ricordare i sacerdoti, tutti quegli uomini della Chiesa che, in posti lontani, in realtà dolorose o nell'inferno dimenticato, continuano a battersi per la dignità di ogni essere umano e a rivelare, a coloro che lo vogliono accogliere, l'amore di Dio che si manifesta attraverso le sue creature.
Il cinema che racconta storie trae spesso ispirazione dalle biografie di personaggi che con la loro vita hanno dato un contribuito all'umanità e alla cultura, personaggi che hanno condotto la propria esistenza al servizio di un credo, portando avanti la loro convinzione fino anche al sacrificio di sé. Questi personaggi trovano nel cinema il desiderio di raccontare la persona ad altri uomini e donne; per questo la Filmoteca Vaticana avvolge e riavvolge le pellicole che negli anni hanno parlato dell'umanità, per continuare a narrare tutte queste storie.