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La sfida della nuova evangelizzazione

Due poeti
per il Sinodo

di Robert P. Imbelli

Il 7 ottobre verrà inaugurata a Roma la tredicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Sarà dedicata a un tema fondamentale: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
La sfida che il sinodo dovrà affrontare è trattata in modo dettagliato nell'Instrumentum laboris, preparato come base per il dibattito e le decisioni di quanti vi prenderanno parte. Ecco una presentazione particolarmente acuta di questa sfida: "Oggi noi avvertiamo il bisogno di un principio che ci dia speranza, che ci permetta di guardare al domani con gli occhi della fede, senza le lacrime della disperazione. Come Chiesa abbiamo questo principio, questa fonte di speranza: Gesù Cristo, morto e risorto, presente in mezzo a noi col suo Spirito, che ci dà l'esperienza di Dio. Tuttavia, abbiamo spesso l'impressione di non riuscire a dare concretezza a questa speranza, di non riuscire a "farla nostra", di non riuscire a renderla parola viva per noi e per i nostri contemporanei, di non assumerla come fondamento delle nostre azioni pastorali e della nostra vita ecclesiale" (n. 166).
La sfida di dare concretezza alla nostra speranza, di farla nostra in maniera più profonda, di trovare parole evocative che la rendano viva per noi stessi e per gli altri, è al centro della missione della Chiesa. È una sfida che non si presenta solo ai vescovi, ai predicatori o ai missionari, bensì a tutto il popolo di Dio. Certamente il bisogno di una conversione personale costante è di fondamentale importanza: un volgersi ogni giorno di nuovo verso il Signore per essere nutriti dalla sua parola e dal suo sacramento. Questa conversione è il requisito indispensabile per fare nostra la fede. Dobbiamo continuare a crescere nel nostro apprezzamento e nella nostra comprensione delle opere meravigliose del Signore, dell'altezza e dell'ampiezza, della lunghezza e della profondità dell'amore di Cristo.
L'Instrumentum laboris, però, indica una sfida ulteriore quando suggerisce la necessità di creare un linguaggio nuovo per comunicare il Vangelo al mondo di oggi. Questo difficile compito è intrinseco al concetto di "nuova" evangelizzazione: non un nuovo contenuto, ma un modo nuovo per esprimere la buona notizia di Cristo in un contesto sociale e culturale nuovo.
Pertanto, l'Instrumentum laboris (n. 8) ribadisce: "La Chiesa sente come un suo dovere riuscire ad immaginare nuovi strumenti e nuove parole per rendere udibile e comprensibile anche nei nuovi deserti del mondo la parola della fede che ci ha rigenerato alla vita, quella vera, in Dio". E riprende l'osservazione di Paolo VI nella Evangelii nuntiandi (n. 12) secondo la quale l'attività evangelizzatrice della Chiesa "deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo".
Il filosofo cattolico canadese Charles Taylor ha scritto un'opera monumentale, A Secular Age (2007, traduzione italiana 2009), che può servire da preziosa risorsa per il lavoro del sinodo. In essa, l'autore esamina la comparsa del secolarismo in occidente, fino al punto in cui né la fede né l'ateismo possono essere dati per certi, ma devono essere scelti personalmente. La fede e l'ateismo costituiscono due opzioni per quanti vivono nelle società postindustriali del XXI secolo. Non sono più semplicemente "dati".
Taylor non solo descrive nel dettaglio le fasi che hanno condotto all'attuale età secolare: dalla Riforma protestante, passando per la rivoluzione industriale, fino all'emergere dello Stato laico, ma, come filosofo e credente, valuta anche sia i vantaggi sia le perdite della rivoluzione secolare. Apprezza il rispetto per la dignità umana e per la libertà religiosa, messo in primo piano (spesso come frutto non riconosciuto dell'eredità religiosa). Deplora però anche l'individualismo e la perdita del senso di trascendenza che spesso l'accompagnano.
Una parte importante del discernimento sinodale sarà di verificare se questo contesto di secolarismo è peculiare dell'Europa e dell'America del nord o se è penetrato anche in Asia, Africa e America latina. Nell'ultimo capitolo del suo libro, opportunamente intitolato Conversioni, Taylor propone alcuni suggerimenti in merito alla sfida che la Chiesa deve affrontare in un'età secolare, suggerimenti che corrispondono ai passi dell'Instrumentum laboris che ho citato sopra. Egli riconosce la necessità di un linguaggio fresco, più creativo, capace di comunicare il Vangelo. Un linguaggio che sia più affettivo e poetico rispetto alla prosa prevalente di una tecnologia unidimensionale. Un linguaggio che attinga alla dimensione estetica dell'esperienza, attraverso la musica, l'arte o la letteratura.
Taylor cita, come esempi della capacità di creare un linguaggio più integrale ed evocativo, due grandi poeti cattolici: il sacerdote inglese Gerard Manley Hopkins e il laico francese Charles Péguy. Hopkins ha ravvivato il senso sacramentale di un mondo "a cui è affidata la grandezza di Dio". Péguy ha trasmesso in modo poetico un senso vivo della comunione di tutti i santi, unendo la terra e il cielo.
Questi esempi possono offrire ispirazione per la sfida del sinodo di riappropriarsi del Vangelo e di stimolare il rinnovamento di un'immaginazione incentrata su Cristo, capace di guidare e sostenere i cristiani nel lavoro multiforme della nuova evangelizzazione.