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Come comunicare i progressi della scienza

Le cellule staminali adulte tra mito e realtà


di AUGUSTO PESSINA
Coordinatore del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali
Università di Milano

Due recenti convegni dedicati alle cellule staminali adulte - quello organizzato a Genova dalla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e dall'Ospedale Galliera e l'International Symposium del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali (Gism) tenutosi a Roma all'Istituto Regina Elena - permettono di tornare su alcuni temi caldi della moderna medicina, ricca di prospettive e di domande. Offrendo la possibilità di considerare criticamente numerosi dati scientifici di base e clinici e aiutando a chiarire alcuni aspetti essenziali sia per comprendere i problemi che per affrontarli in modo costruttivo.
Il primo aspetto è quello comunicativo: solo una corretta e trasparente comunicazione dei problemi connessi con le nuove terapie cellulari permette di evitare la confusione, spesso presente nell'opinione pubblica, tra ricerca sperimentale clinica e cure provate e consolidate. La ricerca basata sulla sperimentazione clinica umana rappresenta una tappa tanto fondamentale quanto iniziale. La prima fase di questi studi, eseguita su piccoli numeri di pazienti, ha come scopo soprattutto la valutazione della non tossicità della terapia stessa e, come ben sanno i ricercatori clinici, questa fase è preliminare a quelle che successivamente devono essere impostate per valutarne l'efficacia (e questa, anche quando sia confermata, deve essere seriamente confrontata con altre eventuali terapie disponibili).
L'annuncio dell'inizio di studi clinici nuovi è quindi importante ma non deve essere confuso con il lancio di una nuova, sicura e provata terapia. In varie occasioni tale fraintendimento ha generato aspettative in ammalati poi trasformatesi in delusione grave e aumentato senso, per alcuni, di disperazione di fronte alla malattia. In modo trasparente i convegni hanno sottolineato che, accanto all'uso di cellule staminali già importanti per curare, esistono interessanti studi sperimentali di tipo clinico; di questi, alcuni non ancora conclusi, altri conclusi con insuccesso, altri ancora di cui non è dato conoscere l'esito. Solo quelli con risultati positivi potranno portare, in tempi ancora da valutare, a possibili nuove cure.
È da sottolineare che, quando la serietà e l'onestà scientifica sono state praticate, siamo perfino arrivati a constatare che vecchie terapie erano preferibili a quelle innovative. Del resto, un attento ricercatore impara anche dai risultati negativi e un clinico torna sempre sui suoi passi se riconosce che non vi sono motivi validi per percorrere strade nuove - talvolta sostenute solo per interesse economico o di immagine - che poco hanno a che fare con la risposta ai bisogni del paziente, la cui persona deve essere sempre posta al centro.
Inoltre, come è emerso dal simposio internazionale del Gism, esistono fonti tissutali di cellule staminali adulte non ancora pienamente indagate ma molto interessanti, la cui potenzialità terapeutica sembra promettente ma deve essere accuratamente indagata dal punto di vista clinico, mentre altre risposte si aspettano ancora dalla ricerca biologica di base. Anche le normative per la produzione di cellule per la terapia richiedono di essere viste alla luce di criteri di utilizzo equo e su vasta scala. Oggi, i costi di produzione di cellule per le cosiddette terapie cellulari avanzate sono elevatissimi e sarà quindi importante, ove arrivino risultati positivi, trovare tecnologie che possano trasformarli da prodotti di nicchia in prodotti terapeutici di largo utilizzo.
Un'interessante novità che ha caratterizzato il convegno genovese è stata la partecipazione di associazioni di pazienti, che hanno confermato l'utilità della loro interazione con i ricercatori di base e clinici e con i responsabili della regolamentazione, sia a livello italiano che europeo. Uno degli aspetti decisivi della loro funzione è quello di tenere alta l'attenzione rivolta alla persona, sia per non permettere alla burocrazia di rallentare i tempi, sia per evitare euforiche fughe in avanti di ricercatori o regolatori. Fondamentale, per esempio, è il loro ruolo nel chiedere anche una distribuzione equa delle risorse: non solo rivolte alla ricerca biomedica di base e clinica, ma anche a quella riabilitativa e assistenziale.
Spesso la scienza medica, pur rivolta a legittime (anche se talvolta utopiche) speranze nel futuro, può sottovalutare alcuni aspetti della ricerca, sottraendo così risorse a chi vive adesso, in questo momento storico, e il cui bisogno non può essere rimandato al futuro. Ogni paziente desidera la guarigione o il miglioramento, ma desidera anche non venga dimenticato il suo primario diritto di essere curato, assistito e accompagnato con gli strumenti oggi disponibili. Come ha ricordato Benedetto XVI alla recente conferenza internazionale sulle cellule staminali, "oltre a questioni meramente etiche, bisogna affrontare questioni di natura sociale, economica e politica per garantire che i progressi della scienza medica vadano di pari passo con una offerta giusta ed equa dei servizi sanitari".