Index   Back Top Print


logo

In difesa della vita umana

Giovanni Paolo II e il genio femminile

di LUCETTA SCARAFFIA

Karol Wojtyla ha testimoniato la sua attenzione e il suo rispetto per le donne - ma anche la simpatia con cui guardava all'altra metà del genere umano - nella lettera apostolica Mulieris dignitatem con la quale, per la prima volta nella storia della Chiesa, ha riconosciuto solennemente l'importanza e la specificità delle donne nella storia della salvezza, e nella quale si è addirittura inchinato davanti a quello che ha chiamato il "genio femminile".
Questo documento è il punto di arrivo di un'esperienza personale intessuta da importanti amicizie con donne, amicizie continuate anche durante il pontificato: mai si era visto prima, infatti, un Papa abbracciare senza timore le sue amiche, manifestando loro affetto fraterno. Un'apertura confermata dalla grande attrice polacca Halina Królikiewicz-Kwiatkowska, che in gioventù aveva calcato le scene con Wojtyla nel teatro clandestino, forma di resistenza culturale all'occupazione nazista.
Ma certamente la donna che fu più vicina a Karol Wojtyla è stata Wanda Póltawska, che lo chiamava Fratello. Wanda gli fu amica sin dai primi anni cinquanta, come dimostrano i pensieri e le lettere scambiati fra di loro sino alla morte di Giovanni Paolo II, pubblicati in Italia con il titolo Diario di una amicizia (San Paolo). Don Karol passava con la famiglia di Wanda - il marito Andrzej, filosofo, e le quattro figlie - le giornate di festa e soprattutto le vacanze, condividendo con loro l'amore per i boschi e le montagne, i bivacchi sotto le stelle e le messe mattutine sotto gli alberi. Eletto Papa, confermò di sentirli vicini "come le persone a me più care" e continuò a passare con loro, soprattutto con Wanda, i momenti più importanti della sua vita, anche privata: come il primo Natale passato a Roma.
Le lettere rivelano senza dubbio la sua influenza su Wanda, medico psichiatra di cui il giovane sacerdote era divenuto padre spirituale, ma anche quella dell'amica su di lui. Come donna e come madre, per di più medico, la dottoressa si rivelò subito una consulente perfetta per i problemi della famiglia e della sessualità, che Wojtyla considerava i più urgenti fra quelli che la Chiesa del suo tempo doveva affrontare. La consulenza di Póltawska fu utile soprattutto durante la preparazione dell'Humanae vitae, a cui il cardinale Wojtyla - che faceva parte della commissione istituita da Paolo VI per studiare il problema - diede un apporto fondamentale. Come anche nel periodo successivo, quando Wanda dedicò tutte le sue ore libere a spiegare l'enciclica a laici e sacerdoti, con articoli e conferenze, e fu per anni l'anima dell'Istituto per la famiglia fondato a Cracovia dall'arcivescovo.
Ma il contributo non fu soltanto di sostegno e di consulenza medica e familiare: l'esperienza di Wanda - per quattro anni detenuta a Ravensbruck, appena quindicenne, per avere partecipato come scout alla resistenza polacca, e dove era stata sottoposta a sperimentazioni scientifiche molto dolorose, che la costrinsero in seguito a gravi operazioni - fu alla base della sua appassionata battaglia per la vita umana. Wanda scrive che la sua difesa dei bambini affondava le radici nell'esperienza fatta nel campo: c'erano donne incinte, e "i nazisti non costringevano le detenute gravide all'aborto, aspettavano fino al parto", non "per motivi altruistici, ma semplicemente per non ridurre la manodopera" e "non avere donne malate". Dopo il parto, però, quei bimbi venivano lasciati morire di fame nell'infermeria, oppure erano gettati vivi nei forni. Avendo dovuto assistere più volte a quella scena orribile, "decisi - ricorda Póltawska - una volta per tutte che, se fossi uscita viva da quell'inferno, avrei difeso tutti i bambini, senza alcuna eccezione". Wojtyla condivide questa battaglia, nella quale ritiene indispensabile il ruolo dei laici, come scrive all'amica. Da parte sua Wanda, come madre e come medico, si rende conto di quanto sia necessaria una "teologia del corpo" che spieghi chiaramente come "la trasmissione della vita deve essere un progetto di Dio", che bisogna scoprire. E proprio alla teologia del corpo Wojtyla dedicherà un importante e innovativo ciclo catechetico dopo l'elezione a Pontefice.
L'impegno profuso da entrambi per la famiglia e la difesa della vita nasce dunque anche da una riflessione su quanto avvenne nei campi di sterminio. E che ci fosse un legame fra il male del Novecento e l'uso del progresso scientifico senza rispetto per la morale lo aveva ben compreso Romano Guardini, il quale - nel breve testo Il diritto alla vita prima della nascita, scritto per scongiurare la legalizzazione dell'aborto nella Germania appena uscita dal nazismo - individua chiaramente un nesso tra il disprezzo della vita umana in tutte le sue forme e le utopie dittatoriali del secolo scorso. La Russia comunista e la Germania nazista sono stati, infatti, tra i primi Paesi a legalizzare l'aborto.
La storia recente aveva fatto capire quali pericoli si nascondessero in un abbandono della morale cristiana in nome di una fiducia cieca nel progresso tecnoscientifico. Wanda, che aveva vissuto il bene e il male di queste nuove capacità umane, ha dato un aiuto insostituibile al Fratello. A Papa Giovanni Paolo II.