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Intitolata a santa Francesca Cabrini la Stazione Centrale di Milano

Una donna coraggiosa


di Lucetta Scaraffia

Le stazioni e gli aeroporti - là dove passano persone lontane dalla propria casa, spesso sole, e quindi particolarmente fragili ed esposte ai pericoli - sono luoghi difficili, soprattutto quelli punto di arrivo o di partenza di correnti migratorie. Ciò vale naturalmente anche per la Stazione Centrale di Milano.
Proprio per questo costituisce un avvenimento molto significativo l'intitolazione dell'importante nodo ferroviario a santa Francesca Cabrini - dal 1950 patrona degli emigranti - che ha luogo il 13 novembre con la partecipazione del segretario di Stato di Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone, dell'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e della superiora generale delle suore fondate dalla religiosa lombarda, madre Patricia Spillane, ospiti naturalmente del sindaco della metropoli, Letizia Moratti, e del presidente delle Grandi Stazioni, Mauro Moretti.
Francesca Cabrini, nata nel 1850 a Sant'Angelo Lodigiano, vicino a Milano, da questa stazione è partita tante volte:  non solo per andare a Roma, da Leone XIII, con il fine di ottenere il riconoscimento dell'istituto missionario da lei fondato, ma soprattutto diretta a Genova oppure a Le Havre, per imbarcarsi su transatlantici in rotta verso le Americhe, teatro privilegiato della sua missione. Una missione speciale, perché dedicata appunto agli emigranti, a quegli italiani che abbandonavano la patria e spesso la famiglia per trasferirsi in terre sconosciute, dove si parlavano lingue per loro incomprensibili e soprattutto dove i cattolici erano una minoranza, per di più anche loro - in grandissima parte irlandesi - non particolarmente amichevoli.
Il rischio era di perdere le radici, anche religiose, nello sforzo di inserirsi nelle nuove realtà. E qui interviene madre Cabrini, che fonda scuole, orfanotrofi e ospedali per quella folla di derelitti, e insegna loro a ritrovare il rispetto e l'amore per le proprie origini e per la propria religione. La sua è davvero una nuova evangelizzazione di popolazioni originariamente cattoliche, di fatto sradicate dalla terra e dagli affetti familiari.
Madre Cabrini costruisce istituti assistenziali negli Stati Uniti - di cui nel 1907 prenderà la cittadinanza, divenendo così nel 1946 la prima santa del grande Paese - e anche in America centrale e meridionale, alla testa di un esercito di giovani donne, prima italiane, poi di molte nazioni d'Europa e del nuovo mondo, che imparano a lavorare come maestre, amministratrici, infermiere, per guarire le ferite del corpo e dell'anima di quell'umanità dolente.
La piccola suora è una grande viaggiatrice:  nelle sue lettere, scritte durante i lunghi spostamenti, racconta di tempeste sull'oceano, di compagni di viaggio interessanti, di paesaggi meravigliosi e di usi sconosciuti. Francesca Cabrini attraversa senza paura le Ande d'inverno in groppa a un mulo, compra un luna park in disarmo e lo smonta pezzo per pezzo per costruire con quel materiale un orfanotrofio a Los Angeles, soprattutto difende con passione e tenacia la dignità degli italiani.
È dunque una donna piena di spirito e di coraggio quella a cui viene intitolata la Stazione Centrale di Milano:  sempre pronta ad aiutare tutti, senza distinzione di religione o di colore della pelle, e particolarmente attenta a difendere i diritti delle donne. Proprio la persona che ci voleva, nel nostro difficile mondo di oggi.